PD: Pupulin, su ospedali riuniti PN confusione e impreparazione
(ACON) Trieste, 10 nov - COM/DT - "La decisione di chiudere i
servizi di anatomia patologica e microbiologia dell'ospedale S.
Maria degli Angeli di Pordenone mette in luce gli effetti
perversi, non previsti e forse non ipotizzati dell'operazione
ospedali riuniti".
Ad affermarlo è il consigliere regionale del PD Paolo Pupulin, a
giudizio del quale "l'errore di partenza è stato quello di
mettere assieme due realtà per certi versi non componibili,
un'attività prevalentemente orientata alla ricerca e l'altra
totalmente concentrata sull'intervento clinico. Non si poteva
così che approdare a un conflitto insanabile tra il nosocomio di
riferimento per la provincia e il CRO.
"In sostanza - aggiunge Pupulin - voluta o no, si è fatta
un'operazione che rappresenta un mix micidiale di confusione,
impreparazione e superficialità. Come si possa immaginare - e
progettare - il nuovo ospedale della Destra Tagliamento (si parla
di 650-700 posti letto) iniziando dalla riduzione di importanti
funzioni e servizi, non è certo né comprensibile né ragionevole.
Ci dovrà pur essere qualcuno in grado di spiegarcelo con
argomenti meno banali e più plausibili di quelli rappresentati
dall'assessore Kosic, per il quale quei servizi si possono fare
da qualsiasi parte senza conseguenze sulla qualità delle
prestazioni.
"Il problema sorge, invece, quando si tratta di dare una risposta
all'esigenza di salvaguardare la continuità del CRO, istituto al
quale non sarebbe possibile sottrarre queste attività pena il
declassamento. Dunque, un bel dilemma sta dinanzi a questa sorta
di apprendisti stregoni che hanno voluto imporre, con tempi
accelerati e senza gli opportuni approfondimenti, una soluzione,
quella degli ospedali riuniti, che aveva fatto subito emergere
una contraddizione irrisolvibile: o si danneggiava il futuro del
nuovo ospedale della provincia o si metteva a rischio il CRO.
Vediamo ora dove si nasconderanno i fautori di questa improvvida
operazione, molto contestata dagli stessi amministratori locali e
che a parole cerca di salvaguardare tutto l'esistente, ma nella
realtà inizia bene col ridimensionare il cuore centrale della
sanità provinciale.
"Ci troviamo tra l'altro in presenza di un capovolgimento di
ruoli - prosegue Pupulin - con le direzioni delle Aziende che
avanzano i contenuti della programmazione sanitaria mentre le
decisioni pratiche sono concentrate nelle mani di una sola
persona, il direttore della Direzione salute Paolo Basaglia, di
cui l'assessore responsabile sta diventando semplice portavoce.
Decisioni che, alla fine, vengono assunte prima di tutto sulla
base delle pressioni dei vari riferimenti politici e delle
faticose ricerche di equilibrio all'interno della maggioranza
regionale. Niente di più penoso, perché dà la stura a una
riorganizzazione tutta basata su criteri politici ed
economicistici contrari a quelli clinici che dovrebbero invece
essere di riferimento per qualsiasi seria impostazione sanitaria
ed epidemiologica.
"Arrivati a questo punto, la Conferenza dei sindaci deve farsi
carico di chiedere la massima trasparenza delle scelte e la
ricerca di una soluzione che salvaguardi le due esigenze. I
cittadini della provincia di Pordenone non possono accettare
sperimentazioni azzardate non riscontrabili in nessuna altra
provincia della regione, dove basta solo l'ipotesi di chiusura o
ridimensionamento di un punto nascita per creare scompiglio nella
maggioranza fino alla richiesta delle dimissioni dello stesso
assessore Kosic.
"Si continua poi a nascondere il problema principale: come sia
possibile mantenere e qualificare, a tutti i livelli, le attuali
funzioni ospedaliere se si mantiene in vita il vincolo della
sostituzione di appena il 40% del turn over del personale e solo
a condizione dell'autorizzazione del direttore centrale. Ho la
netta impressione che da questi errori e incompetenze il prezzo
più pesante lo pagheranno i servizi sul territorio, quelli -
conclude Pupulin - sentiti e vissuti come indispensabili dalla
maggioranza dei cittadini".