PD-Ssk: Gabrovec, Commissione d'inchiesta su elettrodotto Terna
(ACON) Trieste, 21 nov - COM/AB - L'Amministrazione regionale,
a partire dal vicepresidente Luca Ciriani, non può far finta di
niente. Il progetto del nuovo elettrodotto Terna è un problema
reale, che va approfondito e di cui vanno chiariti i sempre più
numerosi lati oscuri.
Ad affermarlo è il consigliere regionale del PD-Ssk Igor
Gabrovec, a giudizio del quale la questione si sviluppa male su
entrambi i piani distinti: uno riferito al tratto
Redipuglia-Udine, l'altro a quello Monfalcone-Padriciano. Il
primo è fortemente osteggiato dal Comitato per la Vita del Friuli
Rurale, l'altro dalle Comunelle e dai proprietari privati.
Entrambi vantano l'appoggio di numerose Amministrazioni comunali
ed esponenti politici.
Il problema - aggiunge l'esponente della Slovenska skupnost che
ricorda le sue due interrogazioni e i numerosi interventi in Aula
- è stato più volte oggetto di discussione anche nelle sedi
regionali ed eloquenti sono state le audizioni convocate dalla
Commissione consiliare competente.
Per il tratto carsico è stata presentata a fine luglio 2011 al
Consiglio regionale anche una petizione sottoscritta da oltre
2.000 cittadini che continuano a chiedere un nuovo approccio al
problema. Abbiamo poi le chiare e ineludibili testimonianze più
volte confermate degli stessi sindaci, compreso quello di
Duino-Aurisina.
Sempre in primavera, il 16 maggio 2011, Gabrovec fa presente di
aver inoltrato alla Direzione forestale e all'assessore Violino
un esposto formale con il quale ipotizzava la violazione delle
prescrizioni VIA inerenti le aree Sic-Zps sottoposte a pesanti
vincoli ambientali. Lo stesso giorno, la Terna sospese con
effetto immediato tutti i lavori di disboscamento selvaggio e di
scavo. E ne è seguito il comunicato del solito ufficio stampa
della Terna che minimizzava l'accaduto, adducendo mere necessità
di verificare la perimetrazione delle aree protette. Poi il
silenzio e i lavori, guarda caso, non hanno potuto proseguire
fino a settembre. Stavano, infatti, massacrando il bosco in area
sottoposta a protezione europea.
Curioso che nessuno se ne fosse accorto, nonostante nelle
settimane precedenti venissero pubblicati di giorno in giorno
articoli su tutti i media che riportavano la ferma e motivata
opposizione e le manifestazioni di protesta dei cittadini, delle
comunelle e delle associazioni di categoria degli agricoltori.
Sempre presenti agenti di polizia, spesso la Digos e in un caso
anche la Scientifica, carabinieri, vigili urbani, guardie
forestali, esponenti politici istituzionali.
Ed ecco una serie di domande formulate da Gabrovec:
Com'è possibile che nessuno si fosse accorto di trovarsi nel bel
mezzo dei "luoghi di delitto"? Com'è possibile che le forze
dell'ordine proteggessero l'arroganza dei funzionari della Terna
e non recepissero le legittime rimostranze dei cittadini lesi?
Com'è possibile che gli uffici preposti regionali (e solo su
esplicito sollecito di Gabrovec) abbiano timidamente preso atto
che la Terna aveva effettivamente violato le prescrizioni in
materia di tutela ambientale, per poi concludere,
inspiegabilmente, che comunque che non erano stati arrecati
significativi disturbi alla fauna?
Quest'ultima, sottolinea il consigliere del PD-Ssk, è
un'affermazione allucinante e resa per iscritto, quindi agli
atti, il 28 luglio 2011 dalla Direzione centrale risorse rurali,
agroalimentari e forestali.
Arriviamo alla beffa che segue il danno - aggiunge Gabrovec -
quando il 29 settembre 2011, sempre agli atti, la Direzione
centrale ambiente, energia e politiche comunitarie concludeva che
non ci saranno per la Terna nemmeno sanzioni, visto che le stesse
sono state definite solo con legge approvata nel mese di agosto e
quindi successiva alla violazione di maggio. Com'è possibile che
gli organi istituzionali regionali preposti, che siano tecnici o
politici, si trovino sempre e comunque con occhi e orecchie
chiusi ogni qualvolta si tratta della Terna?
I funzionari della Terna da mesi battono a tappeto tutto il
territorio, presentandosi sempre non invitati nelle abitazioni
dei proprietari dei fondi interessati e proponendo contratti,
accordi e indennizzi di ogni tipo, ben consapevoli che per buona
parte dei tralicci e della linea non sono state mai regolarizzate
nemmeno le servitù previste per legge. Per non parlare del
diritto dei membri della comunità slovena di interloquire con i
rappresentanti Terna in lingua slovena, de facto sempre da
quest'ultima ignorato.
Lo stesso Comitato per la Vita del Friuli Rurale è stato più che
chiaro, anche in una sua recente lettera datata 12 novembre 2011
al presidente della IV Commissione consiliare Alessandro
Collautti, nella quale tra l'altro affermano di essere
"consapevoli delle possibili ritorsioni cui andremo soggetti per
la nostra pervicace ricerca della verità e per la difesa della
legalità, non ci stancheremo di ribadire l'esistenza di troppe
concorrenti omissioni, di troppi omertosi silenzi e delle
evidenti complicità sul fronte della politica energetica e della
partecipazione del pubblico nella costruzione del futuro. Né
vanno minimizzate le pressioni subite dai consiglieri regionali
quali sono state ricordate nel corso della citata nostra
audizione".
Sul Carso è la stessa cosa. Ma ci rendiamo conto del clima che è
venuto a crearsi?
Ce n'è abbastanza per chiedere un serio momento di riflessione e
cercare di riportare la discussione sul progetto
dell'elettrodotto Terna Udine-Trieste su un nuovo piano di
legalità, chiarezza istituzionale e rispetto delle voci del
territorio. Tutto ciò è emerso anche nel corso della
manifestazione contro il progetto dell'elettrodotto Terna sul
Carso promossa domenica dalla comunità locale, con il sostegno di
tutte le Amministrazioni comunali interessate. Da qui la proposta
di costituire una Commissione d'inchiesta regionale per
verificare la correttezza dell'operato tanto degli uffici
regionali preposti quanto della Giunta, che ha la responsabilità
politico-amministrativa.
L'opera in oggetto è indubbiamente di interesse pubblico e si
riferisce all'ambito territoriale regionale. Questi sono i
requisiti fondamentali su cui viene definito il potere
d'inchiesta del Consiglio regionale che è, non nuoce ricordarlo,
l'organo di massima rappresentatività della comunità regionale.
Esso ha quindi la possibilità e il dovere di dar vita a
procedimenti specificamente diretti all'acquisizione di elementi
di conoscenza, come previsto dall'articolo 188 del Regolamento
interno del Consiglio regionale che disciplina le inchieste
consiliari e l'istituzione di Commissioni specifiche incaricate
di svolgerle. Con questo strumento avremo maggiore potere
conoscitivo e allargheremo lo spettro di informazioni riguardanti
l'iter procedurale dell'opera.