Citt: le proposte per ridurre i costi della politica
(ACON) Trieste, 12 lug - COM/AB - È l'ora dei costi della
politica. Da Roma a Trieste. Sarà la volta buona, o dopo
l'ennesimo effetto-annuncio tutto resterà come prima? Diciamolo
forte e chiaro: sarebbe insopportabile se prevalesse ancora una
volta il bla bla inconcludente cui ci hanno abituato ormai da
troppi anni. Insopportabile soprattutto nei confronti dei giovani
con contratto a termine, dei lavoratori con contratto di
solidarietà, in cassa integrazione o in mobilità, dei pensionati
al minimo, dei senza casa e dei nuovi poveri prodotti dalla crisi
economica.
Sin dalla scorsa legislatura e poi ancora in questa, i Cittadini
hanno proposto al Consiglio regionale, con emendamenti e proposte
di legge, un robusto, strutturale taglio ai costi della politica.
Emendamenti bocciati o ritirati con la promessa dei partiti di
mettersi attorno a un tavolo per decidere dove e come
sforbiciare.
Così è stato con la proposta di tagliare del 10% gli stipendi dei
consiglieri. Così con la proposta di ridurre il numero dei
consiglieri regionali. Così anche sulla proposta di sganciare le
indennità dei consiglieri da quella dei parlamentari finora
rimaste lettera morta.
Il tavolo più volte promesso per discutere dei costi della
politica non è mai partito. Tutto è rimasto come prima.
Di fronte ai tanti annunci di questi giorni, ricordiamo che porta
la data del 23 settembre 2010 la proposta di legge depositata dal
gruppo Cittadini-Libertà Civica che prevede:
1) un nuovo sistema di determinazione dell'indennità di presenza
dei consiglieri regionali stabilendo che la misura della stessa
non sia più stabilmente collegata a quella dei parlamentari ma
venga, viceversa, deliberata dal Consiglio regionale con
rivalutazione quinquennale in base all'indice ISTAT;
2) la modifica delle modalità di calcolo dell'indennità di fine
mandato fissando il limite di dieci anni di esercizio del mandato
elettivo ai fini del calcolo della stessa;
3) l'abrogazione dell'anticipazione dell'erogazione
dell'indennità di fine mandato;
4) l'elevazione dell'età minima necessaria per il godimento del
vitalizio, portandola dagli attuali 60 a 65 anni, disponendone
l'applicabilità ai consiglieri in carica e a quelle cessati dal
mandato;
5) la riforma della misura dell'assegno vitalizio fissandone il
tetto massimo al 33,75 % dell'indennità mensile corrispondente a
dieci anni di esercizio del mandato elettivo, in luogo
dell'attuale importo massimo fissato al 55% dell'indennità
stessa, prevedendone la rivalutazione a cadenza quinquennale in
base all'indice ISTAT dei prezzi al consumo;
6) l'innalzamento da 30 a 48 del numero dei mesi di contribuzione
minima per poter accedere ai versamenti volontari per maturare il
diritto all'assegno vitalizio;
7) la cancellazione del collegamento del vitalizio con le
indennità parlamentari;
8) la cancellazione dell'odiosa disparità introdotta nella
legislazione regionale con il riconoscimento della reversibilità
dell'assegno vitalizio anche nei confronti del convivente more
uxorio del consigliere deceduto;
9) l'istituzione del fondo autonomo per la gestione del
trattamento indennitario dei consiglieri regionali che esclude,
con l'entrata in vigore della legge, ogni onere a carico del
bilancio regionale nella gestione delle indennità di fine mandato
e dei vitalizi;
10) la riduzione dell'importo degli assegni vitalizi, degli ex
consiglieri e degli altri aventi diritto, nella misura del 10%;
11) la riduzione del 20% delle indennità spettanti al presidente
del Consiglio regionale, al presidente della Regione e agli
assessori regionali;
12) la cancellazione, a partire dalla prossima legislatura, del
diritto all'assegno vitalizio degli assessori regionali non
eletti consiglieri, ossia gli esterni.