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IDV: Agnola, riforma Comuni montani, si sta partorendo un topolino

24.02.2011
17:32
(ACON) Trieste, 24 feb - COM/MPB - In merito alle audizioni riguardanti sulla razionalizzazione e la semplificazione dell'ordinamento locale in territorio montano, interviene il consigliere regionale dell'Italia dei Valori Enio Agnola, che nota come una norma che era stata presentata come una grande riforma e che aveva richiesto il commissariamento delle Comunità montane che avrà una durata di oltre due anni, alla fine si sta rivelando come una correzione del modello delle vecchie Comunità montane.

Quello che doveva essere un provvedimento che avrebbe dovuto fare scuola anche per il resto degli altri Comuni della regione invece è un'edizione riveduta e corretta di un ente di secondo grado con una implementazione di funzioni tutta da decifrare.

Un provvedimento che richiede un percorso con i Comuni tutto da costruire soprattutto in negli ambiti, come nel caso della Comunità montana della Carnia, che vedono una dimensione di parecchi comuni e dove si è rinunciato, di fatto, a qualsiasi ambizione di semplificazione di comuni che anno una popolazione vasta che determina l'impossibilità di qualsiasi esercizio di attività di sviluppo di programmazione del futuro. Questo anche per effetto di una condizione economica che vede gran parte dei comuni montani privi di autentiche risorse disponibili per effetto di trasferimenti non aggiornati e con i bilanci ingessati dai mutui pluriennali.

Ci aspettavamo - continua Agnola - che i proclami elettorali in termini di creazione di comuni di vallata potessero avviare quei processi di ammodernamento e di programmazione che possono trovare nella uniforme dimensione dell'ambito geografico (appunto le vallate) dove si verificano le medesime condizioni socioeconomiche, le medesime condizioni di prospettive di sviluppo, le medesime condizioni di valorizzazione del territorio, le stesse condizioni con le quali impostare le strutture e le politiche della scuola. Tutte queste condizioni devono trovare un unico contesto istituzionale dove si rinnovi l'utile rapporto tra cittadino e amministratori e che crei le condizioni, purtroppo sempre più difficili nei piccoli comuni, per avere rappresentanze nelle istituzioni con capacità e disponibilità adeguate alle sfide che attendono i territori montani.

Inoltre, le norme proposte in termini di funzionamento di questi organi producono profonde incertezze in ordine alla gestione degli stessi, facendo balenare ipotesi di accentramenti che mal si coniugano con le esigenze di autogoverno dei territori e di un diretto rapporto tra cittadini e amministratori chiamati a gestire le risorse che proprio da quei cittadini provengono.

Si sta andando - conclude Agnola - in senso contrario alla visione autenticamente moderna che dovrebbe vedere in una logica federalista l'istituzione legislativa dialogare direttamente con gli enti locali che hanno i rapporti con i cittadini, ovviamente in un sistema che dovrà vedere gli enti locali stessi riportati in dimensioni geografiche e di popolazione tali di rappresentare effettivamente contesti dove si possano fare vere politiche socioeconomiche e di sviluppo. Quindi, con il superamento di enti di secondo grado di dimensioni smisurate e con una profonda rivalutazione del ruolo delle province unitamente a quelli dei tanti enti che nei territori montani ancora insistono e che procurano confusione, sovrapposizioni e oneri non trascurabili.