PD: Lupieri, rivedere la rete ospedaliera regionale
(ACON) Trieste, 4 nov - COM/RC - Parlare di Azienda sanitaria
regionale unica con numero ridotto di distretti, o parlare di una
Azienda sanitaria per area vasta, o voler ricomporre a livello
locale l'Azienda ospedaliera con quella sanitaria, per il
consigliere regionale Sergio Lupieri è tutto vero, ma non risolve
quello che è il tema centrale della sanità, costituito sulla
mancanza di scelte politiche sugli ospedali di rete.
Per l'esponente del PD, il riordino del Servizio sanitario
regionale non può prescindere dal decidere cosa si vuol fare
degli ospedali di rete, dando così attuazione alla legge
regionale n. 13 del 1995, di fatto mai compiutamente realizzata.
Una legge che definisce ospedale sicuro solo quello provvisto di
funzione medica, chirurgico-ortopedica, ostetrico-ginecologica e
di emergenza, lasciando poi l'alta specialità alle due Aziende
ospedal-universitarie di Trieste e Udine.
Il problema reale - afferma Lupieri - è decidere politicamente
quanti ne servono in Regione e quindi potenziarne al limite
alcuni o riconvertirne altri ad attività più territoriali. In un
momento in cui si richiedono sacrifici a tutti i settori, non è
pensabile non chiederlo anche alla sanità, ma certamente non al
territorio perchè non possiamo ridurre ad esempio l'assistenza
domiciliare, mentre è politicamente doveroso garantire servizi
ospedalieri con strutture dove il cittadino possa recarsi con
fiducia e sicurezza.
Non è quindi pensabile parlare di riforma sanitaria se non si
mette mano alla LR 13, definendo chi fa cosa e prendendo quelle
decisioni politiche che oggi non sono più procrastinabili. Se
economie sono necessarie, queste devono avvenire con una seria
razionalizzazione e programmazione di funzioni e strutture, e non
andando a ridurre servizi di assistenza quando cresce la domanda
con l'aumentare dell'età. Il presidente della Regione Renzo Tondo
non può sottrarsi al problema reale della sanità costituito dalla
rete ospedaliera, e non mettendo mano alla sua revisione rischia
di fare danni e demagogia.