PD: Menis, privatizzazione acqua, i partiti ora decidano
(ACON) Trieste, 20 gen - COM/DT - Una riflessione dopo il sì
della Corte costituzionale sull'ammissibilità del referendum
contro la privatizzazione dell'acqua. A farla è il consigliere
regionale del PD Paolo Menis, che si augura "come su un tema di
una simile portata le grandi forze politiche possano trovare
quanto prima una posizione di sintesi, così da definire un
panorama chiaro e preciso.
"Quanto è successo nel corso dell'iter che ci ha portati verso il
referendum - annota l'esponente del Partito Democratico - deve
chiamare tutti ad alcune valutazioni, in primis all'interno delle
formazioni politiche: siamo di fronte alla più grande raccolta di
firme della storia del nostro Paese (quasi un milione e mezzo),
il che ci dà la misura di quanto il tema stia a cuore ai
cittadini. Gente comune che, al di là delle ideologie, ha detto
chiaramente di voler scegliere per l'acqua pubblica, non importa
se con gestione diretta o indiretta, con partecipazioni private
minoritarie o con azionariato popolare. Ciò che conta è che il
controllo sovrano resti ai sindaci. Adesso tocca a noi, classe
politica, saper fare il passo successivo e trovare su questi temi
una posizione di sintesi.
"Abbiamo avuto il tempo e le occasioni per discutere,
confrontarci e argomentare i singoli punti di vista, ma adesso
dobbiamo scegliere. Trovo inaccettabile - prosegue Menis - che
alcuni grandi schieramenti tentennino ancora di fronte a chi
chiede loro di prendere posizione in modo netto. La mia posizione
è ben nota, mi sono sempre schierato apertamente in contrasto
alla proposta di privatizzazione avanzata dal decreto Ronchi:
esperienze italiane e internazionali hanno dimostrato che non
sempre il ricorso al mercato funziona, e non è un caso che alcune
tipologie di beni ne possano essere escluse.
"L'accesso all'acqua potabile - ricorda ancora il consigliere - è
uno dei diritti fondamentali, indispensabile al godimento pieno
del diritto alla vita, come ha ricordato l'Assemblea delle
Nazioni Unite in una risoluzione approvata nel luglio dello
scorso anno. Oggi, 884 milioni di persone non hanno accesso
all'acqua potabile e 2,6 miliardi vivono in condizioni
igienico-sanitarie insufficienti. Inoltre, 5 milioni di persone
muoiono ogni anno per malattie legate all'acqua e la mancanza di
sicurezza idrica colpisce in modo particolare i bambini (ne
muoiono 4900 al giorno).
"Su queste basi - conclude Menis - credo ci siano tutti i
presupposti per poter difendere il ruolo dell'ente pubblico come
soggetto erogatore e gestore del servizio o, in alternativa, per
promuovere forze di azionariato sociale che, seppur in
compresenza di privati, sottraggano il destino di questo bene a
logiche esclusivamente economiche".