PD: Menis, federalismo demaniale e rischio privatizzazione
(ACON) TRIESTE, 15 Ott - COM/RC - "Inutile sbandierare sui
giornali i vantaggi del federalismo demaniale quando riguardano
solo alcuni dei trasferimenti operati dalla riforma, mentre per
tutti gli altri, che sono la maggioranza, prevalgono i rischi
legati alla privatizzazione. Servono, dunque, delle regole e
degli aiuti per guidare l'operato degli enti locali e creare le
condizioni affinchè per essi la vendita non diventi la strada
obbligata".
A chiedere un tavolo di confronto sul tema è il Partito
Democratico con Paolo Menis, che così commenta le parole
dell'assessore Savino quando, riferendosi agli ultimi
trasferimenti finanziari, aveva parlato di benefici per l'intera
comunità regionale.
Se un vantaggio effettivo ci sarà - spiega Menis - potremo
valutarlo solo dopo che gli enti locali destinatari dei singoli
beni avranno predisposto dei piani operativi per dare concretezza
a quell'obbligo di valorizzazione funzionale che il decreto
attuativo del federalismo attribuisce loro senza, peraltro,
chiarirne il significato.
È chiaro che per i beni di maggior rilievo, ubicati nei Comuni
più grandi, esistono già dei precisi progetti e magari anche le
risorse per realizzarli - prosegue il consigliere - ma il vero
problema sono i tanti cespiti (in regione sono ben 784 per un
valore di quasi 100 milioni di euro) che finiranno agli enti
locali minori. Un patrimonio ingente, con una redditività stimata
prossima allo zero di cui, però, dovranno accollarsi la
manutenzione. Il rischio concreto è che la maggior parte di essi,
schiacciati dalle difficoltà finanziarie, optino per la vendita,
soprattutto in assenza di regole che impongano di agire
diversamente.
Non è da escludere che si possa arrivare comunque a questo
risultato - continua Menis - l'importante è che siano state
almeno valutate le alternative e per questo dovrebbe intervenire
la Regione con uno specifico sostegno. Penso a delle regole
condivise e a un fondo con cui si potrebbe sostenere l'attività
di promozione e realizzazione, per esempio, di concorsi di idee
per la valorizzazione o trasformazione dei beni oggetto di
trasferimento. In questo modo, le realtà locali potrebbero
intervenire direttamente suggerendo ipotesi di gestione legate al
territorio, di certo preferibili a una svendita che potrebbe
nascondere il rischio di una speculazione edilizia.
Non si tratta di catastrofismo, ma è realistico pensare che,
stante l'attuale situazione di grave difficoltà in cui versano -
conclude il democratico - molti Comuni abbiano un concreto
bisogno di fare cassa. Ecco perché non li si può abbandonare a
una scelta che rischia di essere inevitabile. I tempi, però, sono
molto stretti e bisogna attivarsi subito perché il decreto
nazionale fissa il termine del 21 maggio 2011 per il
completamento dell'intero processo.