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Pari opportunità: è umiliante l'immagine data della donna

03.02.2011
10:10
(ACON) Trieste, 3 feb - COM/AB - Non abbiamo mai smesso di alzare la nostra voce per denunciare ingiustizie e violenze perpetrate contro le donne, in qualsiasi luogo o circostanza esse avvengano. Chiediamo sempre che siano puntualmente applicate le leggi che proteggono la donna e che siano sempre messe in atto misure efficaci contro l'uso umiliante di immagini femminili nella propaganda commerciale e contro ogni forma di abuso e di strumentalizzazione.

Le notizie di cronaca che si susseguono con spudoratezza sui nostri giornali, nelle trasmissioni televisive e radiofoniche ci sgomentano e ci portano a pensare che siamo ancora ben lontani dal considerare la donna per ciò che veramente è, e non semplicemente come un oggetto senza valore.

Il giudizio è espresso dalla Commissione regionale pari opportunità, che così prosegue.

Molte volte ci domandiamo il perché di tutte queste notizie mediatiche, di cui peraltro faremmo volentieri a meno, a maggior ragione quando sono così urlate, ma soprattutto, ci domandiamo quale tipo d'immagine stiamo dando della donna, quale stereotipo della stessa stiamo costruendo, del suo ruolo nella società, nel lavoro e nella famiglia, ciò a prescindere dai fatti di cronaca e dalla veridicità o meno degli stessi e di tutto quanto i mass media ci propongono ogni giorno con un linguaggio usato senza vergogna e senza pudore alcuno.

Come donne, che vivono e operano per il rispetto delle dignità di ogni essere umano, non possiamo tacere evitando di esprimere preoccupazione e sdegno per lo scempio che stiamo facendo della figura femminile, del mancato rispetto della sua identità e della sua dignità. Tutto ciò che dovrebbe essere coperto, se non per riservatezza, almeno per un minimo di pudore, viene senza freni sbattuto in prima pagina continuamente, alla portata di tutti, abituandoci alla volgarità e al sopruso senza alcuna preoccupazione per le conseguenze, certamente dolorose, che potranno avere le giovani menti ancora indifese e prive della capacità di discernere, che rischiano di vedere in tutto ciò solo dei modelli da imitare.

Purtroppo, nonostante l'emancipazione acquisita dalla donna in questi ultimi anni in diversi ruoli o settori, dobbiamo constatare con dispiacere che la sua dignità è minacciata e calpestata e che la sua identità viene ogni giorno offuscata anche dal comportamento sicuramente riprovevole delle donne stesse, per fortuna solo alcune, che umilia tutte le altre e svilisce la dura lotta di decenni per farsi riconoscere come soggetti pensanti nella società.

Chi consapevolmente sceglie un certo comportamento non ne soffre forse le conseguenze, ma propone il suo esempio alle giovani menti in formazione. Dopo tutti gli sforzi fatti in questi anni per salvare la vita di donne dalla tratta e da usanze barbare, quanto ci propinano quotidianamente i giornali ci riporta indietro a concetti che speravamo di non dover più affrontare: il nostro compito è andare avanti avendo come punto di riferimento quella dignità personale che non deve venire mai meno, nemmeno in una società del consumo e dell'apparenza ove, sempre più spesso, si riscontra la mancanza di morale e un vuoto di valori.

Ci auguriamo che le scelte più personali non riducano i valori della vita a mera ricerca di denaro, ma che tutte le donne prendano coscienza di cosa vuol dire essere protagoniste del proprio futuro senza alcun compromesso basandosi sulle proprie capacità, sulla propria bellezza interiore e sul senso di responsabilità verso la società in cui viviamo. Il rispetto della dignità e identità di ogni persona è il capitale più grande su cui un Paese civile deve sapere investire per poi conservarlo anche per le generazioni future. AB