PD: Brussa, sull'Ospizio Marino Tondo sia coerente
(ACON) Trieste, 27 set - COM/MPB - "Fa piacere che il
presidente Tondo, oggi che lo scandalo finanziario relativo
all'Ospizio Marino di Grado è apparso in tutta la sua gravità
grazie all'inchiesta giornalistica, intervenga nel rassicurare i
lavoratori e l'istituzione stessa che, come afferma, va ripresa e
rilanciata tenendo conto anche di tutto quello che ha fatto negli
anni".
A dirlo, in una nota, è in consigliere del PD Franco Brussa che
però si rammarica "che questa volontà e questa consapevolezza non
sia stata dal presidente e dalla sua Giunta concretizzata qualche
mese fa, quando chiedevo con apposite interrogazioni a riposta
immediata chiedevo precisi impegni da parte della Regione in
relazione alla vicenda".
"Tra questi - prosegue Brussa - quello di un intervento delle
aziende sanitarie regionali, attraverso l'attivazione di
ulteriori servizi riabilitativi a favore degli invalidi civili e
per interventi di RSA e di percorsi di fine vita, per scongiurare
il costo degli esuberi del personale che si andavano profilando.
"O quando, all'indomani del provvedimento disposto dalla Procura
della Repubblica di Gorizia di sequestro e chiusura dell'Ospizio
Marino (Istituto Barellai), chiedevo alla Regione, l'attivazione
di un piano straordinario di interventi che coinvolgessero, oltre
che la stessa Regione (attraverso l'Azienda sanitaria n.2
"Isontina"), il Comune di Grado e la Provincia di Gorizia, per
una gestione della struttura che ne garantisse, da un lato, il
funzionamento e, dall'altro, il mantenimento della missione
sociale.
"Le risposte furono burocratiche e non concrete.Ma l'errore
fondamentale posto in essere da questa Giunta regionale sulla
vicenda (ferme restando, naturalmente, le responsabilità penali
di chi ha portato l'Ospizio a questa situazione) è - per il
consigliere del PD - aver consentito che il commissario
straordinario, a suo tempo nominato dalla Regione, disponesse,
senza alcun confronto istituzionale, l'estinzione della
Fondazione Ospizio Marino, atto, questo, che ha portato poi il
Tribunale di Gorizia alla liquidazione della Fondazione stessa e
alla nomina contestuale dei tre commissari.
"In quel momento le strade da percorrere potevano essere altre,
prima fra tutte, quella, ad esempio, prevista dall'articolo 28
del Codice Civile che dispone: 'anziché dichiarare estinta la
fondazione, l'autorità può provvedere alla sua trasformazione,
allontanandosi il mano possibile dalla volontà del fondatore'".
"Di questa strada avevo inutilmente più volte parlato con
l'assessore competente e, come già ricordato, presentato anche
un'apposita interrogazione a risposta immediata.
"Oggi, se fosse stata scelta questa strada, a dissequestro del
Barellai avvenuto, avremmo chi avrebbe potuto rimettere in
funzione l'attività dell'Istituto. Ma così non è stato" , è la
conclusione di Brussa che invita il presidente Tondo a non
limitarsi alle affermazioni, ma ad assumere in prima persona la
gestione politica della vicenda, avviando sollecitamente tutte le
azioni e gli atti che possano permettere la ripresa dell'attività
dell' Istituto Barellai.