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PD: Lupieri, rivedere la rete ospedaliera regionale

04.11.2011
12:08
(ACON) Trieste, 4 nov - COM/RC - Parlare di Azienda sanitaria regionale unica con numero ridotto di distretti, o parlare di una Azienda sanitaria per area vasta, o voler ricomporre a livello locale l'Azienda ospedaliera con quella sanitaria, per il consigliere regionale Sergio Lupieri è tutto vero, ma non risolve quello che è il tema centrale della sanità, costituito sulla mancanza di scelte politiche sugli ospedali di rete.

Per l'esponente del PD, il riordino del Servizio sanitario regionale non può prescindere dal decidere cosa si vuol fare degli ospedali di rete, dando così attuazione alla legge regionale n. 13 del 1995, di fatto mai compiutamente realizzata. Una legge che definisce ospedale sicuro solo quello provvisto di funzione medica, chirurgico-ortopedica, ostetrico-ginecologica e di emergenza, lasciando poi l'alta specialità alle due Aziende ospedal-universitarie di Trieste e Udine.

Il problema reale - afferma Lupieri - è decidere politicamente quanti ne servono in Regione e quindi potenziarne al limite alcuni o riconvertirne altri ad attività più territoriali. In un momento in cui si richiedono sacrifici a tutti i settori, non è pensabile non chiederlo anche alla sanità, ma certamente non al territorio perchè non possiamo ridurre ad esempio l'assistenza domiciliare, mentre è politicamente doveroso garantire servizi ospedalieri con strutture dove il cittadino possa recarsi con fiducia e sicurezza.

Non è quindi pensabile parlare di riforma sanitaria se non si mette mano alla LR 13, definendo chi fa cosa e prendendo quelle decisioni politiche che oggi non sono più procrastinabili. Se economie sono necessarie, queste devono avvenire con una seria razionalizzazione e programmazione di funzioni e strutture, e non andando a ridurre servizi di assistenza quando cresce la domanda con l'aumentare dell'età. Il presidente della Regione Renzo Tondo non può sottrarsi al problema reale della sanità costituito dalla rete ospedaliera, e non mettendo mano alla sua revisione rischia di fare danni e demagogia.