CR: OGM, relatore di minoranza Venier Romano (6)
(ACON) Trieste, 29 mar - RC - È l'esponente dell'UDC Giorgio
Venier Romano, primo relatore di minoranza, a riaprire i lavori
parlando contro il progetto di legge n. 136 e in favore del n.
43, che lo vedeva primo firmatario con Roberto Asquini (Misto),
Paolo Ciani (Fli) e Roberto Marin (Pdl). È lui stesso a definirlo
un testo che si prefiggeva di normare la coesistenza, in regione,
fra l'agricoltura convenzionale, quella biologica e quella che
intende utilizzare organismi geneticamente modificati, o più
propriamente - ha detto il consigliere - geneticamente
migliorati, perché è a questo che lavorano da anni i genetisti di
tutto il mondo.
Venier Romano ha quindi voluto sgomberare il campo dagli equivoci
spiegando che le modifiche genetiche al mais, ad esempio, sono
finalizzate a ottenere una maggiore resistenza ad alcune malattie
e parassiti animali, consentendo così un uso minore di
fitofarmaci con un minore impatto ambientale delle coltivazioni e
una maggiore sanità del prodotto. Il risultato un tempo si
otteneva con l'incrocio di più varietà, due volte all'anno,
ottenendo così l'ibrido da coltivare, mentre oggi si ottiene
trasferendo in laboratorio una cellula, o più, da una varietà a
un'altra in tempo reale. Inoltre, si dice che chi coltiverà mais
OGM non potrà riprodurre nella propria azienda il seme da
coltivare nell'anno successivo, ma ciò avviene già da mezzo
secolo, poiché gli ibridi di mais non rigenerano sè stessi, né se
creati in laboratorio né se ottenuti attraverso gli incroci
varietali.
Il mio progetto di legge - ha aggiunto - era apparentemente
semplice e snello. Composto da pochi articoli, ma teneva conto
degli accordi mondiali sul commercio, delle normative europee e
statali, nonché di una sentenza della Corte costituzionale di tre
anni fa che attribuisce alle Regioni, e non allo Stato, la
potestà legislativa su come applicare il principio di
coesistenza, sancito dall'Unione europea, fra coltivazioni
convenzionali, biologiche e transgeniche.
Qualcuno si ricorda che anche nei prodotti tipici della nostra
regione sono presenti gli OGM, perché nella catena zootecnica del
prosciutto e del formaggio, attraverso i mangimi, entra la soia
che per il 90% è importata dall'estero e all'estero la stessa è
per il 90% OGM? - è la domanda provocatoria del relatore.
Questo Consiglio si accinge ad approvare in fretta e furia la
proposta n. 136 con l'unico scopo di vietare al mondo agricolo di
accedere a una nuova tecnologia utile sotto il profilo economico,
ambientale e sanitario. Il testo accolto a maggioranza dalla
Commissione mantiene il divieto assoluto di coltivare OGM sul
territorio regionale, come espresso dal comma 1 dell'articolo 2.
Il mio augurio - è la chiosa di Venier Romano - è che quest'Aula
almeno preveda che questo divieto decada nel momento in cui
saranno approvate le norme sulla coesistenza delle varie
tipologie colturali, poi costituisca un Comitato
tecnico-scientifico incaricato di stabilire le regole per tale
coesistenza. Penso che questo provvedimento, se approvato senza
modifiche sostanziali, sarà fatto oggetto di pesanti rilievi sia
dalla Corte Costituzionale, sia dalla Ue.
(segue)