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PD: Menis, riflettere sul ddl di riordino delle università

28.01.2011
15:58
(ACON) Trieste, 28 gen - COM/RC - La prossima settimana, arriva in Aula il disegno di legge n. 97 sulla riorganizzazione dei finanziamenti al sistema delle università regionali. Un provvedimento molto atteso, afferma il consigliere del PD Paolo Menis, ma rimasto nei cassetti della maggioranza per quasi un anno, soprattutto a causa delle profonde divergenze esistenti all'interno della stessa sullo spinoso tema della perequazione dei finanziamenti a favore dell'ateneo udinese.

Per Menis, però, non si può dimenticare che nel frattempo c'è stata la riforma Gelmini, la quale determinerà pesanti ripercussioni sull'organizzazione strutturale degli atenei ed è con quella nuova università che la Regione dovrà confrontarsi.

Inoltre, se vogliamo che i finanziamenti regionali abbiano un significato importante nonostante la loro esiguità - scrive Menis - è chiaro che dovremo intervenire nella definizione delle strategie perché è quello il momento in cui è possibile individuare gli obiettivi che, come Regione, intendiamo sostenere. Questo è il punto: il presidente Tondo e l'assessore alla Ricerca e Università ci dicano rispetto a quali obiettivi intendono sostenere gli atenei, perché la genericità del finanziamento non è più consentita.

Per noi del PD - è ancora Menis che parla - le direttive di sviluppo sono ben chiare: la Regione deve partecipare alla definizione delle strategie per poter meglio sostenere e finanziare tutti quei meccanismi che consentano al sistema di acquisire o mantenere elevati standard qualitativi nella ricerca e nella didattica; la Regione, ritenendo che l'orizzonte di riferimento qualitativo deve essere quello europeo, deve sostenere ogni iniziativa che miri a rafforzare, e rendere fluida, la collaborazione tra gli atenei.

Ecco che, dopo aver atteso un anno per discutere quel disegno di legge, Menis suggerisce di spendere ulteriori mesi per individuare meglio gli obiettivi che i finanziamenti regionali voglio centrare, finanziamenti che dovrebbero essere almeno raddoppiati. Infatti - conclude il consigliere -, un moderno e dinamico modo di intendere il ruolo di università ed enti di ricerca prevede un'interazione continua con il mondo delle imprese, una spinta verso l'innovazione tecnologica e l'internazionalizzazione, nonché l'attenzione alla riprogettazione economica, alla riconversione e allo sviluppo richiedendo adeguati investimenti.