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PD: Pupulin, fare chiarezza su reali progetti sanità pordenonese

15.11.2010
16:48
(ACON) Trieste, 15 nov - COM/ET - Paolo Pupulin, consigliere regionale del PD, segnala come il piano degli ospedali riuniti non sia mai stato presentato insieme agli altri due piani aziendali, cioè quelli della residua azienda territoriale e quello del CRO di Aviano e che pressoché in tutte le occasioni pubbliche abbia parlato solo il direttore generale dell'ospedale. "Quasi - dice il consigliere - che in fondo questa sia una questione che riguarda solo il futuro dell'ospedale Santa Maria degli Angeli".

"Nessuna condivisione né dialogo - continua Pupulin - in modo particolare con le organizzazioni sindacali. Nessuna discussione e valutazione che avesse il minimo profilo di programmazione prospettica e anche la prima conferenza dei sindaci è proseguita con sole rassicurazioni".

Per l'esponente dell'opposizione si sono però aperte varie falle, a partire dalla chiusura dell'anatomia patologica dell'ospedale di Pordenone, per proseguire con il declassamento del nosocomio di Spilimbergo, la messa in liquidazione di medicina e pronto soccorso a Maniago e così via.

"Nella realtà - sostiene Pupilin - le questioni sottaciute sono molte. Prima di tutto non si è parlato delle dotazioni organiche. Eppure la legge regionale è chiara e vieta le assunzioni, anche per i turn-over, consentendole entro un limite molto ristretto (40%) e a saldo negativo rispetto al 2009, solo se c'è il pareggio di bilancio, solo per servizi d'emergenza e dietro autorizzazione della Regione. I direttori dovrebbero già oggi, valutando i numeri delle uscite del personale, conoscere e prevedere quale piano potranno gestire per il mantenimento delle attività delle strutture, cosa chiudere o cosa tenere aperto.

"L'unica preoccupazione - secondo il consigliere - è sembrata quella di rassicurare sul fatto che la nuova azienda ospedaliera sarà bella e grande (ma di fatto è solo la sommatoria di tutti i reparti oggi già esistenti) e che nulla sarebbe cambiato per i diversi presidi ospedalieri.

"Alcune attività che oggi risultano funzionali all'ottica della rete territoriale, cioè integrano funzioni minime assistenziali specialistiche utili al territorio, dal prossimo gennaio 2011 risulteranno parenti poveri e improduttivi di un'unica famiglia. Senza dimenticare che alcune forme assistenziali oggi offerte al territorio dai medici dell'ospedale di San Vito e Spilimbergo (nelle RSA, nelle case di riposo) dovranno dall'anno prossimo essere acquistate dall'ASS.6 presso l'Azienda ospedaliera degli ospedali riuniti.

"Le conseguenze - sostiene Pupulin - appaiono evidenti e prevedibili e sarebbe indispensabile che nella prossima convocazione della conferenza, prevista per mercoledì 17 novembre, i sindaci pretendessero risposte precise e condivisibili su una serie di domande che sono chiare ormai a tutti.

"È prevedibile la chiusura, non meditata e indiscriminata, di esperienze organizzative e di offerte assistenziali oggi presenti. È evidente che si intende tirare a campare fino a fine anno per poter chiudere con tutta tranquillità. È pressoché impossibile, a queste condizioni, che il cittadino possa usufruire delle stesse prestazioni qualitative e quantitative. I governo dell'offerta impostato sulla base di una logica sfacciatamente economicistica, nella migliore delle ipotesi determinerà un aumento dell'offerta privata (tanto, si afferma sottovoce, costa meno).

"Nessun può immaginare come si potrà conciliare il tutto con il nascente nuovo ospedale, che si dice dovrebbe avere 650-700 posti letto (diversamente dagli attuali 400-450).

"Quali strutture saranno destinate conseguentemente a chiudere? L'Azienda territoriale, l'Ass 6 ne uscirà notevolmente impoverita, sia sul piano organizzativo delle strutture fino a oggi create che nella previsione del personale operativo. L'organizzazione futura prevede 5 Distretti che opereranno su 3 ADO (Assistenza distrettuale omogenea): ciò significherà che il personale verrà messo in equipe condivise con il solo scopo di utilizzarlo su tutto il territorio. Per sopperire alle carenze di organico, si sarà costretti o ad allungare le liste di attesa o a sopprimere attività.

"Questa impostazione risulta chiara anche laddove si prevede già di ridurre il numero dei medici, finora previsti nei distretti, della metà di quello attuale. Solo per fare qualche esempio, laddove vengono soppresse strutture organizzative quali il Servizio adozioni, o quando attività specifiche quali la neuropsichiatria infantile vengono messe a fattor comune con i dipartimenti di salute mentale dove vi è una casistica clinica e diverse modalità terapeutiche.

"Come potranno intercambiarsi gli operatori se non in modo frettoloso, senza alcuna idea di adeguatezza, non risulta in alcun modo comprensibile.

"Sta tutta in queste motivazioni - dice Pupulin - la scelta di presentare il piano senza raccordarlo alle politiche di scorporo e a quelle dell'offerta globale dei servizi, così come la decisione di non presentare i conti sul personale".

Il risultato finale, per il consigliere, è l'impossibilità di avere un quadro chiaro e comparabile dell'offerta globale ospedale-territorio. Un modo per mettere le amministrazioni locali in difficoltà, rischiando di subire un progetto di cui non hanno potuto conoscere fino in fondo le reali conseguenze.

"Mi aspetto da parte della Conferenza dei sindaci la richiesta di fare chiarezza fino in fondo su questioni che riguardano il futuro della sanità e la effettiva tutela della salute dei cittadini della nostra provincia. Senza di essa - conclude Pupulin - credo non si possa esprimere un parere positivo, pretendendo al contrario puntuali risposte di merito, che finora non sono state date".