IDV: Agnola, riforma Comuni montani, si sta partorendo un topolino
(ACON) Trieste, 24 feb - COM/MPB - In merito alle audizioni
riguardanti sulla razionalizzazione e la semplificazione
dell'ordinamento locale in territorio montano, interviene il
consigliere regionale dell'Italia dei Valori Enio Agnola, che
nota come una norma che era stata presentata come una grande
riforma e che aveva richiesto il commissariamento delle Comunità
montane che avrà una durata di oltre due anni, alla fine si sta
rivelando come una correzione del modello delle vecchie Comunità
montane.
Quello che doveva essere un provvedimento che avrebbe dovuto fare
scuola anche per il resto degli altri Comuni della regione invece
è un'edizione riveduta e corretta di un ente di secondo grado con
una implementazione di funzioni tutta da decifrare.
Un provvedimento che richiede un percorso con i Comuni tutto da
costruire soprattutto in negli ambiti, come nel caso della
Comunità montana della Carnia, che vedono una dimensione di
parecchi comuni e dove si è rinunciato, di fatto, a qualsiasi
ambizione di semplificazione di comuni che anno una popolazione
vasta che determina l'impossibilità di qualsiasi esercizio di
attività di sviluppo di programmazione del futuro. Questo anche
per effetto di una condizione economica che vede gran parte dei
comuni montani privi di autentiche risorse disponibili per
effetto di trasferimenti non aggiornati e con i bilanci ingessati
dai mutui pluriennali.
Ci aspettavamo - continua Agnola - che i proclami elettorali in
termini di creazione di comuni di vallata potessero avviare quei
processi di ammodernamento e di programmazione che possono
trovare nella uniforme dimensione dell'ambito geografico (appunto
le vallate) dove si verificano le medesime condizioni
socioeconomiche, le medesime condizioni di prospettive di
sviluppo, le medesime condizioni di valorizzazione del
territorio, le stesse condizioni con le quali impostare le
strutture e le politiche della scuola. Tutte queste condizioni
devono trovare un unico contesto istituzionale dove si rinnovi
l'utile rapporto tra cittadino e amministratori e che crei le
condizioni, purtroppo sempre più difficili nei piccoli comuni,
per avere rappresentanze nelle istituzioni con capacità e
disponibilità adeguate alle sfide che attendono i territori
montani.
Inoltre, le norme proposte in termini di funzionamento di questi
organi producono profonde incertezze in ordine alla gestione
degli stessi, facendo balenare ipotesi di accentramenti che mal
si coniugano con le esigenze di autogoverno dei territori e di un
diretto rapporto tra cittadini e amministratori chiamati a
gestire le risorse che proprio da quei cittadini provengono.
Si sta andando - conclude Agnola - in senso contrario alla
visione autenticamente moderna che dovrebbe vedere in una logica
federalista l'istituzione legislativa dialogare direttamente con
gli enti locali che hanno i rapporti con i cittadini, ovviamente
in un sistema che dovrà vedere gli enti locali stessi riportati
in dimensioni geografiche e di popolazione tali di rappresentare
effettivamente contesti dove si possano fare vere politiche
socioeconomiche e di sviluppo. Quindi, con il superamento di enti
di secondo grado di dimensioni smisurate e con una profonda
rivalutazione del ruolo delle province unitamente a quelli dei
tanti enti che nei territori montani ancora insistono e che
procurano confusione, sovrapposizioni e oneri non trascurabili.