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III Comm: illustrati due pdl su accesso prestazioni sociali

14.09.2011
14:06
(ACON) Trieste, 14 set - MPB - La III Commissione consiliare regionale, presieduta da Giorgio Venier Romano (UDC), ha ascoltato l'illustrazione di due progetti di legge, uno di iniziativa della Giunta (che sarà adottato come testo base) in materia di accesso alle prestazioni sociali, e l'altro di iniziativa delle opposizioni, primo firmatario Franco Codega (PD), concernente norme per la tutela dei principi di solidarietà, eguaglianza, accesso ai servizi di assistenza sociale, nonché del buon andamento e dell'imparzialità dell'amministrazione.

Il disegno di legge, illustrato dall'assessore Roberto Molinaro, si propone - in 11 articoli - di adeguare ai principi del diritto Comunitario la legislazione regionale riguardante l'accesso a talune prestazioni sociali.

Attualmente, occorre una prolungata residenza o lo svolgimento di attività lavorativa sul territorio nazionale e regionale per beneficiare degli interventi socio-assistenziali. Anche se non espressamente prevista la cittadinanza, il fatto che siano stati introdotti criteri legati a una residenza estremamente prolungata in regione dà origine indirettamente a condizioni di favore nei confronti di quanti più facilmente possono soddisfare quei criteri, ovvero i cittadini italiani residenti nel territorio regionale, a scapito dei persone di differente nazionalità. Ne deriva una discriminazione illegittima, in contrasto con l'art. 12 del Trattato sulla Comunità europea e con la normativa comunitaria e nazionale da esso discendente.

Così, nel ddl sono state abrogate le disposizioni che prevedono norme di favore sia a vantaggio dei corregionali all'estero o ai loro discendenti che abbiano ristabilito la residenza in regione, sia degli appartenenti alle Forze armate o alle Forze di polizia, perché in contrasto col principio comunitario di non discriminazione.

Per quanto riguarda l'individuazione dei destinatari degli interventi sociali, la modifica dei testi legislativi si è orientata principalmente verso categorie di soggetti extracomunitari "protetti" e prevedono i familiari di cittadini comunitari, i titolari di permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo, i rifugiati o titolari di protezione sussidiaria. Per assicurare la medesima considerazione a tutti gli stranieri residenti nel territorio regionale in possesso del requisito soddisfatto dai lungamente soggiornanti, viene estesa anche a loro la fruizione dei medesimi benefici, operando, di fatto, un ampliamento della normativa comunitaria.

Per tutte le categorie di soggetti ammessi ai benefici è comunque previsto l'obbligo di residenza in Friuli Venezia Giulia per un periodo di almeno 24 mesi per garantire un minimo radicamento sul territorio regionale, in considerazione anche delle limitate risorse finanziarie disponibili, che impongono di selezionare i destinatari degli interventi.

Questo periodo, uguale per tutte le categorie ammesse ai benefici, senza distinzione tra cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari, oltre a rendere omogenei i requisiti di residenza per tutte le prestazioni sociali toccate dall'intervento legislativo, consente alle Amministrazioni locali di semplificare l'applicazione delle norme. Quanto agli articoli, da sottolineare l'eliminazione, al 2, del requisito della cittadinanza comunitaria unitamente a quello della residenza in regione da almeno 36 mesi per accedere agli interventi del fondo di solidarietà sociale, prevedendo invece quale requisito ulteriore l'appartenenza ad una delle categorie "protette"; al 3 del requisito di residenza almeno decennale in Italia e almeno quinquennale in regione per l'accesso alle prestazioni relative al bonus bebè; al 4 del requisito della residenza in Italia da almeno otto anni, di cui uno in regione per l'accesso alla carta famiglia; al 5 dei criteri di priorità degli interventi a favore dei soggetti residenti in Italia da almeno otto anni, di cui uno in regione, inserendo invece le categorie destinatarie degli interventi. Gli articoli 6 e 7 apportano invece modifiche alla legge regionale 6/2003 concernente interventi in materia di edilizia residenziale pubblica: eliminato il requisito della residenza in Italia da almeno 10 anni ovvero dello svolgimento di attività lavorativa per il medesimo periodo, previsto per l'accesso agli interventi di edilizia convenzionata, agevolata e di sostegno alle locazioni, e sostituito dall'appartenenza a una delle categorie già precedentemente indicate; allo stesso modo, eliminato il requisito della residenza in Italia (o dello svolgimento di attività lavorativa) per un periodo di 10 anni, di cui 5 in regione, per l'accesso all'assegnazione di alloggi di edilizia sovvenzionata, inserendo invece la necessità dell'appartenenza a una delle categorie individuate. L'articolo 8 elimina dalla legge relativa al diritto allo studio la necessità della residenza (o dell'attività lavorativa) da almeno 5 anni sul territorio nazionale di cui 1 in regione, per i genitori degli alunni, iscritti a scuole non statali, che intendano accedere ai benefici previsti dalla legge, prevedendo anche in questo caso l'appartenenza invece a una delle categorie protette.

La proposta di legge presentata da Franco Codega (PD) assieme ai collegi Moretton, Lupieri, Menis, Menosso, e ai consiglieri Colussi e Corazza (Cittadini), Kocjiancic e Antonaz (SA-PRC), Pustetto (SA-SEL) e Agnola (Idv) contiene norme per tutelare i principi di solidarietà, eguaglianza e accesso ai servizi di assistenza sociale affrontando i temi dell'immigrazione e dei problemi relativi all'integrazione e all'accoglienza.

La nostra regione aveva risposto in proposito con la legge n. 5 del 2005, ma l'attuale maggioranza di centrodestra l'ha abrogata nella sessione di assestamento di bilancio del 2008 - ha ricordato Codega richiamando i successivi interventi legislativi del Consiglio per porre delle condizioni di accesso al sistema dei servizi sociali che, basandosi sui requisiti di una residenza più o meno prolungata nel nostro Paese o nella nostra regione, di fatto discriminava fortemente questi nuovi cittadini. Così, con 9 articoli, in pratica vengono eliminate dalle diverse leggi di settore i requisiti di lunga residenza richiesti. Il tutto si armonizza con quanto il Consiglio regionale ha già deliberato in sede di assestamento di bilancio 2010 prevedendo l'accesso al sistema integrato dei servizi a tutti gli immigrati anche extracomunitari in possesso del permesso di soggiorno di almeno 1 anno.

L'opposizione avrebbe voluto che i due testi fossero trattati da un Comitato ristretto, ma l'assessore si è opposto e a maggioranza si è stabilito che il ddl della Giunta diventi, come detto, testo base per l'esame e quello dell'opposizione sia trasformato in emendamenti agli articoli.

(immagini tv)