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PD: Brandolin, far diventare FVG hub dell'Europa meridionale

23.02.2011
13:28
(ACON) Trieste, 23 feb - COM/MPB - Il consigliere regionale del PD Giorgio Brandolin, intervenuto a Udine al convegno sulla mobilità in Friuli Venezia Giulia, afferma che esiste un grave problema se le imprese non sono supportate nelle esportazioni e nella possibilità di stabilire accordi industriali; se i costi del trasporto e delle tariffe rimangono elevati; se non è possibile realizzare l'intermodalità e sviluppare trasporti sostenibili via ferro e mare; se i passeggeri si sono visti tagliare radicalmente i treni e la qualità dei servizi impedendo loro di muoversi in ambito regionale e di raggiungere città come Milano o Vienna; se i sistemi locali non sono chiamati a condividere le scelte sulle infrastrutture e coinvolti in una comune progettazione del territorio; se s'interviene esclusivamente in "regime speciale" attraverso i Commissari per realizzare le opere, salvo poi non accorciare i tempi, come nel caso della costruzione della terza corsia autostradale e delle famose rotonde di Strade FVG.

E a questo problema - per Brandolin - la Giunta regionale, con il suo presidente Renzo Tondo e l'assessore Riccardo Riccardi, non riesce a porre rimedio, lasciandosi trascinare dalle pubbliche relazioni piuttosto che dal duro lavoro amministrativo.

Il Partito Democratico non si limita a esprimere preoccupazioni e critiche, doverose per ristabilire la verità che territori, cittadini e imprese conoscono bene, ma intende mettere a disposizione della comunità regionale e dei soggetti le idee e le competenze per fare del Friuli Venezia Giulia uno spazio essenziale per lo sviluppo del Paese.

È proprio il Paese, cioè il Governo di Tremonti-Matteoli-Frattini e di Trenitalia-Rfi, che - afferma il consigliere - non considera questa nostra Regione un valore aggiunto, e la costringe invece all'isolamento sia rispetto agli assi di collegamento europei sia riguardo alle connessioni con le altre aree dell'Italia. Tale situazione rischia di far degenerare la nostra economia, il patrimonio territoriale e la coesione sociale.

È indispensabile iniziare proprio da questo punto: assicurare un esercizio autorevole dell'Autonomia speciale nel campo delle infrastrutture e nel sistema dei trasporti. E la prima indicazione è proporre il Friuli Venezia Giulia come progetto-Paese e, assieme a tutto il nordest, farlo diventare hub dell'Europa meridionale: solo così si si potrà realizzare una politica estera degna di questo nome e si ottimizzeranno strutture e servizi nella piattaforma logistica territoriale transnazionale'.

I progetti-Paese infatti impongono la stipula di un accordo Stato-Regione per il potenziamento della rete e dei servizi, incardinati nell'AV/AC ferroviaria e nel corridoio Baltico-Adriatico, e per lo sviluppo della portualità e delle vie marittime, che in questo caso è incentrato sulla proposta Unicredit e sulla messa in rete del sistema portuale dell'Alto Adriatico. È l'occasione per richiamare il gestore ferroviario nazionale alle proprie responsabilità e doveri nei confronti di cittadini e imprenditori giacché l'Italia non finisce né a Verona né a Mestre. Ma già adesso servono maggiori capacità organizzative e una migliore qualità dei servizi offerti, a Pordenone come a Udine, Trieste e Gorizia. Ed è il momento di smetterla con i particolarismi regionali, sia interni al Friuli Venezia Giulia sia tra noi e il Veneto, per vincere una sfida comune nel tempo delle continue trasformazioni economiche e dei mutamenti geopolitici.

Esiste, poi, un secondo indirizzo operativo. Di fronte alla scarsità crescente di risorse e alla complessità delle opere occorre un patto interno di stabilità e di sostenibilità. Il che significa la condivisione tra Comuni, Provincie, Regione e forze politiche degli obiettivi, dei finanziamenti, dei tempi e delle procedure esecutive e gestionali, necessaria almeno per i prossimi dieci anni. Da un patto di questa natura può nascere una legge di semplificazione dei procedimenti, assieme alle intese tra Regione-Comuni e i progetti di territorio, in modo da determinare processi democratici e partecipativi che mettano assieme i progetti delle opere e i luoghi, l'ambiente e il paesaggio.

Rimaniamo attoniti di fronte a una Giunta e a un assessore che intervengono in spregio ai principi della programmazione e del buon governo del territorio, rinchiusi in una visione che fa dell'emergenza e dell'occasionalità l'esclusivo punto di riferimento dell'azione amministrativa. Così come riteniamo incomprensibile il nuovo progetto dell'AV/AC, che l'assessore Riccardi e Rfi hanno redatto in fretta e furia. Non ci limitiamo a sostenere che questa ferrovia serve, in particolare per la movimentazione delle merci: riteniamo che il progetto vada rivisto migliorando le caratteristiche dell'opera nei territori e nei luoghi coinvolti e, per questa ragione, proponiamo una cabina di regia e un tavolo permanente per coinvolgere le istituzioni locali e per fornire tutte le informazioni alla popolazione.

Se il mondo cambia e, con esso, i termini della produzione e del trasferimento della merce, allora sono destinate a cambiare anche le tradizionali strutture logistiche e industriali. Per esempio è tempo di fare dell'Interporto Alpe-Adria e del Consorzio industriale dell'Aussa-Corno un'unica piattaforma logistico-industriale della Bassa friulana; ciò vale anche per il Friuli Centrale, organizzando una piattaforma tra la Ziu-Zau-scalo merci-distretto delle tecnologie, e per il porto di Monfalcone, che esige chiarezza e una unica struttura.

Se la Regione è ferma, è nostra responsabilità farla viaggiare velocemente stando dalla parte dei territori, dei cittadini e delle imprese.