Citt: salvare dal degrado un palazzo di D'Aronco a Istanbul
(ACON) Trieste, 14 lug - COM/AB - La presenza del ministro
degli Esteri Franco Frattini domani (15 luglio) in Friuli per due
appuntamenti, a Udine e a Vito d'Asio, potrebbe essere
l'occasione per chiedere un suo interessamento per il recupero
della residenza estiva dell'ambasciata italiana a Istanbul,
realizzata nel 1905 dall'architetto D'Aronco
Si tratta di uno degli edifici più pregevoli e interessanti
progettati dall'architetto Raimondo D'Aronco (Gemona del Friuli
1857 - Sanremo 1932), eretto nel 1905 nella baia di Tarabya,
sulle rive del Bosforo a nord della città e costituisce uno
straordinario esempio di Art Nouveau Internazionale, simbolo del
dialogo e dell'incontro tra le tradizioni italiana e
turco-ottomana. Il suo stato di abbandono, però, è tale da
paventarne una definitiva perdita.
"Il degrado dell'edificio, tuttora di proprietà dello Stato
italiano, è davvero allarmante - evidenzia il consigliere
regionale dei Cittadini-Libertà Civica Piero Colussi, primo
firmatario di un ordine del giorno approvato in Aula durante
l'assestamento di bilancio e condiviso dai colleghi Camber,
Piccin, Razzini, Menis, Brandolin, Sasco, Gabrovec e Asquini.
"Oltre alla mancata manutenzione per i danni da salsedine, il
palazzo ha subito ulteriori gravi offese: le grondaie spezzate
fanno tracimare l'acqua all'interno e un albero che si è
abbattuto sul tetto fa sì che la pioggia stia deteriorando solai
e tramezzi. Resta inoltre ben poco dei pregiati soffitti del
piano nobile, e anche il giardino a terrazze è soggetto a
smottamenti.
"Negli ultimi anni - ricorda Colussi - sono stati numerosi gli
appelli lanciati da Italia Nostra e da diversi esponenti
universitari per salvare l'immobile e anche il Comitato per la
salvaguardia delle opere dell'architetto Raimondo D'Aronco di
Udine ha raccolto numerose adesioni all'appello per la
salvaguardia della residenza estiva dell'ambasciata italiana a
Istanbul.
"Recentemente, durante la visita istituzionale a Istanbul di una
delegazione della VI Commissione consiliare, ci siamo confrontati
con il console generale d'Italia Gianluca Alberini che,
ricordando il grave stato di abbandono in cui versa l'edificio,
ha indicato in una diversa destinazione d'uso la soluzione al
problema. Inoltre, Germania, Austria, Russia, Spagna e Francia
hanno già restaurato le loro residenze sul Bosforo.
"Ecco il perché dell'ordine del giorno - conclude Colussi - che
impegna la Giunta regionale a sollecitare il ministero dei Beni
culturali e ambientali affinché venga rapidamente avviato uno
studio di fattibilità sul palazzo dal quale ricavare elementi
utili a definire il possibile assetto proprietario, le possibili
destinazioni d'uso e le conseguenti azioni di recupero e
conservazione dello stesso e a sottoporre gli esiti di tale
studio al Governo italiano per comprenderne le intenzioni sul suo
recupero".