Pdl: Camber, il ritorno del MinCulPop
(ACON) Trieste, 04 ott - COM/RC - "Pensavo che il MinCulPop
(ministero del Regno d'Italia col compito di controllo e
organizzazione della propaganda del fascismo) non esistesse più,
invece talvolta sembra riapparire". È quanto ha dichiarato il
consigliere regionale del Pdl Piero Camber dopo aver sentito la
risposta a una sua interrogazione, in Aula, dell'assessore
Roberto Molinaro circa il non proseguimento di un corso
facoltativo di pianoforte presso l'istituto Carducci di Trieste,
rivolto anche a studenti disabili e con difficoltà di
apprendimento.
Camber, che è presidente della VI Commissione consiliare Cultura
e Istruzione, era stato sollecitato a far intervenire la Giunta
da alcuni genitori di questi ragazzi affinché l'Ufficio
scolastico regionale (USR) lasciasse la cattedra di strumento
facoltativo almeno per un'ora alla settimana all'indirizzo
socio-psico-pedagogico del Carducci, oltretutto come richiesto
dalla scuola stessa, trovatasi con appena mezz'ora di lezione
alla settimana come proposto dall'Ufficio scolastico provinciale
(USP).
La lettera in risposta al quesito dell'assessore regionale per
mio conto - fa sapere Camber - firmata dal direttore generale
dell'USR, si presenta subito senza equivoci: "Premesso che
l'interrogazione a risposta immediata presentata dal sig. Camber
esorbita il limite delle competenze regionali
". Poi continua
giustificando le scelte dell'USP che avrebbe operato
correttamente, privilegiando le materie di insegnamento
curriculari rispetto alle discipline facoltative.
A questo punto - riflette sempre il consigliere di maggioranza -
il terzo capoverso: "Questo Ufficio stigmatizza la ingiustificata
ingerenza del sig. Camber nell'ambito di attività e procedimenti
che esulano da qualsiasi tipo di competenza di tipo regionale.
Pertanto anche l'intervento dell'assessore regionale
all'Istruzione non si vede a quale intento sia stato invocato".
La frase, per Camber, si commenta da sé. Tuttavia l'esponente del
Pdl ci tiene a sottolineare che quando si è a capo di
un'istituzione pubblica, si è sottoposti ai solleciti,
sicuramente non offensivi, di qualsiasi cittadino, a maggior
ragione dell'assessore regionale preposto, tra le altre cose,
all'istruzione. In secondo luogo, se si pensa di sottrarsi alla
normale facoltà di sindacato ispettivo di un rappresentante della
gente, eletto in un ente pubblico come la Regione, allora non si
è compresa la misura del proprio ruolo.