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PD: Menis, federalismo demaniale e rischio privatizzazione

15.10.2010
14:38
(ACON) TRIESTE, 15 Ott - COM/RC - "Inutile sbandierare sui giornali i vantaggi del federalismo demaniale quando riguardano solo alcuni dei trasferimenti operati dalla riforma, mentre per tutti gli altri, che sono la maggioranza, prevalgono i rischi legati alla privatizzazione. Servono, dunque, delle regole e degli aiuti per guidare l'operato degli enti locali e creare le condizioni affinchè per essi la vendita non diventi la strada obbligata".

A chiedere un tavolo di confronto sul tema è il Partito Democratico con Paolo Menis, che così commenta le parole dell'assessore Savino quando, riferendosi agli ultimi trasferimenti finanziari, aveva parlato di benefici per l'intera comunità regionale.

Se un vantaggio effettivo ci sarà - spiega Menis - potremo valutarlo solo dopo che gli enti locali destinatari dei singoli beni avranno predisposto dei piani operativi per dare concretezza a quell'obbligo di valorizzazione funzionale che il decreto attuativo del federalismo attribuisce loro senza, peraltro, chiarirne il significato.

È chiaro che per i beni di maggior rilievo, ubicati nei Comuni più grandi, esistono già dei precisi progetti e magari anche le risorse per realizzarli - prosegue il consigliere - ma il vero problema sono i tanti cespiti (in regione sono ben 784 per un valore di quasi 100 milioni di euro) che finiranno agli enti locali minori. Un patrimonio ingente, con una redditività stimata prossima allo zero di cui, però, dovranno accollarsi la manutenzione. Il rischio concreto è che la maggior parte di essi, schiacciati dalle difficoltà finanziarie, optino per la vendita, soprattutto in assenza di regole che impongano di agire diversamente.

Non è da escludere che si possa arrivare comunque a questo risultato - continua Menis - l'importante è che siano state almeno valutate le alternative e per questo dovrebbe intervenire la Regione con uno specifico sostegno. Penso a delle regole condivise e a un fondo con cui si potrebbe sostenere l'attività di promozione e realizzazione, per esempio, di concorsi di idee per la valorizzazione o trasformazione dei beni oggetto di trasferimento. In questo modo, le realtà locali potrebbero intervenire direttamente suggerendo ipotesi di gestione legate al territorio, di certo preferibili a una svendita che potrebbe nascondere il rischio di una speculazione edilizia.

Non si tratta di catastrofismo, ma è realistico pensare che, stante l'attuale situazione di grave difficoltà in cui versano - conclude il democratico - molti Comuni abbiano un concreto bisogno di fare cassa. Ecco perché non li si può abbandonare a una scelta che rischia di essere inevitabile. I tempi, però, sono molto stretti e bisogna attivarsi subito perché il decreto nazionale fissa il termine del 21 maggio 2011 per il completamento dell'intero processo.