PD: Pupulin, riaprire la discussione su sanità nel Pordenonese
(ACON) Trieste, 26 gen - COM/DT - La sanità nel Pordenonese,
con l'operazione ospedali riuniti, nella nota del consigliere
regionale del PD Paolo Pupulin.
"Una discussione infinita, quella ingaggiata da alcuni
consiglieri regionali del centrodestra del territorio, volta a
far passare l'idea che finalmente si incominci a fare giustizia
rispetto alla penalizzazione storica dell'area della Destra
Tagliamento sui trasferimenti in materia di sanità. La realtà -
scrive Pupulin - è invece che negli ultimi due anni di gestione
di questa maggioranza il recupero, rispetto ad altre aree, non
compensa quanto è stato tagliato.
"Ma la cosa che più deve far riflettere è che, diradate le nebbie
sull'operazione ospedali riuniti - aggiunge Pupulin - si
intravvedono le conseguenze critiche d'una scelta compiuta con
tempi accelerati, che non hanno reso possibile una gestione
funzionale ed equilibrata. Nei fatti, il quadro che si sta
delineando è quello di una fagocitazione da parte dell'Azienda
ospedaliera delle attività ospedaliere territoriali, senza alcuna
seria considerazione degli effetti sui servizi sociosanitari sul
territorio.
"Incassato il via libera della conferenza dei sindaci all'avvio
del piano degli ospedali riuniti, la situazione che adesso ci si
prospetta è di una disarticolazione e sovrapposizione tra i vari
ospedali oggi tutti facenti capo all'Azienda unica ospedaliera,
con l'emergere di problematiche che riguardano l'adeguatezza del
personale medico e paramedico a disposizione. Al contrario, il
piano delle attività dell'ASS6 (quella territoriale) rimane a
bagnomaria, senza il consenso ufficiale della conferenza dei
sindaci e senza la definizione di una pianta organica credibile
rispetto alle esigenze minime delle attività e dei servizi da
garantire sull'intero territorio provinciale.
"La proposta - fa notare l'esponente del Partito Democratico - da
parte dell'attuale direzione dell'ASS6 di una pianta organica
particolarmente abbondante numericamente è apparsa fin
dall'inizio fortemente demagogica, essendo noto ai propositori
come impossibile da attuare. E proprio perché poco credibile e
attuabile, vi è a oggi la mancata condivisione da parte della
Direzione regionale: assistiamo così a un effetto navetta,
infinito, con la proposta che si muove lungo l'asse
Pordenone-Trieste. Solo se vi fossero state meno insipienza e
superficialità nell'attuare i piani di scorporo si sarebbero
potuti evitare gli sciagurati sprechi di personale che si sono
poi verificati. Senza parlare del nuovo assetto organizzativo
proposto per la nuova l'Azienda territoriale che la disegna
fortemente impoverita: così, per sopperire alle carenze di
organico, si sarà costretti o ad allungare le liste d'attesa o a
sopprimere attività.
"È già questo il segnale che deriva dalla previsione di ridurre
il numero di medici finora presenti nei territori della metà,
nonché dalla soppressione del servizio delle adozioni, contro la
quale si stanno mobilitando molte associazioni.
"Considero opportuna, a fronte di questa delicata situazione -
ribadisce ancora Pupulin - la riapertura della discussione nella
conferenza dei sindaci della provincia per una valutazione di
merito sugli effetti critici già visibili di una semplificazione
organizzativa, giustificata con la necessità di un processo
riorganizzativo funzionale alla liberazione di nuove risorse per
le politiche sociosanitarie sul territorio, che nei fatti ha
determinato la più grande appropriazione, verificatasi in tutto
il Friuli Venezia Giulia, da parte della struttura ospedaliera di
mezzi e risorse a scapito proprio dei servizi territoriali a
vantaggio dei quali si motivava l'intera operazione.
"Una sorta di miracolo alla rovescia, che sta rendendo
ingestibile una vera politica sul territorio, ancor di più
penalizzando quelle aree periferiche (caso più lampante quello
della chiusura di Medicina a Maniago) che non dispongono neppure
di un presidio ospedaliero di rete. E siamo solo all'inizio.
Certamente quando si farà finalmente chiarezza sul progetto del
nuovo ospedale di Comina, temiamo che questa concentrazione
ospedaliera avrà un ulteriore balzo (visti gli annunci sulle
dimensioni notevolmente accresciute dei posti letto) che non
potrà che condurre a un ridimensionamento degli ospedali
periferici, i cui servizi clinici nell'attuale fase sono stati
solo sommati a quelli del centro ospedaliero di S. Maria degli
angeli di Pordenone, senza alcuna chiara visione d'insieme, ma
solo nell'ottica di non scontentare alcun potentato interno".