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Citt: salvare dal degrado un palazzo di D'Aronco a Istanbul

14.07.2010
16:45
(ACON) Trieste, 14 lug - COM/AB - La presenza del ministro degli Esteri Franco Frattini domani (15 luglio) in Friuli per due appuntamenti, a Udine e a Vito d'Asio, potrebbe essere l'occasione per chiedere un suo interessamento per il recupero della residenza estiva dell'ambasciata italiana a Istanbul, realizzata nel 1905 dall'architetto D'Aronco

Si tratta di uno degli edifici più pregevoli e interessanti progettati dall'architetto Raimondo D'Aronco (Gemona del Friuli 1857 - Sanremo 1932), eretto nel 1905 nella baia di Tarabya, sulle rive del Bosforo a nord della città e costituisce uno straordinario esempio di Art Nouveau Internazionale, simbolo del dialogo e dell'incontro tra le tradizioni italiana e turco-ottomana. Il suo stato di abbandono, però, è tale da paventarne una definitiva perdita.

"Il degrado dell'edificio, tuttora di proprietà dello Stato italiano, è davvero allarmante - evidenzia il consigliere regionale dei Cittadini-Libertà Civica Piero Colussi, primo firmatario di un ordine del giorno approvato in Aula durante l'assestamento di bilancio e condiviso dai colleghi Camber, Piccin, Razzini, Menis, Brandolin, Sasco, Gabrovec e Asquini.

"Oltre alla mancata manutenzione per i danni da salsedine, il palazzo ha subito ulteriori gravi offese: le grondaie spezzate fanno tracimare l'acqua all'interno e un albero che si è abbattuto sul tetto fa sì che la pioggia stia deteriorando solai e tramezzi. Resta inoltre ben poco dei pregiati soffitti del piano nobile, e anche il giardino a terrazze è soggetto a smottamenti.

"Negli ultimi anni - ricorda Colussi - sono stati numerosi gli appelli lanciati da Italia Nostra e da diversi esponenti universitari per salvare l'immobile e anche il Comitato per la salvaguardia delle opere dell'architetto Raimondo D'Aronco di Udine ha raccolto numerose adesioni all'appello per la salvaguardia della residenza estiva dell'ambasciata italiana a Istanbul.

"Recentemente, durante la visita istituzionale a Istanbul di una delegazione della VI Commissione consiliare, ci siamo confrontati con il console generale d'Italia Gianluca Alberini che, ricordando il grave stato di abbandono in cui versa l'edificio, ha indicato in una diversa destinazione d'uso la soluzione al problema. Inoltre, Germania, Austria, Russia, Spagna e Francia hanno già restaurato le loro residenze sul Bosforo.

"Ecco il perché dell'ordine del giorno - conclude Colussi - che impegna la Giunta regionale a sollecitare il ministero dei Beni culturali e ambientali affinché venga rapidamente avviato uno studio di fattibilità sul palazzo dal quale ricavare elementi utili a definire il possibile assetto proprietario, le possibili destinazioni d'uso e le conseguenti azioni di recupero e conservazione dello stesso e a sottoporre gli esiti di tale studio al Governo italiano per comprenderne le intenzioni sul suo recupero".