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III Commissione: visita al Burlo Garofolo di Trieste

10.09.2010
14:37
(ACON) Trieste, 10 set - DT - Non temono di essere "fagocitati" da Cattinara, "siamo diversi, e vogliamo presentarci più forti e più preparati al momento del nostro trasferimento". Non evidenziano particolari criticità sul personale, "anche se è necessaria una redistribuzione degli incarichi per dare risalto a ciascuna delle professionalità", né sul fronte finanziario, "il bilancio è sano". Vogliono ritagliarsi un ruolo di nicchia e di eccellenza sul fronte della ricerca, "soprattutto sul fronte delle staminali". E chiedono alla politica, da subito, una cosa: che venga rivisto il Piano materno-infantile, fermo da trent'anni, "con la nostra presenza e con gli stessi investimenti per la nostra struttura. Questo ente ha bisogno della politica per crescere". Che poi è l'ospedale infantile Burlo Garofolo di Trieste, istituto di ricovero e cura a carattere scientifico a valenza regionale (e nazionale), unico - assieme al CRO di Aviano - in Friuli Venezia Giulia a potersi fregiare di questo riconoscimento del ministero della Salute.

E a discutere dell'oggi e del domani del nosocomio di via dell'Istria è stato invitato, in un colloquio con i suoi vertici, l'Ufficio di presidenza della III Commissione allargato ai consiglieri regionali interessati. Pertanto, erano presenti all'incontro, soprattutto per ascoltare, Sergio Lupieri, Annamaria Menosso e Franco Codega per il PD, Piero Camber e Franco Dal Mas del Pdl, Piero Colussi dei Cittadini, Stefano Pustetto e Igor Kocijancic della SA. Con loro, il direttore generale Mauro Melato, quello sanitario Dino Faraguna e scientifico Giorgio Zauli, oltre a Costanza Santin, direttrice amministrativa.

Più di 23 mila visite e 400 ricoveri, 800 dipendenti, 150 medici, sono in numeri del Burlo. Con una grande capacità d'attrazione: il 50% dei bimbi ricoverati proviene da fuori regione, dell'altra metà il 25% arriva da Trieste e il 75% dal resto del Friuli Venezia Giulia. "Ogni giorno, nel nostro territorio, vengono ricoverati 40 bimbi: venti vengono qui, per questo è improcrastinabile un riordino del Piano materno-infantile, anche per una questione di sicurezza, ha affermato Faraguna. E comunque, il 50% del finanziamento regionale deve arrivare a noi. Poi, non possiamo più essere concentrati sulle cure primarie, queste sono funzioni da trasferire alle Aziende ospedaliere, non competono nemmeno a un istituto di ricerca. Vogliamo divenire invece il punto di riferimento per la medicina neonatale, così come vogliamo continuare a eccellere nelle attività specialistiche pediatriche potenziando la ricerca sulle malattie rare".

Capitolo scientifico. "Fino all'anno scorso ricevevamo dal ministro 4 milioni di euro per la ricerca, oggi siamo a due, al limite, ha ricordato Zauli. I fondi che non ci sono più dovremo guadagnarceli in modo competitivo con gli altri IRCCS, così ha deciso Roma. Bisognerà attrezzarsi, è una cosa nuova per noi. Le tematiche su cui punta la ricerca il ministero sono sui grandi killer, le malattie cardiovascolari, quelle oncologiche e neurodegenerative. Noi, vista anche la presenza di Aviano, punteremo sui tumori. Oltre alla clinica pediatrica, abbiamo una produzione scientifica di grande livello sulle genetica medica, ed è lo studio delle staminali, specie quelle a scopo immunodepressivo, su cui possiamo ricavarci una nicchia a livello nazionale: nessun istituto, infatti, ha in progetto studi sul dosaggio. E auspico che Trieste, con il Burlo a Cattinara, si doti di camere bianche (dove si manipolano le cellule staminali). Le hanno al CRO, costano 1 milione di euro e il 10% in manutenzione, per ora valutiamo possibili collaborazioni con loro".

Nel frattempo, in attesa della nuova sede, martedì verrà deliberato il bando di gara per il progetto di messa in sicurezza del vecchio complesso triestino. Costo complessivo, 2 milioni e 100 mila euro, "e dovremo avere il sostegno della Regione", ha precisato Melato.

Infine, su sollecitazione di Lupieri, la domanda finale sulle lettere di richiamo alla Regione partite, tra gennaio e febbraio, dal ministero della Salute sul pericolo di perdere la qualifica di IRCCS visto il ridimensionamento delle funzioni assistenziali. "Da Roma non abbiamo ricevuto nessuna notizia che non siamo a norma".

(immagini tv)