Pdl: Galasso, nessun blocco a sistema sociale da sentenza Consulta
(ACON) Trieste, 11 feb - COM/AB - Il capogruppo del Pdl in
Consiglio regionale Daniele Galasso interviene in merito alla
"presunta bocciatura del sistema sociale regionale da parte della
Corte Costituzionale" per precisare e commentare le ricadute
pratiche di detta sentenza.
Innanzitutto Galasso respinge al mittente le critiche mosse da
alcuni esponenti del centro-sinistra che evocano la
discriminazione degli extracomunitari e la paralisi del sistema
sociale regionale a seguito della sentenza della Consulta che ha
annullato le norme volute dal centrodestra.
Nulla di più falso.
Difatti, la verità è che la norma ora dichiarata incostituzionale
dalla Corte era già stata modificata, su proposta del
centrodestra, dal Consiglio regionale nell'estate scorsa con la
legge 16 luglio 2010 n. 12. Pertanto, la Corte ha cancellato una
legge che è rimasta in vigore solo per i primi sei mesi del 2010
e praticamente non ha mai dispiegato i suoi effetti. Quindi le
ricadute della sentenza n. 40 del 2011 della Corte Costituzionale
sono nulle rispetto al vigente quadro normativo in materia di
sistema sociale regionale, e di conseguenza non c'è il blocco di
alcuna attività e non servirà varare alcuna norma correttiva per
uniformarsi a detta sentenza.
Chiarito un tanto - aggiunge Galasso - resta il principio
giuridico affermato dalla Corte, secondo il quale la Regione non
può limitarsi a garantire a tutti i cittadini servizi
assistenziali essenziali e quelli previsti dalla norme statali ed
europee, ma deve assicurare anche i servizi sociali integrativi
previsti e finanziati dalle norme regionali, senza prevedere per
i cittadini beneficiari particolari requisiti, quali una
residenza minima in Italia o in regione, pena violare il
principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione.
Sin qui, in teoria, tutto chiaro e condivisibile, ma dal punto di
vista politico e pratico la questione è più incerta. Perché le
risorse sempre più limitate non sono sufficienti per dare
risposte a tutti e c'è il rischio concreto che l'ultimo arrivato,
di solito extracomunitario, sia portatore di un disagio maggiore
con due conseguenze non condivisibili: che questa categoria di
cittadini diventi destinataria delle pluralità dei servizi
sociali aggiuntivi previsti dalla regione a scapito dei cittadini
residenti da più tempo, che così seppur bisognosi, finiscono in
fondo alle graduatorie e quindi vengono esclusi dalle provvidenze
assistenziali; che si alimenti la falsa illusione che qui si
possano dare risposte a tutti, ma soprattutto agli ultimi
arrivati, che da tali aspettative alimenterebbero a loro volta
un'attrazione immigratoria di portatori di bisogni che qui poi
non potrebbero esser realmente sostenuti e soddisfatti.
Come si può dedurre da quanto argomentato - conclude Galasso -
non è questione di buoni e cattivi, noi non siamo inadempienti
verso chi che sia, ma molto responsabilmente poniamo la questione
della limitatezza delle risorse e della necessità di dare delle
priorità a fronte di soverchianti richieste, e per noi la
risposta possibile deve essere rivolta prima a chi vive e lavora
in regione e poi non neghiamo la solidarietà agli altri.