I Comm: audizione assesore Garlatti su comparto unico
(ACON) Trieste, 22 feb - RC - Diverse le variabili da
considerare e diverse le incognite da non sottovalutare, per
l'assessore alla Funzione pubblica, Andrea Garlatti, al quale i
consiglieri del PD in I Commissione consiliare (presidente
Gaetano Valenti del Pdl) avevano chiesto di esporre le azioni
della Giunta in merito al comparto unico del pubblico impiego.
Tra le variabili, l'assetto delle autonomie locali, ma anche la
disponibilità in termini di risorse umane, tecnologiche e
finanziarie. Quanto alle azioni compiute, l'assessore ha
segnalato la riduzione del numero delle direzioni centrali
avendole aggregate su obiettivi omogenei, la semplificazione dei
servizi, la figura del vicedirettore centrale introdotta per ora
in via legislativa quale sostituta delle posizioni organizzative
(le cosiddette PO, 158 in Giunta e 15 in Consiglio) vera spina
nel fianco dell'assessore, i bandi di mobilità, una riduzione
dell'età media dei dirigenti in funzione del ricambio
generazionale utilizzando l'esonero.
Il 2010 segna un calo dei costi complessivi del personale
regionale (che nel 2011 dovrebbe scendere a 2.856 unità)
attraverso la riduzione degli straordinari, la cessazione dei
contratti a tempo determinato e l'utilizzo degli interinali.
È in corso la revisione del sistema premiante per agganciarlo
agli orientamenti nazionali e a progetti stimolanti, inoltre si
intende dare avvio al Fondo di previdenza integrativa
territoriale e alla scuola di formazione dei dipendenti pubblici
come previsto dalla legge finanziaria regionale 2011, vanno
ripensati i bandi di assunzione utilizzando ad esempio la formula
del corso/concorso.
A incalzarlo a entrare maggiormente nel dettaglio sono quindi
stati i consiglieri del PD, chiedendo più indicazioni sulla
situazione delle PO, sull'accesso al ruolo regionale attraverso i
concorsi, su quanti abbiano lasciato la Regione per andare a
lavorare in Provincia o in un Comune (Giorgio Baiutti); su quali
siano le garanzie della sbandierata riorganizzazione se
l'assessore non è riuscito a eliminare le PO dopo aver deliberato
in tal senso già tre volte nel 2010, sul perché si è bypassato il
confronto sindacale inserendo le riforme nelle leggi con colpi di
mano, sull'aver eliminato quel momento di confronto tra le
direzioni centrali rappresentato dalla direzione generale, sulle
consulenze che a oggi costano più di 13 milioni di euro (alcune -
ha detto Franco Brussa - sorprendenti come quella pagata solo per
accompagnare il presidente Tondo a incontri istituzionali); sulla
riforma impantanata e lenta a causa del braccio di ferro con la
Lega Nord che preferisce dare alle Province più funzioni e più
competenze e a causa delle indicazioni del ministro Brunetta, e
sulla cattiva luce in cui sono stati messi i dipendenti pubblici
rispetto ai privati causa le scelte legislative (Gianfranco
Moretton).
Se per Alessandro Colautti (Pdl) si poteva trovare una soluzione
migliore delle PO, i dipendenti pubblici non sono una casta
privilegiata, si dovrebbe sfruttare la specialità della Regione e
due sono i settori su cui insistere: formazione (perché non si
può basare tutto solo sulla massa salariale) e pensioni
integrative, per Igor Kocijancic (SA-PRC) non è importante quanti
siano i dipendenti ma i loro carichi di lavoro, invece la Giunta
per ridurre i costi sa solo tagliare i numeri. Non vedo l'ora di
confrontarmi ad aprile sul disegno di legge che riguarderà anche
i segretari comunali - ha affermato - perché sino a oggi ci siamo
confrontati solo su discorsi.
Infine, a detta di Maurizio Salvador (UDC), sul comparto unico
non si possono mettere insieme realtà così diverse, non solo per
stipendi ma anche per responsabilità e compiti, se prima non si
ha un disegno complessivo di cosa si vuole fare. Abbiamo avuto
più volte la possibilità di fermare questo treno, ma nessuno lo
ha fatto - ha ammesso. Va assolutamente attuata la legge
costituzionale n. 2 del '93, e non basta la piccolissima riforma
delle Comunità montane che sta portando avanti la V Commissione.
Sulle PO c'è una resistenza epocale - ha risposto Garlatti - e
non c'è certezza sui processi operativi, il rischio che si aprano
contenziosi è alto. Manca un tessuto connettivo con Roma, invece
tante cose si possono fare solo con il Governo. E che manchi una
legislazione organica, sono il primo ad averlo detto. Il
direttore generale sarebbe stato meglio tenerlo, ma rivisto nei
poteri affinché non depotenzi i direttori centrali. I paragoni
sui costi dei dipendenti pubblici sostenuti dalle diverse regioni
del Nord ci vedono tra i più alti.
(immagini tv)