PD: Brussa, legge personale contestata giustamente
(ACON) Trieste, 08 ott - COM/RC - L'impugnazione del Governo
della legge regionale 16/2010 di riforma del personale è la
giusta conclusione di un provvedimento che fortemente avevamo
contestato, sottolineandone le gravi contraddizioni. È quanto
afferma il consigliere Franco Brussa, che della legge è stato
relatore di minoranza.
L'azione del Governo - così ancora l'esponente del Partito
Democratico - è anche un severo giudizio sull'azione della Giunta
Tondo e della maggioranza che la sostiene allorché sottolinea
come, nell'affrontare la questione del personale dirigente e non
dirigente, le norme approvate contrastino sia con il contenimento
della spesa per il pubblico impiego, sia con la non
quantificazione e non previsione della stessa spesa e dei mezzi
per farvi fronte.
Ciò a significare - ironizza Brussa - che gli slogan di Tondo e
dell'assessore Garlatti sulla modernità della legge e sul
contenimento della spesa del pubblico impiego sono, appunto, solo
slogan e a dirlo non è come in passato solo il PD, ma oggi lo
stesso Governo di centrodestra.
Grave è anche - prosegue Brussa - la bacchettata che il Governo
dà alla nostra amministrazione regionale, allorché ha voluto
aumentare la possibilità di stipulare contratti dirigenziali a
soggetti estranei all'amministrazione stessa: l'aver elevato
illegittimamente la percentuale al 20%, come da noi sostenuto e
oggi ribadito dal Governo, è in contrasto con i principi
costituzionali di ragionevolezza, uguaglianza, buon andamento e
imparzialità della pubblica amministrazione.
Si tratta dunque di una bocciatura su tutta la linea, che diventa
poi totale quando il Governo richiama il principio di poter
derogare in questi incarichi solo in presenza di "peculiari e
straordinarie esigenze di interesse pubblico" idonee a
giustificarli.
Ecco, dunque - conclude il consigliere - come le bugie abbiano le
gambe corte. Mi auguro ora che Garlatti, a nome della Giunta che
rappresenta e della maggioranza che la sostiene, sappia aprire un
sereno confronto in Consiglio regionale per individuare un
percorso condiviso su una riforma vera dell'apparato regionale,
riconoscendo gli errori fatti e, soprattutto, valorizzando il
personale interno, oggi umiliato da un contratto ancora da venire
e da troppi consulenti e dirigenti esterni, spesso non
all'altezza dal compito loro affidato.