News


PD: Menis, non chiudere il Centro regionale trapianti

07.10.2011
15:02
(ACON) Trieste, 7 ott - COM/RC - Manca davvero poco a che la chiusura del Centro regionale trapianti di fegato possa divenire una drammatica realtà, ma questo non ci esime dal perseverare nel nostro impegno per trovare una soluzione che possa salvarlo. A pensarla così è Paolo Menis, il consigliere del PD che segue da diverso tempo le vicende del Centro e si è fatto promotore di svariate interrogazioni sull'argomento alla Giunta Tondo.

È evidente che il problema di fondo risiede nei meccanismi per l'elezione del suo nuovo direttore - ha fatto sapere Menis. La Regione, infatti, è legata all'Università di Udine da una convenzione che prevede il raggiungimento di un'intesa su questa nomina. Tuttavia i fatti hanno dimostrato l'inadeguatezza di questa soluzione, che dunque va ripensata.

Per l'esponente del PD, un'ipotesi su cui lavorare potrebbe essere quella di dare mandato al direttore dell'Azienda ospedaliera universitaria di Udine di riorganizzare il sistema complessivo di governo del Centro e predisporre le condizioni per il suo completo trasferimento all'interno dell'ospedale del capoluogo friulano. Una soluzione che potrebbe essere sostitutiva dell'attuale modello gestionale, oppure suppletiva, pronta cioè ad attivarsi nel caso perdurasse, oltre un certo termine, la situazione di stallo alla quale stiamo assistendo.

Obiettivo comune - rimarca Menis - dev'essere quello di lavorare per salvare il Centro. Un dato su tutti, per avvalorare questa riflessione, deriva dai costi di una sua eventuale chiusura. Se effettivamente ciò dovesse avvenire, i trapianti dei nostri cittadini sanno dirottati presso altre strutture (in particolare Padova, Ancona, Torino, Milano) con un costo a paziente che si aggira intorno ai 200.000 euro. A tanto ammonta, infatti, la spesa per una simile operazione se vi comprendiamo anche gli oneri derivanti dalle terapie e le visite di controllo che dovranno essere eseguite fuori Regione. Senza contare il disagio per i pazienti ma soprattutto, sul piano politico, l'amarezza e l'umiliazione di vedere andare in fumo il lavoro di tanti professionisti, volontari e associazioni che in questi anni avevano costruito un tassello dell'eccellenza del sistema sanitario regionale.