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PD:Menis, emergenza carceri non si risolve con nuove strutture

28.06.2010
11:53
(ACON) Trieste, 28 giu - COM/MPB - Il consigliere regionale del Partito Democratico Paolo Menis, in una nota, evodenzia che pochi giorni fa è stato approvato il nuovo piano carceri che prevede la costruzione di 11 nuove strutture, inclusa quella di Pordenone, la cui ultimazione è prevista tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012. Una soluzione al sovraffollamento, nelle parole del super commissario nazionale delegato alla gestione dell'emergenze, Franco Ionta che però non convince però il consigliere che esprime le sue perplessità.

Menis ricorda di essere da tempo in prima linea su questo argomento e di conoscerlo particolarmente bene avendo da poco concluso, insieme alla collega di partito ed europarlamentare Debora Serracchiani, un lungo percorso di approfondimento visitando negli ultimi mesi tutte e cinque le strutture detentive regionali.

"Un'occasione unica, afferma il consigliere, per rendersi conto che in realtà il problema del sovraffollamento carcerario, come viene impropriamente chiamato, è molto più complesso. A mancare sono le strutture certo, ma non solo, il problema vero è come mai abbiamo così tanti detenuti e cosa possiamo fare per risolvere la situazione in maniera permanente evitando semplicemente di rinviarla nel tempo.

"A oggi in Italia, spiega Menis, esistono 206 carceri con circa 44 mila posti letto regolamentari ma vi risultano reclusi oltre 68 mila detenuti di cui il 40% in attesa di giudizio. Il problema però non è solo chi in carcere c'è già, ma anche quello che accadrà nel prossimo futuro. Con i tassi di incremento della popolazione carceraria attuali il "piano carceri" sarebbe inutile ancora prima di essere terminato. Saremmo punto e a capo, solo con qualche metro cubo di cemento in più. Serve un'analisi seria del problema, partendo dai dati. Il primo e più importante: quasi la metà dei reclusi non ha una condanna definitiva e molti sono in attesa addirittura del primo giudizio.

"In Friuli Venezia Giulia, alla data del 30 aprile 2010 (fonte Ministero della Giustizia) risultano detenute 900 persone, di cui 875 maschi e 25 femmine, oltre il 60% sono stranieri e uno su quattro è in attesa di primo giudizio.

"Evidentemente c'è qualcosa che non funziona nel sistema complessivo di gestione delle pena. Secondo le associazioni che lavorano nel settore, prosegue Menis, sono almeno 8.000 l'anno le istanze di misure alternative da parte di detenuti per reati non gravi che vengono rigettate dai Tribunali di Sorveglianza per l'impossibilità di effettuare controlli puntuali in mancanza di personale idoneo. Se venissero accolte risolverebbero non solo una parte del problema del sovraffollamento ma soprattutto permetterebbero di recuperare moltissime risorse con cui potremmo realizzare un "piano carceri" realmente efficace ed a costo zero.

"Basterebbe - suggerisce Menis - assumere 700-1.000 unità del Corpo di Polizia Penitenziaria per attivare un circolo virtuoso che punti sui progetti di recupero, un obiettivo possibile e proficuo sia sul piano sociale che su quello economico. Un detenuto in affidamento sociale - dicono i dati - costa un decimo di un detenuto in carcere, meno di 20 euro al giorno.

"Con i 500 milioni di euro del piano carceri si potrebbero 10 mila progetti tutorati, che - conclude il consigliere - sono una condizione di sicurezza dal momento che il tasso di recidiva di chi sconta la pena con una misura alternativa è del 30% contro il 68% di chi sconta l'intera pena in carcere".