PD: Pupulin, cosa comporta ridurre l'IRAP regionale
(ACON) Trieste, 2 nov - COM/RC - Riduzione dell'IRAP nelle
critiche del consigliere regionale del PD Paolo Pupulin al
presidente della Regione, Renzo Tondo, che il tre anni e mezzo di
legislatura non sarebbe stato all'altezza degli impegni
programmatici assunti in campagna elettorale.
In tempo di vacche magre - fa presente il consigliere di
opposizione - viene al pettine lo scambio improvvido tra una
riduzione generalizzata dell'IRAP e i tagli compensativi ad altri
capitoli della spesa regionale. Il versante più probabile, per
Pupulin, è quello dei finanziamenti alle imprese, in particolare
ai fondi di rotazione o al sostegno alle attività di innovazione
e ricerca, che però sono indispensabili per elevare la capacità
di competere in un mercato sempre più allargato e difficile.
L'impostazione, per l'esponente del PD, è sbagliata e soprattutto
ingiusta: sbagliata perché non selettiva e non funzionale a una
crescita qualitativa del nostro sistema d'impresa, costretto
com'è a competere in mercati che vedono protagonisti imprese e
Paesi che godono di costi del lavoro e spesso anche delle materie
prime inferiori ai nostri; ingiusta perché la gran parte della
riduzione IRAP regionale finirà nelle tasche delle imprese grandi
(che però devono essere in grado da sole di trovare la forza per
uscire dalle difficoltà, non a spese dei mancati o di ridotti
trasferimenti alle imprese medie e piccole) e del sistema
finanziario.
Non tiene la giustificazione - prosegue Pupulin - che la
riduzione IRAP diverrebbe un incentivo a privilegiare il
territorio del Friuli Venezia Giulia negli investimenti nuovi da
parte di imprese extra regionali. Unica motivazione plausibile
del taglio resta il disarmo di fronte a un'impegnativa opera di
sburocratizzazione e di semplificazione legislativa e
regolamentare, tante volte evocata ma nei fatti mai affrontata
con la dovuta determinazione.
E anche fosse che, con qualche miracolo finanziario, si riuscisse
a non danneggiare le PMI, per il consigliere non mancherebbero
capitoli di spesa sacrificati dalla riduzione delle entrate.
Minori risorse che, fatalmente, finiranno con ridimensionare i
servizi pubblici o a farli pagare di più ai cittadini.