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PD: Brussa, legge personale contestata giustamente

08.10.2010
09:42
(ACON) Trieste, 08 ott - COM/RC - L'impugnazione del Governo della legge regionale 16/2010 di riforma del personale è la giusta conclusione di un provvedimento che fortemente avevamo contestato, sottolineandone le gravi contraddizioni. È quanto afferma il consigliere Franco Brussa, che della legge è stato relatore di minoranza.

L'azione del Governo - così ancora l'esponente del Partito Democratico - è anche un severo giudizio sull'azione della Giunta Tondo e della maggioranza che la sostiene allorché sottolinea come, nell'affrontare la questione del personale dirigente e non dirigente, le norme approvate contrastino sia con il contenimento della spesa per il pubblico impiego, sia con la non quantificazione e non previsione della stessa spesa e dei mezzi per farvi fronte.

Ciò a significare - ironizza Brussa - che gli slogan di Tondo e dell'assessore Garlatti sulla modernità della legge e sul contenimento della spesa del pubblico impiego sono, appunto, solo slogan e a dirlo non è come in passato solo il PD, ma oggi lo stesso Governo di centrodestra.

Grave è anche - prosegue Brussa - la bacchettata che il Governo dà alla nostra amministrazione regionale, allorché ha voluto aumentare la possibilità di stipulare contratti dirigenziali a soggetti estranei all'amministrazione stessa: l'aver elevato illegittimamente la percentuale al 20%, come da noi sostenuto e oggi ribadito dal Governo, è in contrasto con i principi costituzionali di ragionevolezza, uguaglianza, buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione.

Si tratta dunque di una bocciatura su tutta la linea, che diventa poi totale quando il Governo richiama il principio di poter derogare in questi incarichi solo in presenza di "peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico" idonee a giustificarli.

Ecco, dunque - conclude il consigliere - come le bugie abbiano le gambe corte. Mi auguro ora che Garlatti, a nome della Giunta che rappresenta e della maggioranza che la sostiene, sappia aprire un sereno confronto in Consiglio regionale per individuare un percorso condiviso su una riforma vera dell'apparato regionale, riconoscendo gli errori fatti e, soprattutto, valorizzando il personale interno, oggi umiliato da un contratto ancora da venire e da troppi consulenti e dirigenti esterni, spesso non all'altezza dal compito loro affidato.