Pari opportunità: è umiliante l'immagine data della donna
(ACON) Trieste, 3 feb - COM/AB - Non abbiamo mai smesso di
alzare la nostra voce per denunciare ingiustizie e violenze
perpetrate contro le donne, in qualsiasi luogo o circostanza esse
avvengano. Chiediamo sempre che siano puntualmente applicate le
leggi che proteggono la donna e che siano sempre messe in atto
misure efficaci contro l'uso umiliante di immagini femminili
nella propaganda commerciale e contro ogni forma di abuso e di
strumentalizzazione.
Le notizie di cronaca che si susseguono con spudoratezza sui
nostri giornali, nelle trasmissioni televisive e radiofoniche ci
sgomentano e ci portano a pensare che siamo ancora ben lontani
dal considerare la donna per ciò che veramente è, e non
semplicemente come un oggetto senza valore.
Il giudizio è espresso dalla Commissione regionale pari
opportunità, che così prosegue.
Molte volte ci domandiamo il perché di tutte queste notizie
mediatiche, di cui peraltro faremmo volentieri a meno, a maggior
ragione quando sono così urlate, ma soprattutto, ci domandiamo
quale tipo d'immagine stiamo dando della donna, quale stereotipo
della stessa stiamo costruendo, del suo ruolo nella società, nel
lavoro e nella famiglia, ciò a prescindere dai fatti di cronaca e
dalla veridicità o meno degli stessi e di tutto quanto i mass
media ci propongono ogni giorno con un linguaggio usato senza
vergogna e senza pudore alcuno.
Come donne, che vivono e operano per il rispetto delle dignità di
ogni essere umano, non possiamo tacere evitando di esprimere
preoccupazione e sdegno per lo scempio che stiamo facendo della
figura femminile, del mancato rispetto della sua identità e della
sua dignità. Tutto ciò che dovrebbe essere coperto, se non per
riservatezza, almeno per un minimo di pudore, viene senza freni
sbattuto in prima pagina continuamente, alla portata di tutti,
abituandoci alla volgarità e al sopruso senza alcuna
preoccupazione per le conseguenze, certamente dolorose, che
potranno avere le giovani menti ancora indifese e prive della
capacità di discernere, che rischiano di vedere in tutto ciò solo
dei modelli da imitare.
Purtroppo, nonostante l'emancipazione acquisita dalla donna in
questi ultimi anni in diversi ruoli o settori, dobbiamo
constatare con dispiacere che la sua dignità è minacciata e
calpestata e che la sua identità viene ogni giorno offuscata
anche dal comportamento sicuramente riprovevole delle donne
stesse, per fortuna solo alcune, che umilia tutte le altre e
svilisce la dura lotta di decenni per farsi riconoscere come
soggetti pensanti nella società.
Chi consapevolmente sceglie un certo comportamento non ne soffre
forse le conseguenze, ma propone il suo esempio alle giovani
menti in formazione. Dopo tutti gli sforzi fatti in questi anni
per salvare la vita di donne dalla tratta e da usanze barbare,
quanto ci propinano quotidianamente i giornali ci riporta
indietro a concetti che speravamo di non dover più affrontare: il
nostro compito è andare avanti avendo come punto di riferimento
quella dignità personale che non deve venire mai meno, nemmeno in
una società del consumo e dell'apparenza ove, sempre più spesso,
si riscontra la mancanza di morale e un vuoto di valori.
Ci auguriamo che le scelte più personali non riducano i valori
della vita a mera ricerca di denaro, ma che tutte le donne
prendano coscienza di cosa vuol dire essere protagoniste del
proprio futuro senza alcun compromesso basandosi sulle proprie
capacità, sulla propria bellezza interiore e sul senso di
responsabilità verso la società in cui viviamo. Il rispetto della
dignità e identità di ogni persona è il capitale più grande su
cui un Paese civile deve sapere investire per poi conservarlo
anche per le generazioni future.
AB