PD: Pupulin, ospedali riuniti operazione di facciata
(ACON) Trieste, 20 ott - COM/AB - Si sta configurando in modo
sempre più preciso e dettagliato l'operazione dei cosiddetti
"ospedali riuniti", cosa necessaria anche perché si stringono i
tempi per la sua definizione e per l'avvio previsto dal primo
gennaio prossimo.
Viene rappresentata - sottolinea il consigliere regionale del PD
Paolo Pupulin - come una straordinaria riorganizzazione per dare
maggiore efficienza e qualificare i servizi ospedalieri dell'area
vasta pordenonese. Nella realtà, dalle informazioni in nostro
possesso filtrate dai primi incontri, si tratta di una semplice
sommatoria e sovrapposizione dell'esistente, che non scomoderà
nessun centro di potere dell'attuale struttura della rete
ospedaliera provinciale. Anzi: è stata prevista anche qualche
struttura in aggiunta.
L'unico conflitto riguarderà successivamente la gara per assumere
gli incarichi dei responsabili di dipartimento.
Chi ci perde, per certo, in tutta questa operazione, voluta e
imposta dal centro destra, saranno i servizi sul territorio,
vista la chiara scelta di depotenziare la funzione dei distretti
da centro operativo (che dovrebbe analizzare i bisogni sociali e
socio-sanitari dei territori e pianificare l'offerta, insieme
alla partecipazione attiva degli Enti locali), a un generico
ruolo di erogatore di prestazioni, decise esclusivamente su un
piano ragionieristico ed economicistico, oltretutto con risorse
ridotte.
Tutto questo porterà inevitabilmente a una diminuzione del numero
delle prestazioni e a un aumento dei tempi di attesa che,
(sorpresa!) il Governo regionale intende affrontare con un
aumentato ricorso al settore privato. E pensare che questa è
stata spacciata come una concreta possibilità di riorganizzare
l'offerta pubblica, con abolizione dei doppioni e di
riorientamento dei servizi verso le reali necessità dei cittadini
(assistenza domiciliare, ricoveri alternativi a quelli
ospedalieri, prestazioni di riabilitazione, incremento delle
prestazioni specialistiche ambulatoriali).
Nei fatti si profila invece un salto indietro di almeno
vent'anni, dove prevale inesorabilmente la logica
ospedalocentrica che mette al centro dell'assistenza i potentati
e non il cittadino in stato di bisogno.
Se l'indirizzo è questo, è necessario che le amministrazioni
locali, a partire da quella del comune capoluogo, si facciano
valere per cambiare un'impostazione che finirà per ritorcersi in
minori servizi assistenziali e sanitari a livello dei territori.
Conseguenza ulteriore sarà pure la concentrazione del personale
verso la sanità ospedaliera, tra l'altro senza che sia stato
aperto un vero confronto e una trattativa di merito sul destino
dei dipendenti, come denunciato dalle organizzazioni sindacali.
Altro che grande riforma e straordinaria operazione realizzata a
favore dei cittadini. Si tratta purtroppo di una scelta che farà
pagare costi maggiori, che favorirà la crescita delle prestazioni
private, che manterrà intatto se non rafforzato il sistema
sotterraneo dei potentati interni a scapito del necessario
rinnovamento da tutti a parole rivendicato.