Pens: Ferone scrive a Tondo su aumento età pensione donne
(ACON) Trieste, 08 giu - COM/AB - Il consigliere regionale del
Partito Pensionati Luigi Ferone ha inviato la seguente lettera al
presidente della Regione Renzo Tondo, relativa all'innalzamento
dell'età pensionabile delle donne del pubblico impiego,
invitandolo a far sentire la propria voce a sostegno delle buone
ragioni dell'Italia, da contrapporre alle imposizioni della
Commissione Ue Giustizia e Diritti civili che pretende l'adozione
di questa misura già a partire dal 2012.
"La pesante interferenza dell'UE sui problemi pensionistici
italiani rischia di creare una situazione gravissima a danno
delle donne del pubblico impiego. Infatti, se l'imposizione della
Commissione Ue Giustizia e Diritti civili tesa a elevare dal 2012
a 65 anni l'età pensionabile delle donne del pubblico impiego
sarà recepita dal Governo italiano, si avrà uno stop al
pensionamento per le lavoratrici donne di questo settore per 7
anni e questo è semplicemente assurdo.
"Nel 2009 sono andate in pensione, per l'ultima volta, le donne
che hanno compiuto 60 anni. Attualmente non vi sono donne del
pubblico impiego al lavoro che compiono i 61 anni per il semplice
fatto che chi l'anno scorso ne aveva 60 è già andato in pensione.
Il primo gennaio 2011 entra in vigore la manovra governativa che
prevede, per coloro che raggiungono i 61 anni nel 2011, il
pensionamento nel 2012.
Nel 2012, se passa l'imposizione Ue, scatterebbe il requisito dei
65 anni, quindi non ci sarà nessuna donna che potrà andare in
pensione di vecchiaia sino al 2016 e quindi il pensionamento per
le donne del pubblico impiego, sempre se l'Italia asseconderà le
richieste Ue, riprenderà il primo gennaio 2017. Altro che parità
e tutela delle donne: si è trasformato la possibilità di andare
volontariamente in pensione a 65 anni con l'obbligo di permanere
altri anni al lavoro.
"Come rappresentante del Partito Pensionati sono stato, da
subito, contrario a ogni innalzamento dell'età pensionabile per
le donne del pubblico impiego, anche perché consapevole della
forte possibilità che tale provvedimento sia esteso alle donne
che lavorano nel settore privato e nella considerazione che, nel
nostro Paese, le donne svolgono un'azione di supplenza alla
scarsa attenzione delle istituzioni verso i problemi della
famiglia che, per storia, consuetudine e tradizione, ricadono su
di loro.
"Forse l'Europa avrebbe fatto bene a intervenire per invitare il
Governo a un maggiore impegno per assicurare asili nido, maggiore
aiuto e assistenza a chi ha disabili in casa, anziani, malati.
Parlare di diritti delle donne elevando l'età pensionabile, quale
rappresentante del Partito Pensionati, credo sia semplicemente
sconcertante.
"C'è da chiedersi dov'è la nostra sovranità nazionale. L'Europa
deve essere sempre presente e non solo per bacchettare e
interferire inopportunamente nelle scelte dei Paesi membri.
Questa non è l'Europa dei popoli, è l'Europa dei burocrati e non
ci piace.
"Credo sia il caso che anche la Regione Friuli Venezia Giulia
faccia sentire la propria voce a sostegno delle ragioni del
nostro Paese, dal momento che il Governo italiano aveva scelto la
strada della gradualità nella previsione di portare l'effettivo
innalzamento dell'età pensionabile, per le donne del pubblico
impiego, a 65 anni, nel 2018, anche se la recente manovra
economica varata dal Governo anticipava, addirittura, al 2016 la
gradualità dell'innalzamento in questione".