PD: Brandolin, con Fincantieri ripensare organizzazione lavoro
(ACON) Trieste, 7 gen - COM/AB - "L'argomento principale delle
vicende di questi ultimi giorni non può essere la critica a
Fincantieri per la decisione di non rinnovare l'adesione alla
Confindustria locale. Il vero punto focale della questione, a mio
giudizio, è invece dover constatare che l'organizzazione del
lavoro pensata negli anni '80 e '90 (che vedeva gli operai
schierati da una parte e la direzione aziendale dall'altra) è
ormai tramontata, e che ci si dovrà muovere di conseguenza".
Interviene così il consigliere regionale del PD Giorgio Brandolin
in merito alla vicenda della mancata adesione di Fincantieri a
Confidustria Gorizia, riprendendo un pensiero che peraltro aveva
già espresso in passato.
"È inutile agire per partito preso - specifica - si deve iniziare
a ragionare sul fatto che siamo tutti sulla stessa barca: quello
che interessa alle aziende è continuare a lavorare, e quello che
interessa alle persone è trovare un lavoro o mantenerlo. Invece
di andare allo scontro, come si sta facendo, si dovrebbe superare
la contraddizione sindacati-azienda".
"Questo, chiaramente, non significa che si deve derogare da
diritti acquisti e sacrosanti che non vanno toccati, ma
sicuramente significa che si dovrà riflettere sul modo di
organizzare il lavoro anche a Monfalcone, non pensando magari
solo alle garanzie dei lavoratori, ma anche a chi nel mondo del
lavoro non riesce più a entrare, come i giovani".
Si tratta di un compito che, secondo Brandolin, non può essere
della politica locale, bensì del Governo nazionale, sulle orme di
quanto hanno fatto altri esecutivi. "Mi viene in mente Ciampi con
la nuova concertazione, un sistema che adesso è passato e che si
dovrà superare con altri interventi, magari trovando uno
strumento più agile, che possa essere adattato alle esigenze dei
vari territori".
"Un altro esempio, nel nostro piccolo- conclude Brandolin - lo
abbiamo con l'azione provinciale nell'ambito del Patto
Territoriale, che puntava proprio a trovare risposte adatte alle
esigenze locali, mettendo assieme tutti i soggetti interessati.
Purtroppo il Governo è invece immobile e delega agli imprenditori
il compito di ripensare il lavoro: una cosa assolutamente
inaccettabile".