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Citt: le proposte per ridurre i costi della politica

12.07.2011
15:22
(ACON) Trieste, 12 lug - COM/AB - È l'ora dei costi della politica. Da Roma a Trieste. Sarà la volta buona, o dopo l'ennesimo effetto-annuncio tutto resterà come prima? Diciamolo forte e chiaro: sarebbe insopportabile se prevalesse ancora una volta il bla bla inconcludente cui ci hanno abituato ormai da troppi anni. Insopportabile soprattutto nei confronti dei giovani con contratto a termine, dei lavoratori con contratto di solidarietà, in cassa integrazione o in mobilità, dei pensionati al minimo, dei senza casa e dei nuovi poveri prodotti dalla crisi economica.

Sin dalla scorsa legislatura e poi ancora in questa, i Cittadini hanno proposto al Consiglio regionale, con emendamenti e proposte di legge, un robusto, strutturale taglio ai costi della politica. Emendamenti bocciati o ritirati con la promessa dei partiti di mettersi attorno a un tavolo per decidere dove e come sforbiciare.

Così è stato con la proposta di tagliare del 10% gli stipendi dei consiglieri. Così con la proposta di ridurre il numero dei consiglieri regionali. Così anche sulla proposta di sganciare le indennità dei consiglieri da quella dei parlamentari finora rimaste lettera morta.

Il tavolo più volte promesso per discutere dei costi della politica non è mai partito. Tutto è rimasto come prima.

Di fronte ai tanti annunci di questi giorni, ricordiamo che porta la data del 23 settembre 2010 la proposta di legge depositata dal gruppo Cittadini-Libertà Civica che prevede:

1) un nuovo sistema di determinazione dell'indennità di presenza dei consiglieri regionali stabilendo che la misura della stessa non sia più stabilmente collegata a quella dei parlamentari ma venga, viceversa, deliberata dal Consiglio regionale con rivalutazione quinquennale in base all'indice ISTAT; 2) la modifica delle modalità di calcolo dell'indennità di fine mandato fissando il limite di dieci anni di esercizio del mandato elettivo ai fini del calcolo della stessa; 3) l'abrogazione dell'anticipazione dell'erogazione dell'indennità di fine mandato; 4) l'elevazione dell'età minima necessaria per il godimento del vitalizio, portandola dagli attuali 60 a 65 anni, disponendone l'applicabilità ai consiglieri in carica e a quelle cessati dal mandato; 5) la riforma della misura dell'assegno vitalizio fissandone il tetto massimo al 33,75 % dell'indennità mensile corrispondente a dieci anni di esercizio del mandato elettivo, in luogo dell'attuale importo massimo fissato al 55% dell'indennità stessa, prevedendone la rivalutazione a cadenza quinquennale in base all'indice ISTAT dei prezzi al consumo; 6) l'innalzamento da 30 a 48 del numero dei mesi di contribuzione minima per poter accedere ai versamenti volontari per maturare il diritto all'assegno vitalizio; 7) la cancellazione del collegamento del vitalizio con le indennità parlamentari; 8) la cancellazione dell'odiosa disparità introdotta nella legislazione regionale con il riconoscimento della reversibilità dell'assegno vitalizio anche nei confronti del convivente more uxorio del consigliere deceduto; 9) l'istituzione del fondo autonomo per la gestione del trattamento indennitario dei consiglieri regionali che esclude, con l'entrata in vigore della legge, ogni onere a carico del bilancio regionale nella gestione delle indennità di fine mandato e dei vitalizi; 10) la riduzione dell'importo degli assegni vitalizi, degli ex consiglieri e degli altri aventi diritto, nella misura del 10%; 11) la riduzione del 20% delle indennità spettanti al presidente del Consiglio regionale, al presidente della Regione e agli assessori regionali; 12) la cancellazione, a partire dalla prossima legislatura, del diritto all'assegno vitalizio degli assessori regionali non eletti consiglieri, ossia gli esterni.