Pdl: Colautti, non al razzismo alimentare
(ACON) Trieste, 13 ott - COM/AB - "Il razzismo alimentare
propagandato in questi giorni si colloca fuori dalla storia, non
soltanto perchè viviamo in un mondo globale, ma soprattutto
perchè la crescita e l'arricchimento passano attraverso il
necessario e ineludibile incontro/confronto con altre culture e
altre realtà storico-geografiche la cui espressione è veicolata
anche attraverso il cibo".
Il consigliere regionale del Pdl Alessandro Colautti è categorico
e lancia un preciso messaggio a chi vorrebbe mettere la briglia
agli alimenti etnico-stranieri in Friuli Venezia Giulia per
soffiare sul fuoco di un nuovo atteggiamento discriminatorio
basato sulla scelta dei cibi ammessi e non ammessi. "Questo non è
accettabile", taglia corto.
Al primo posto, certamente, "dobbiamo porre la difesa e la
valorizzazione delle nostre tipicità regionali, ma questo non
entra in contrapposizione con la coesistenza di locali etnici e
di proposte alimentari provenienti da altre culture", spiega
Colautti. In un'era in cui Internet rappresenta la possibilità
stessa di far conoscere, ad esempio, nostre specialità e prodotti
di nicchia grazie all'utilizzo della Rete, abbattendo così i
costi della filiera commerciale tradizionale non sostenibili da
microrealtà seppur d'eccellenza, "è anacronistico supporre di
voler eliminare ciò che rappresenta un surplus di conoscenze
alimentari non nostrane, dal momento che anche noi vogliamo che
il nostro frico si mangi a Londra".
Semmai, "il vero problema da porre all'attenzione della politica,
anziché sterili e puerili polemiche antelucane - spiega il
consigliere regionale del Pdl - è inerente alla sicurezza
alimentare, una questione che riguarda tutti i cibi, anche i
nostri, ma si presenta con maggiore problematicità per gli
alimenti etnici forse perchè, non essendo a km 0 o comunque a
filiera corta, sono più esposti ai rischi di una filiera lunga e
di modalità di conservazione e trasporto dai Paesi originari che
non sempre garantiscono l'integrità e la buona tenuta
dell'alimento".
Colautti intende dunque richiamare l'interesse della politica
regionale sul nodo della sicurezza dell'alimento, assieme alla
garanzia della provenienza del cibo: "Penso ai pomodori cinesi e
ai tripli e quadrupli concentrati di sugo che poi arrivano da noi
e vengono spacciati come made in Italy: queste pratiche vanno
combattute. Il consumatore deve sapere da dove arriva un prodotto
ed essere tutelato nel suo consumo nella misura in cui sono state
rispettate le regole di produzione e conservazione, anche per gli
alimenti a filiera lunga originari di Paesi stranieri".