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PD: Menis, mantenere sui voucher vigilanza costante

14.10.2010
14:52
(ACON) Trieste, 14 ott - COM/AB - Gli esiti dei recenti controlli sul mercato del lavoro confermano le nostre preoccupazioni sull'utilizzo dei voucher, uno strumento di per sé valido nel reprimere il mercato del sommerso, ma sulla cui applicazione è necessario mantenere una vigilanza costante.

Così il consigliere regionale del PD Paolo Menis che per primo, un mese fa, aveva sollecitato il monitoraggio sull'exploit fatto registrare dal lavoro accessorio nella nostra regione.

La vendita dei buoni (l'altro nome dei voucher) continua ad aumentare - prosegue Menis - tanto che negli ultimi 15 mesi in Friuli Venezia Giulia ne sono stati venduti 744.430, con una crescita particolarmente significativa negli ultimi cinque mesi, che si collocano tutti al di sopra dei 50mila tagliandi venduti. In settembre hanno conquistato quota 83.356 unità, pari al 9,9 per cento di quelli complessivi a livello nazionale. Un nuovo record che segna un raddoppio rispetto allo stesso mese del 2009. Il punto è sempre quello: bisogno tenere separato lo strumento, di per sé positivo, dalla sua applicazione. È stato fatto molto per spiegare a cittadini e imprese come funziona un voucher, molto meno per chiarire i limiti della sua applicazione. Ad esempio il valore nominale del voucher è pari attualmente a 10 euro (€7,50 di retribuzione ed €2,50 di contribuzione) ma esso non rappresenta il costo orario, ma il costo di prestazione. Per cui formalmente (furbescamente) con 10 euro potrebbe anche essere coperta una prestazione di un numero indefinito di ore di lavoro e qui sta il problema. La legge non specifica la mole di lavoro cui si riferisce il voucher - per questo è indispensabile stabilirla prima con il committente - altrimenti esso diventa lo strumento per destrutturare le tutele del lavoro ordinario. Fra poche settimane - conclude Menis - sarà avviato un progetto a livello europeo per studiare come gli Stati membri hanno risposto alle questioni economiche e sociali sollevate dall'aumento della precarizzazione nei rapporti di lavoro, perseguendo al tempo stesso la flessibilizzazione dei mercati del lavoro. L'idea è cercare di sviluppare una piattaforma di diritti sociali di base per tutti i lavoratori, a prescindere dal loro contratto di lavoro e questo potrebbe essere un ottimo punto di partenza per valutare la situazione del settore dopo l'impatto della crisi.