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PD: Pupulin, ospedali riuniti operazione di facciata

20.10.2010
10:51
(ACON) Trieste, 20 ott - COM/AB - Si sta configurando in modo sempre più preciso e dettagliato l'operazione dei cosiddetti "ospedali riuniti", cosa necessaria anche perché si stringono i tempi per la sua definizione e per l'avvio previsto dal primo gennaio prossimo.

Viene rappresentata - sottolinea il consigliere regionale del PD Paolo Pupulin - come una straordinaria riorganizzazione per dare maggiore efficienza e qualificare i servizi ospedalieri dell'area vasta pordenonese. Nella realtà, dalle informazioni in nostro possesso filtrate dai primi incontri, si tratta di una semplice sommatoria e sovrapposizione dell'esistente, che non scomoderà nessun centro di potere dell'attuale struttura della rete ospedaliera provinciale. Anzi: è stata prevista anche qualche struttura in aggiunta.

L'unico conflitto riguarderà successivamente la gara per assumere gli incarichi dei responsabili di dipartimento. Chi ci perde, per certo, in tutta questa operazione, voluta e imposta dal centro destra, saranno i servizi sul territorio, vista la chiara scelta di depotenziare la funzione dei distretti da centro operativo (che dovrebbe analizzare i bisogni sociali e socio-sanitari dei territori e pianificare l'offerta, insieme alla partecipazione attiva degli Enti locali), a un generico ruolo di erogatore di prestazioni, decise esclusivamente su un piano ragionieristico ed economicistico, oltretutto con risorse ridotte.

Tutto questo porterà inevitabilmente a una diminuzione del numero delle prestazioni e a un aumento dei tempi di attesa che, (sorpresa!) il Governo regionale intende affrontare con un aumentato ricorso al settore privato. E pensare che questa è stata spacciata come una concreta possibilità di riorganizzare l'offerta pubblica, con abolizione dei doppioni e di riorientamento dei servizi verso le reali necessità dei cittadini (assistenza domiciliare, ricoveri alternativi a quelli ospedalieri, prestazioni di riabilitazione, incremento delle prestazioni specialistiche ambulatoriali).

Nei fatti si profila invece un salto indietro di almeno vent'anni, dove prevale inesorabilmente la logica ospedalocentrica che mette al centro dell'assistenza i potentati e non il cittadino in stato di bisogno.

Se l'indirizzo è questo, è necessario che le amministrazioni locali, a partire da quella del comune capoluogo, si facciano valere per cambiare un'impostazione che finirà per ritorcersi in minori servizi assistenziali e sanitari a livello dei territori. Conseguenza ulteriore sarà pure la concentrazione del personale verso la sanità ospedaliera, tra l'altro senza che sia stato aperto un vero confronto e una trattativa di merito sul destino dei dipendenti, come denunciato dalle organizzazioni sindacali.

Altro che grande riforma e straordinaria operazione realizzata a favore dei cittadini. Si tratta purtroppo di una scelta che farà pagare costi maggiori, che favorirà la crescita delle prestazioni private, che manterrà intatto se non rafforzato il sistema sotterraneo dei potentati interni a scapito del necessario rinnovamento da tutti a parole rivendicato.