Pdl: Valenti, no a chiusura edizione Messaggero Veneto Gorizia
(ACON) Trieste, 21 gen - COM/DT - Si è svolto a Gorizia
l'incontro promosso dal consigliere regionale del Pdl Gaetano
Valenti per fare il punto sulla possibile chiusura dell'edizione
locale del Messaggero Veneto. Oltre a Valenti, alla riunione
hanno preso parte i colleghi dell'Isontino Giorgio Brandolin
(PD), Franco Brussa (PD) e Luigi Ferone (Pensionati), i
rappresentanti dell'Assostampa e del comitato di redazione dei
quotidiani Messaggero Veneto e Piccolo. Assenti giustificati i
consiglieri Roberto Antonaz (SA-PRC), Roberto Marin (Pdl) e
Federico Razzini (LN).
"Insieme ai colleghi e ai rappresentanti dei giornalisti - ha
affermato Valenti - si è fatto il punto della situazione:
l'edizione goriziana de Il Piccolo non chiuderà, però nemmeno ci
guadagnerà dalla trasformazione dalle pagine normali al formato
tabloid, perché ciò comporterà una diminuzione dello spazio carta
e del numero di redattori da dieci a nove.
"Molto più grave invece - ha rilevato il consigliere - la
situazione al Messaggero Veneto che, sempre che non ci sia un
giusto ripensamento da parte della proprietà, è destinata a
chiudere. L'intenzione è, infatti, quella di sopprimere il
Messaggero Veneto di Gorizia e di inserire quattro pagine
sull'Isontino nell'edizione del Friuli.
"Questo - prosegue l'esponente del Pdl - porterà sicuramente, nel
giro di poco tempo, a una riduzione del numero di copie vendute
talmente ingente che giustificherà definitivamente la proprietà,
anche dal punto di vista tecnico e non solo politico, della
cancellazione della redazione di Gorizia".
"A parità di risultati e spese con l'edizione di Pordenone, la
proprietà dimostra chiaramente di preferire quest'ultima, forse
anche perché a Gorizia la concorrenza con Il Piccolo si svolge in
casa (entrambe le testate sono di proprietà del Gruppo
Espresso-Repubblica), mentre a Pordenone ci si trova a fare i
conti con Il Gazzettino.
"Di fronte a una simile prospettiva - ha concluso Valenti - i
consiglieri regionali del territorio si impegnano a una serie di
prossimi interventi volti a richiamare l'attenzione non solo
politica o degli addetti ai lavori, ma anche istituzionale,
perché dove non c'è pluralità di parola non c'è democrazia. La
nostra, quindi, sarà una dura battaglia".