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PD: Menis, liste d'attesa, difendere sanità pubblica

01.11.2011
16:35
(ACON) Trieste, 1 nov - COM/MPB - "Basta rileggersi i resoconti d'Aula di un anno fa per capire che l'atteggiamento della maggioranza verso il problema delle liste d'attesa non è cambiato. Di fronte a una manifesta inadeguatezza nell'affrontarlo, esso viene volutamente strumentalizzato per favorire l'ingresso dei privati".

Questa l'opinione del consigliere del PD Paolo Menis all'indomani della proposta del collega del Gruppo Misto Roberto Asquini che rilancia l'idea di abbassare ulteriormente i tempi massimi per l'erogazione di alcune prestazioni sanitarie e favorire così i cittadini a rivolgersi a strutture private e avere il relativo rimborso per quelle prestazioni ottenute fuori dai tempi previsti.

"Una soluzione inaccettabile, secondo Menis, priva di qualsiasi efficacia economica perché comunque le prestazioni sarebbero pagate con i soldi dei contribuenti, il cui solo risultato sarebbe quello di drenare ulteriori risorse dalla sanità pubblica in favore di quella privata. Quanto accade è l'ulteriore conferma della complessità di un problema che non si risolve con leggi spot ma con una programmazione di lungo periodo in grado di agire sulle cause di questo fenomeno.

"La realtà - spiega Menis - è che la soluzione in grado di garantire, in prospettiva, un contenimento delle liste d'attesa è l'esatto opposto di quanto proposto da Asquini. Invece che nel privato è necessario investire sulle strutture pubbliche per dotarle di quelle attrezzature diagnostiche che chiedono da tempo, invece che autorizzare le stesse ai privati.

"Parallelamente è necessario implementare l'attività di informazione e di prevenzione sul territorio e lavorare sull'appropriatezza delle prestazioni. Su quest'ultimo aspetto, in particolare, è fondamentale il coinvolgimento dei medici di base. Il trend di crescita degli esami, infatti - conclude il consigliere - è in costante aumento, così come la percentuale di referti negativi il che sta a significare che vi è un eccesso di domanda di prestazioni diagnostiche più che una carenza dell'offerta".