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PD: Menis, privatizzazione acqua, i partiti ora decidano

20.01.2011
11:26
(ACON) Trieste, 20 gen - COM/DT - Una riflessione dopo il sì della Corte costituzionale sull'ammissibilità del referendum contro la privatizzazione dell'acqua. A farla è il consigliere regionale del PD Paolo Menis, che si augura "come su un tema di una simile portata le grandi forze politiche possano trovare quanto prima una posizione di sintesi, così da definire un panorama chiaro e preciso.

"Quanto è successo nel corso dell'iter che ci ha portati verso il referendum - annota l'esponente del Partito Democratico - deve chiamare tutti ad alcune valutazioni, in primis all'interno delle formazioni politiche: siamo di fronte alla più grande raccolta di firme della storia del nostro Paese (quasi un milione e mezzo), il che ci dà la misura di quanto il tema stia a cuore ai cittadini. Gente comune che, al di là delle ideologie, ha detto chiaramente di voler scegliere per l'acqua pubblica, non importa se con gestione diretta o indiretta, con partecipazioni private minoritarie o con azionariato popolare. Ciò che conta è che il controllo sovrano resti ai sindaci. Adesso tocca a noi, classe politica, saper fare il passo successivo e trovare su questi temi una posizione di sintesi.

"Abbiamo avuto il tempo e le occasioni per discutere, confrontarci e argomentare i singoli punti di vista, ma adesso dobbiamo scegliere. Trovo inaccettabile - prosegue Menis - che alcuni grandi schieramenti tentennino ancora di fronte a chi chiede loro di prendere posizione in modo netto. La mia posizione è ben nota, mi sono sempre schierato apertamente in contrasto alla proposta di privatizzazione avanzata dal decreto Ronchi: esperienze italiane e internazionali hanno dimostrato che non sempre il ricorso al mercato funziona, e non è un caso che alcune tipologie di beni ne possano essere escluse.

"L'accesso all'acqua potabile - ricorda ancora il consigliere - è uno dei diritti fondamentali, indispensabile al godimento pieno del diritto alla vita, come ha ricordato l'Assemblea delle Nazioni Unite in una risoluzione approvata nel luglio dello scorso anno. Oggi, 884 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile e 2,6 miliardi vivono in condizioni igienico-sanitarie insufficienti. Inoltre, 5 milioni di persone muoiono ogni anno per malattie legate all'acqua e la mancanza di sicurezza idrica colpisce in modo particolare i bambini (ne muoiono 4900 al giorno).

"Su queste basi - conclude Menis - credo ci siano tutti i presupposti per poter difendere il ruolo dell'ente pubblico come soggetto erogatore e gestore del servizio o, in alternativa, per promuovere forze di azionariato sociale che, seppur in compresenza di privati, sottraggano il destino di questo bene a logiche esclusivamente economiche".