PD: Brandolin, far diventare FVG hub dell'Europa meridionale
(ACON) Trieste, 23 feb - COM/MPB - Il consigliere regionale del
PD Giorgio Brandolin, intervenuto a Udine al convegno sulla
mobilità in Friuli Venezia Giulia, afferma che esiste un grave
problema se le imprese non sono supportate nelle esportazioni e
nella possibilità di stabilire accordi industriali; se i costi
del trasporto e delle tariffe rimangono elevati; se non è
possibile realizzare l'intermodalità e sviluppare trasporti
sostenibili via ferro e mare; se i passeggeri si sono visti
tagliare radicalmente i treni e la qualità dei servizi impedendo
loro di muoversi in ambito regionale e di raggiungere città come
Milano o Vienna; se i sistemi locali non sono chiamati a
condividere le scelte sulle infrastrutture e coinvolti in una
comune progettazione del territorio; se s'interviene
esclusivamente in "regime speciale" attraverso i Commissari per
realizzare le opere, salvo poi non accorciare i tempi, come nel
caso della costruzione della terza corsia autostradale e delle
famose rotonde di Strade FVG.
E a questo problema - per Brandolin - la Giunta regionale, con il
suo presidente Renzo Tondo e l'assessore Riccardo Riccardi, non
riesce a porre rimedio, lasciandosi trascinare dalle pubbliche
relazioni piuttosto che dal duro lavoro amministrativo.
Il Partito Democratico non si limita a esprimere preoccupazioni e
critiche, doverose per ristabilire la verità che territori,
cittadini e imprese conoscono bene, ma intende mettere a
disposizione della comunità regionale e dei soggetti le idee e le
competenze per fare del Friuli Venezia Giulia uno spazio
essenziale per lo sviluppo del Paese.
È proprio il Paese, cioè il Governo di Tremonti-Matteoli-Frattini
e di Trenitalia-Rfi, che - afferma il consigliere - non considera
questa nostra Regione un valore aggiunto, e la costringe invece
all'isolamento sia rispetto agli assi di collegamento europei sia
riguardo alle connessioni con le altre aree dell'Italia. Tale
situazione rischia di far degenerare la nostra economia, il
patrimonio territoriale e la coesione sociale.
È indispensabile iniziare proprio da questo punto: assicurare un
esercizio autorevole dell'Autonomia speciale nel campo delle
infrastrutture e nel sistema dei trasporti. E la prima
indicazione è proporre il Friuli Venezia Giulia come
progetto-Paese e, assieme a tutto il nordest, farlo diventare hub
dell'Europa meridionale: solo così si si potrà realizzare una
politica estera degna di questo nome e si ottimizzeranno
strutture e servizi nella piattaforma logistica territoriale
transnazionale'.
I progetti-Paese infatti impongono la stipula di un accordo
Stato-Regione per il potenziamento della rete e dei servizi,
incardinati nell'AV/AC ferroviaria e nel corridoio
Baltico-Adriatico, e per lo sviluppo della portualità e delle vie
marittime, che in questo caso è incentrato sulla proposta
Unicredit e sulla messa in rete del sistema portuale dell'Alto
Adriatico. È l'occasione per richiamare il gestore ferroviario
nazionale alle proprie responsabilità e doveri nei confronti di
cittadini e imprenditori giacché l'Italia non finisce né a Verona
né a Mestre. Ma già adesso servono maggiori capacità
organizzative e una migliore qualità dei servizi offerti, a
Pordenone come a Udine, Trieste e Gorizia. Ed è il momento di
smetterla con i particolarismi regionali, sia interni al Friuli
Venezia Giulia sia tra noi e il Veneto, per vincere una sfida
comune nel tempo delle continue trasformazioni economiche e dei
mutamenti geopolitici.
Esiste, poi, un secondo indirizzo operativo. Di fronte alla
scarsità crescente di risorse e alla complessità delle opere
occorre un patto interno di stabilità e di sostenibilità. Il che
significa la condivisione tra Comuni, Provincie, Regione e forze
politiche degli obiettivi, dei finanziamenti, dei tempi e delle
procedure esecutive e gestionali, necessaria almeno per i
prossimi dieci anni. Da un patto di questa natura può nascere una
legge di semplificazione dei procedimenti, assieme alle intese
tra Regione-Comuni e i progetti di territorio, in modo da
determinare processi democratici e partecipativi che mettano
assieme i progetti delle opere e i luoghi, l'ambiente e il
paesaggio.
Rimaniamo attoniti di fronte a una Giunta e a un assessore che
intervengono in spregio ai principi della programmazione e del
buon governo del territorio, rinchiusi in una visione che fa
dell'emergenza e dell'occasionalità l'esclusivo punto di
riferimento dell'azione amministrativa. Così come riteniamo
incomprensibile il nuovo progetto dell'AV/AC, che l'assessore
Riccardi e Rfi hanno redatto in fretta e furia. Non ci limitiamo
a sostenere che questa ferrovia serve, in particolare per la
movimentazione delle merci: riteniamo che il progetto vada
rivisto migliorando le caratteristiche dell'opera nei territori e
nei luoghi coinvolti e, per questa ragione, proponiamo una cabina
di regia e un tavolo permanente per coinvolgere le istituzioni
locali e per fornire tutte le informazioni alla popolazione.
Se il mondo cambia e, con esso, i termini della produzione e del
trasferimento della merce, allora sono destinate a cambiare anche
le tradizionali strutture logistiche e industriali. Per esempio è
tempo di fare dell'Interporto Alpe-Adria e del Consorzio
industriale dell'Aussa-Corno un'unica piattaforma
logistico-industriale della Bassa friulana; ciò vale anche per il
Friuli Centrale, organizzando una piattaforma tra la
Ziu-Zau-scalo merci-distretto delle tecnologie, e per il porto di
Monfalcone, che esige chiarezza e una unica struttura.
Se la Regione è ferma, è nostra responsabilità farla viaggiare
velocemente stando dalla parte dei territori, dei cittadini e
delle imprese.