SA-SEL: Pustetto, bisogna sapere cosa succede al CIE di Gradisca
(ACON) Trieste, 2 dic - COM/DT - Abusi, maltrattamenti e
discrezionalità che riguardano non solo il CIE di Gradisca, ma un
po' tutti i centri di identificazione ed espulsione sparsi per
l'Italia, dove le rivolte sono aumentate da quando il periodo di
detenzione è passato dagli iniziali 30 giorni agli attuali 6
mesi. Queste notizie vengono riportate dai giornali e per i
contenuti allarmanti il consigliere regionale della SA-SEL
Stefano Pustetto ha organizzato una conferenza stampa, a Trieste,
alla quale hanno partecipato Giuliana Sgrena, giornalista e
dirigente nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà, e un
esponente del Comitato Primomarzo di Trieste.
Tutto è partito da alcuni articoli comparsi sui mezzi di
informazione il 22 e 23 novembre scorsi, in cui si parlava di
atti di autolesionismo da parte di alcuni internati, che si
sarebbero cuciti le labbra per denunciare la loro condizione e
gli inaccettabili e ingiustificati tempi di detenzione (peraltro
ben maggiori rispetto a quelli previsti dalla legge Bossi-Fini).
"A questa notizia - ha spiegato Pustetto - è seguita la mia
richiesta formale alla Prefettura di Gorizia di poter accedere al
CIE e acclarare così la veridicità delle notizie pubblicate sui
quotidiani locali. Dopo numerosi rimpalli e pur avendone la
competenza, la stessa Prefettura ha giustificato il ritardo
all'autorizzazione di visita con la mancata risposta del ministro
dell'Interno cui aveva girato la richiesta. Ma non si riesce
proprio a capire la motivazione per cui si debba chiedere a Roma
se un consigliere regionale possa entrare al CIE visto che
esibendo semplicemente il tesserino può entrare in un carcere di
massima sicurezza, come quello di Tolmezzo (a cui Pustetto ha già
fatto visita).
"A questo punto - rileva ancora - tutti i sospetti sono legittimi
e viene da pensare che questi ritardi non siano casuali, ma
finalizzati a non far entrare un testimone scomodo che magari si
mette a fare domande indiscrete. Perché non c'è una
regolamentazione per entrare al CIE che, di fatto, è un carcere,
anche se non ci sono le regole che invece valgono per
quest'ultimo? Perché per quelle strutture vige un'assoluta
discrezionalità, quasi godessero dello status di
extraterritorialità?
"Questo è un problema politico che uno Stato civile deve poter
risolvere, si deve poter conoscere cosa succede all'interno di
questa struttura e bisogna poterlo sapere in tempi utili, non a
distanza di mesi. È dovere di un consigliere sapere e controllare
cosa si sta verificando. Quella in cui ci troviamo - conclude
Pustetto - è una situazione inquietante, perché accettare questa
discrezionalità vuol dire rendersi corresponsabili di quanto
accade tra quelle mura sigillate".