CR: ddl Unioni Comuni montani, relatore maggioranza Salvador (4)
(ACON) Trieste, 29 set - MPB - Obiettivo principale del disegno
di legge è sopperire all'inadeguatezza organizzativa dei piccoli
Comuni attraverso l'istituzione delle Unioni montane, secondo il
modello istituzionale di governare non su, bensì con le comunità
e il territorio, nella prospettiva di una Regione leggera che
attui il principio di sussidiarietà, obiettivo da raggiungere
mediante un insieme di determinazioni legislative e
amministrative, in gran parte ancora da porre in essere.
Ha inquadrato così, il relatore di maggioranza Maurizio Salvador
(UDC), ricostruendo anche i vari passaggi che hanno preceduto la
predisposizione del ddl in discussione. La questione dei piccoli
Comuni - sia di montagna che di pianura - costituisce da sempre
uno dei problemi più rilevanti dell'amministrazione pubblica, ma
affrontare la questione solo nell'ottica del contenimento della
spesa sarebbe fuorviante - ha avvertito Salvador ribadendo che il
ddl rappresenta un primo passo nella riforma dell'intero impianto
delle Autonomie locali della regione, discusso tra l'altro in un
momento particolare segnato dalla manovra finanziara nazionale e
dall'annuncio di misure in materia di autonomie locali.
Da qui l'esigenza - per Salvador - di affrontare la questione in
modo complessivo e non solamente per la parte riguardante la
montagna. L'associazionismo, e non la soppressione dei Comuni,
rappresenta lo strumento essenziale per difendere il ruolo
storico dei piccoli Comuni. Non si tratta soltanto di ricercare
la dimensione ottimale per l'esercizio di funzioni specifiche,
perché una dimensione può essere variabile secondo le funzioni di
volta in volta prese in esame, ma della possibilità dei Comuni di
continuare a svolgere il loro ruolo storico di presidio primo e
ultimo sul territorio, a difesa e rappresentanza delle rispettive
comunità.
Per questo è importante fissare un solido parametro che riconosca
ai Comuni le funzioni fondamentali che devono continuare a
svolgere e destinare altrove altre funzioni amministrative e di
servizio che non possono essere svolte in una piccola dimensione
comunale. Questa, in altre parole è la condizione affinché i
Comuni possano continuare a svolgere, anche della realtà che sta
cambiando, la propria funzione tradizionale e storica. Nella
misura in cui sapranno associarsi adeguatamente, i Comuni
potranno avere la capacità di ottenere altre funzioni dallo Stato
e dalla Regione.
Per Salvador, poi, appare improbabile che gli adattamenti chiesti
per i Comuni di montagna non debbano avvenire anche nei Comuni di
pianura. Anzi, in tempi brevi la questione andrà affrontata anche
per il resto della regione.
Quanto ai contenuti del disegno di legge, fra i punti toccati dal
relatore c'è l'esigenza di immaginare un Ente intermedio che,
oltre alla gestione associata dei servizi, sia il riferimento per
le politiche di sviluppo territoriale; di riflettere se rispetto
alla gestione associata obbligatoria non sia preferibile
introdurre il concetto della gestione coordinata dei servizi
pubblici locali, mentre nella definizione delle funzioni va
peraltro rafforzato il principio della unicità delle competenze.
Infine, il nuovo quadro normativo non può non affrontare
l'essenziale tema della finanza e dei trasferimenti, prevedendo
per il sistema montano delle forme di garanzia per l'entità dei
trasferimenti stessi e tali da valorizzare la responsabilità
degli Enti locali, puntando a un superamento dei finanziamenti di
scopo e al raggiungimento di un quadro di autodeterminazione
complessiva della spesa.
(segue)