PD: Codega, legge università utile ma non sufficiente
(ACON) Trieste, 3 feb - COM/AB - Franco Codega, consigliere
regionale del PD, interviene sulla legge appena approvata
dall'Aula sul sistema dei finanziamenti alle università.
Una legge utile - sostiene Codega - che cerca di venire incontro
con modalità più adeguate a problemi strutturali delle nostre
università. Non ci si deve peraltro illudere che i fondi messi a
disposizione, 6 milioni per il 2012 e 5 per il 2013, siano
minimamente sufficienti a compensare il disastro della riduzione
dei fondi che questo Governo nazionale ha attuato nei confronti
del mondo universitario: 800 milioni (uguale all'11%) rispetto al
2008. Una operazione peraltro accompagnata, per giustificare il
tutto, da una campagna di discredito su tutta l'università
italiana (troppe sedi, troppi corsi con pochi iscritti, sprechi,
parentopoli e via dicendo).
Una operazione disgustosa, perchè le cose, se non lasciate sulla
bocca del ministro Gelmini, non stanno proprio così. Se prendiamo
infatti i principali ranking internazionali di valutazione dei
sistemi universitari (Shangai-Arvu, Times-QS, Leiden ranking,
Taiwan) scopriamo che le nostre università sono superiori a
quelle spagnole e se la giocano alla pari con le francesi e
inglesi. Se prendiamo le classifiche della produttività e qualità
dei ricercatori scopriamo (dati OECD per il periodo 1996-2007)
che i nostri cervelli sono terzi nel mondo battendo i loro
colleghi tedeschi, francesi, inglesi e americani. Negli Stati
Uniti, addirittura il 40% dei fondi vanno a ricercatori italiani
che lavorano lì. E anche in rapporto al numero delle strutture
(quanto si è straparlato in ordine alla polverizzazione del
nostro sistema universitario) si scopre che siamo assolutamente
in linea, se non addirittura meglio, di quanto avviene negli
altri Paesi europei, ossia una università ogni 6-700.000
abitanti). Sono risultati di assoluta eccellenza.
Quali sono allora i veri difetti del nostro sistema
universitario? Principalmente due.
Innanzitutto il sottofinanziamento endemico: nel nostro Paese si
spende lo 0,9% del PIL per l'università a fronte di una media
europea dell'1,4%. Ciò vuol dire meno strutture, meno laboratori,
meno contratti per i nostri ricercatori. Da qui la fuga dei
cervelli: il 35% dei primi nostri 500 ricercatori del nostro
paese lavorano all'estero, e di fatto contribuiscono allo
sviluppo e all'economia di quei Paesi. Da qui la rabbia dei
ricercatori nostrani per l'assurdità di questa politica.
L'altro difetto è la deprecabile disattenzione per garantire il
diritto allo studio dei nostri giovani. Mentre la Francia e la
Germania con un numero equivalente di popolazione studentesca
(circa due milioni) spendono ogni anno 1,4 miliardi per il
diritto allo studio, l'Italia ne spende esattamente un terzo, 450
milioni. Mentre gli studenti destinatari di borse di studio in
Francia e Germania sono oltre 500.000, in Italia sono solo
150.000. E questo dà ragione dell'altissimo abbandono dei nostri
giovani universitari, del fatto che solo il 18% di loro giunge
alla laurea, contro un media europea del 30%.
Ben vengano i fondi della Regione - conclude Codega - ma si abbia
la consapevolezza che non saranno assolutamente sufficienti ad
aggiustare i mali endemici del sistema universitario italiano,
che richiedono ben altre attenzioni da parte del Gverno nazionale.