PD: Menis, mantenere sui voucher vigilanza costante
(ACON) Trieste, 14 ott - COM/AB - Gli esiti dei recenti
controlli sul mercato del lavoro confermano le nostre
preoccupazioni sull'utilizzo dei voucher, uno strumento di per sé
valido nel reprimere il mercato del sommerso, ma sulla cui
applicazione è necessario mantenere una vigilanza costante.
Così il consigliere regionale del PD Paolo Menis che per primo,
un mese fa, aveva sollecitato il monitoraggio sull'exploit fatto
registrare dal lavoro accessorio nella nostra regione.
La vendita dei buoni (l'altro nome dei voucher) continua ad
aumentare - prosegue Menis - tanto che negli ultimi 15 mesi in
Friuli Venezia Giulia ne sono stati venduti 744.430, con una
crescita particolarmente significativa negli ultimi cinque mesi,
che si collocano tutti al di sopra dei 50mila tagliandi venduti.
In settembre hanno conquistato quota 83.356 unità, pari al 9,9
per cento di quelli complessivi a livello nazionale. Un nuovo
record che segna un raddoppio rispetto allo stesso mese del 2009.
Il punto è sempre quello: bisogno tenere separato lo strumento,
di per sé positivo, dalla sua applicazione. È stato fatto molto
per spiegare a cittadini e imprese come funziona un voucher,
molto meno per chiarire i limiti della sua applicazione. Ad
esempio il valore nominale del voucher è pari attualmente a 10
euro (7,50 di retribuzione ed 2,50 di contribuzione) ma esso
non rappresenta il costo orario, ma il costo di prestazione. Per
cui formalmente (furbescamente) con 10 euro potrebbe anche essere
coperta una prestazione di un numero indefinito di ore di lavoro
e qui sta il problema. La legge non specifica la mole di lavoro
cui si riferisce il voucher - per questo è indispensabile
stabilirla prima con il committente - altrimenti esso diventa lo
strumento per destrutturare le tutele del lavoro ordinario.
Fra poche settimane - conclude Menis - sarà avviato un progetto a
livello europeo per studiare come gli Stati membri hanno risposto
alle questioni economiche e sociali sollevate dall'aumento della
precarizzazione nei rapporti di lavoro, perseguendo al tempo
stesso la flessibilizzazione dei mercati del lavoro. L'idea è
cercare di sviluppare una piattaforma di diritti sociali di base
per tutti i lavoratori, a prescindere dal loro contratto di
lavoro e questo potrebbe essere un ottimo punto di partenza per
valutare la situazione del settore dopo l'impatto della crisi.