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PD/Idv: Menis e Agnola, legge cure palliative, una scatola vuota

13.07.2011
15:54
(ACON) Trieste, 13 lug - COM/AB - Non è stato facile scegliere di astenersi su un tema così delicato come quello che disciplina le cure palliative, ma la reticenza dell'assessore Kosic e la debolezza di alcuni passaggi del testo - che proprio in questi giorni vedrà la pubblicazione ufficiale - ci hanno convinto che fosse necessario dare un segnale forte. Commentano così la loro decisione i consiglieri regionali Paolo Menis (PD) ed Enio Agnola (Idv) il cui gesto, spiegano, non deriva da una volontà di distinguo, ma si pone come un atto di coerenza verso un percorso condiviso, fatto di ascolto e confronto con il territorio. Il testo licenziato poche settimane fa, fanno sapere in una nota congiunta i due consiglieri di opposizione, vede la luce in un contesto normativo nazionale già vincolante, come quello previsto dalla legge 38/2010, e con le esperienze territoriali già all'avanguardia, era quanto mai necessario che l'intervento regionale fosse veramente qualcosa di innovativo per poter rispondere in maniera diretta e concreta alle richieste dei pazienti, della famiglie e degli operatori. Per questo, sin dall'inizio abbiamo chiesto all'assessore di partire dalla fine, cioè dal capitolo delle risorse, elemento imprescindibile per affrontare i due nodi fondamentali sui quali gli operatori ci avevano chiesto la massima attenzione ovvero la formazione degli operatori e l'organizzazione del servizio. Alle nostre ripetute richieste di conoscere l'entità degli stanziamenti Kosic ha opposto un'assordante silenzio e non è un caso che la norma finanziaria parli di oneri meramente eventuali. Senza questa necessaria premessa ci siamo legittimamente chiesti come sarà possibile affrontare il tema della formazione. Data la complessità professionale e umana dell'argomento, siamo infatti convinti che un percorso specifico in questo senso sia fondamentale, addirittura strategico, sia nei confronti degli operatori (medici di base, medici ospedalieri, infermieri, psicologi, terapisti) che verso le famiglie e il mondo del volontariato che tanto si spende in questo ambito. Stando così le cose invece, nulla di tutto questo sarà possibile. Nella legge si parla anche di rete delle cure palliative (all'articolo 6), ma non sono previsti quegli investimenti che invece sarebbero necessari per garantire uniformità territoriale nei vari distretti socio-sanitari, l'unica soluzione che permetterebbe di arrivare a un'omogeneità dell'assistenza, assicurando ovunque equipe preparate e ben strutturate in tutti i profili professionali richiesti e con un coordinatore per azienda o per area vasta. Successivamente, e in più occasioni, abbiamo cercato di richiamare l'attenzione dei relatori sui tanti aspetti, apparentemente marginali, ma in realtà centrali, in un testo che tocca da vicino i grandi temi etici come quello della dignità della vita. Si è discusso poco, e troppo superficialmente, di che cosa sia ad esempio la sofferenza, senza considerare, al di là del dato medico scientifico, quanto ne resti coinvolta la dignità della persona e come sia necessario intervenire per far fronte a questo aspetto senza limitarsi alla semplice risposta fisica assicurata dai farmaci. Troppo in ombra è rimasto il ruolo della famiglia, il cui percorso, nell'assistenza di un malato, è prima di tutto psicologico, e come tale va affrontato e gestito.

Infine, il ruolo dell'Hospice, la sua struttura e la sua collocazione. Un altro aspetto che meritava, sicuramente, un approfondimento, per comprendere come esso venga percepito, soprattutto sul piano psicologico, aprendo un confronto il cui svolgimento sarebbe stato sicuramente utile risolvere i vari problemi relativi all'approccio psicologico dell'accesso alle cure palliative. Purtroppo così non è stato e tutti i nostri appelli sono rimasti inascoltati finendo per dare vita a quella che abbiamo definito una scatola vuota, una legge tecnicamente e formalmente corretta, ma priva di reali contenuti innovativi e priva dei fondi necessari a dare un sostegno effettivo a coloro che hanno necessità di ricorrere alle cure palliative.