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III Comm: audizioni sindacati gestione sanità

12.10.2011
17:41
(ACON) Trieste, 11 ott - RC - Richiesta di audizione alla III Commissione consiliare presieduta da Giorgio Venier Romano (UDC), da parte di alcune sigle sindacali che hanno chiesto di esporre le proprie preoccupazioni e opinioni quanto alla situazione gestionale della sanità e dell'assistenza regionale.

Distinguo a parte, su tre punti gli interloquiti hanno concordato: il Sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia, pur migliorabile come ogni altra cosa, è tra i più qualificati a livello internazionale e risponde ai fabbisogni della popolazione; sarebbe assolutamente apprezzabile se per il 2012 si garantissero le stesse risorse del 2011 al settore sanitario perché la crisi non lo risparmierà; gli incontri con la Direzione regionale della Salute e l'assessore referente dovrebbero essere più sistematici: non avvengono in maniera continuativa mentre si sente l'esigenza di discutere le linee guida del settore con la Regione e il suo presidente.

Su questo punto l'assessore Kosic, nel suo breve prendere parte ai lavori della Commissione, ha preannunciato un tavolo tecnico che sarà avviato la prossima settimana, ovvero si sono attese le dichiarazioni programmatiche del presidente Tondo prima di convocarlo.

Da parte della CISL, la certezza che l'incremento a cui ci eravamo abituati sarà improponibile in futuro; bisogna agire con un Piano di razionalizzazione della spesa da destinare al potenziamento delle attività socio-assistenziali sul territorio.

Per CAPLA (che ha rappresentato pensionati, agricoltori, commercianti e artigiani) il Piano di zona non è positivo, i presidenti degli ambiti segnalano un ritardo nell'avere le linee guida, si sono persi due anni di programmazione del territorio, c'è ritardo nella classificazione delle case di riposo e la Regione dovrebbe intervenire di più sulle rette, ci vuole più collaborazione da parte dei medici di base.

La Federazione sindacati indipendenti (FSI/USAE) ha affermato di non avere pregiudiziali sull'Azienda sanitaria unica, ma non è stata data nessuna informazione riguardo agli ambiti territoriali in cui sarà suddivisa tale Azienda ai fini del rapporto con i sindaci in tema di assistenza sociale e significa decretare il fallimento delle aree vaste. Se significa risparmio, è vero che si passerà da 18 figure dirigenziali a 3, ma poi quanti saranno i dirigenti degli ambiti e quanti saranno gli ambiti stessi? Il personale complessivamente addetto alla sanità dovrebbe essere implementato; quello che dovrà essere impiegato negli ambulatori dedicati ai "codici bianchi" all'interno dei pronto soccorsi dovrà avere il medesimo contesto contrattuale.

UGL ha lamentato la poca chiarezza sulle linee guida della riforma, della riduzione dei costi e del risanamento; ha quindi criticato la creazione di un'unica ASS pensando che possa portare il miglioramento dei servizi all'utenza, mentre sono tanti i dubbi, dalla dotazione del personale al risparmio in termini di strutture.

La Confederazione dei sindacati autonomi (CONFSAL), all'opposto, si è detta favorevole per l'Ass unica e dunque per la semplificazione dei vertici della sanità; il numero degli ospedali va ridotto, gli ospedali di rete vanno ridotti e trasformati gli altri; manca la collaborazione dei medici di base che dovrebbero essere coinvolti anche per i codici bianchi dei pronto soccorsi.

Ad approfittare della presenza dei rappresentanti sindacali per fare chiarezza sugli effettivi bisogni della popolazione, i consigliere del PD Franco Codega e Annamaria Menosso, che hanno chiesto se è reale affermare che c'è carenza di personale (anche visto che l'assessore Kosic dice che dal 2003 è aumentato); se ci sono sperequazioni territoriali, ovvero se in alcune zone si garantisce più offerta oppure no; se è il caso di spendere 400 milioni di euro per fare ospedali nuovi a Pordenone e Trieste quando c'è un problema di scarsità di risorse e forse si può pensare solo a mettere in sicurezza l'esistente; se abbiamo uno dei migliori SSR perché riformarlo; se il Fondo per l'autonomia possibile dà risposte che il vecchio sistema non dava; se i distretti sono troppi o semplicemente non sono organizzati bene e dovrebbero essere più autonomi; che cosa si deve fare per le rette delle case di riposo.

Ma anche il consigliere della Lega Nord Ugo De Mattia ha colto l'occasione per chiedere quello che, a suo dire, è il grande quesito di questi giorni: l'azienda unica darà certezze ai cittadini?, porterà risparmi o no?

Le scelte politiche non attengono ai sindacati - è stata la risposta. Noi aspettiamo, e ribadiamo: senza pregiudizi, di sapere dalla Regione quali saranno le linee di intervento. Bisogna riformare il SSR per poterne mantenere alto il livello qualitativo. La gestione del Fondo per l'autonomia possibile dovrebbe essere più trasparente perché non è uguale in tutto il territorio. Quanto alla carenza di personale, il problema esiste perché il lavoro non è equamente distribuito nei diversi reparti ma anche tra ospedale e ospedale.

(immagini tv)