PD: Pupulin, riduzione IRAP favorisce banche e grandi imprese
(ACON) Trieste, 11 nov - COM/MPB - La crisi pericolosa che ha
messo alle strette il nostro paese non lascia per niente indenne
l'economia regionale. Anzi, nell'ultimo osservatorio della
società Cerved Group sulla crisi delle imprese, colpisce il fatto
che, dopo la frenata osservata tra la fine del 2010 e l'inizio
del 2011, tra marzo e giugno di questo anno i fallimenti hanno
rialzato la testa.
Il consigliere regionale Paolo Pupulin (PD) lo sottolinea
evidenziando che nei primi sei mesi del 2011 i fallimenti sono
aumentati, certamente, a ritmi maggiori nel Centro Sud (+11,1%),
rispetto a quanto osservato nel resto del Paese. Il Nord Est con
un incremento delle procedure fallimentari dell'8,7%, è l'area
dove il fenomeno è cresciuto meno nei primi sei mesi del 2011;
ma, mentre i casi sono in calo in Veneto (1,5%) e stabili in
Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia
continuano a soffrire (rispettivamente, +22% e +18%).
La vicenda purtroppo ci riguarda in pieno, commenta Pupulin
secondo il quale essa fa il paio con l'assenza completa d'una
qualche idea di politica industriale, che parta della necessità
di riorganizzare il sistema economico regionale, innanzitutto
difendendone il tessuto centrale costruito sulle medie e piccole
imprese, oltre che sul sostegno all'export (unica valvola di
sfogo rispetto ad un mercato interno in totale recessione).
Invece - avverte il consigliere - la Giunta Tondo pensa di
sbrigarsela con l'azzeramento della quota IRAP regionale,
semplice specchietto per le allodole con cui s'intende nascondere
l'incapacità di mettere in campo misure finalizzate soprattutto
per l'export e per l'innovazione. Nasconde anche il disarmo
rispetto alla battaglia vera, quella per la semplificazione e
contro una burocrazia asfissiante.
A parole - continua il consigliere - si continua a considerare
centrale la lotta per l'efficienza della macchina regionale,
salvo poi nei fatti lasciar accantonate nella tesoreria regionale
risorse pubbliche per più d'un miliardo di euro, già impegnate
per investimenti e trasferimenti alle imprese.
E' bene - esorta Pupulin - che tutti comprendano che, dietro
l'operazione spot della riduzione dell'IRAP, si sta decidendo uno
straordinario spostamento dell'attenzione verso gli interessi
della grande impresa e del sistema finanziario. Lo chiariscono in
modo efficace i numeri che si stanno delineando per la prossima
finanziaria regionale 2012. L'operazione sul taglio dell'IRAP
regionale determinerà una riduzione di entrate di circa 85-90
milioni di euro. Già negli anni passati i bilanci della regione
avevano previsto il taglio dell'IRAP regionale a favore delle
piccole imprese, per un valore di circa 25 milioni.
Successivamente, ancora ai tempi della giunta Illy, si decise di
premiare le imprese "virtuose" che aumentavano gli organici ed il
fatturato, misura che valeva circa altri 10 milioni di euro,
confermata anche nell'ultimo bilancio 2011.
Nella realtà, dunque, l'IRAP risulta già tagliata per un numero
significativo di imprese, per lo più di dimensioni minori. Niente
da guadagnare dunque avrebbero le stesse, che anzi - è
l'avvertimento dell'esponente del PD - avrebbero invece molto da
perdere, visto che si annuncia una riduzione di 20-30 milioni nei
capitoli per l'innovazione e ricerca delle imprese. Un "combinato
disposto", che fa chiaramente comprendere che una cifra rilevante
della riduzione IRAP (si ipotizza circa 40 milioni di euro)
finirà nelle tasche delle imprese di grandi dimensioni, oltre che
del sistema bancario e finanziario, che non si può dire si sia
fortemente interessato a sostenere il sistema economico
regionale.
L'ultimo caso esemplare riguarda la ricapitalizzazione del Medio
Credito regionale, che vede la maggior parte delle banche più
importanti, presenti in Friuli Venezia Giulia, indisponibili a
partecipare al rilancio dell'unica finanziaria regionale "di
territorio".
Non sono questi i tempi - conclude Pupulin - per permettersi di
disperdere inutilmente le limitate risorse né per abbandonare il
campo di una nuova politica industriale ed economica che si
misuri con le sfide dure d'una crisi mai vista. Non sarà per
certo questa marginale riduzione delle imposte a far diventare il
Friuli Venezia Giulia la "nuova frontiera" per gli investimenti
esterni. Siamo seri. Non possiamo sottrarci alle responsabilità
d'una vera classe dirigente, che deve affrontare senza
scorciatoie i veri nodi d'una crisi strutturale.