PD: Menis, non chiudere il Centro regionale trapianti
(ACON) Trieste, 7 ott - COM/RC - Manca davvero poco a che la
chiusura del Centro regionale trapianti di fegato possa divenire
una drammatica realtà, ma questo non ci esime dal perseverare nel
nostro impegno per trovare una soluzione che possa salvarlo. A
pensarla così è Paolo Menis, il consigliere del PD che segue da
diverso tempo le vicende del Centro e si è fatto promotore di
svariate interrogazioni sull'argomento alla Giunta Tondo.
È evidente che il problema di fondo risiede nei meccanismi per
l'elezione del suo nuovo direttore - ha fatto sapere Menis. La
Regione, infatti, è legata all'Università di Udine da una
convenzione che prevede il raggiungimento di un'intesa su questa
nomina. Tuttavia i fatti hanno dimostrato l'inadeguatezza di
questa soluzione, che dunque va ripensata.
Per l'esponente del PD, un'ipotesi su cui lavorare potrebbe
essere quella di dare mandato al direttore dell'Azienda
ospedaliera universitaria di Udine di riorganizzare il sistema
complessivo di governo del Centro e predisporre le condizioni per
il suo completo trasferimento all'interno dell'ospedale del
capoluogo friulano. Una soluzione che potrebbe essere sostitutiva
dell'attuale modello gestionale, oppure suppletiva, pronta cioè
ad attivarsi nel caso perdurasse, oltre un certo termine, la
situazione di stallo alla quale stiamo assistendo.
Obiettivo comune - rimarca Menis - dev'essere quello di lavorare
per salvare il Centro. Un dato su tutti, per avvalorare questa
riflessione, deriva dai costi di una sua eventuale chiusura. Se
effettivamente ciò dovesse avvenire, i trapianti dei nostri
cittadini sanno dirottati presso altre strutture (in particolare
Padova, Ancona, Torino, Milano) con un costo a paziente che si
aggira intorno ai 200.000 euro. A tanto ammonta, infatti, la
spesa per una simile operazione se vi comprendiamo anche gli
oneri derivanti dalle terapie e le visite di controllo che
dovranno essere eseguite fuori Regione. Senza contare il disagio
per i pazienti ma soprattutto, sul piano politico, l'amarezza e
l'umiliazione di vedere andare in fumo il lavoro di tanti
professionisti, volontari e associazioni che in questi anni
avevano costruito un tassello dell'eccellenza del sistema
sanitario regionale.