PD: Lupieri, la sanità regionale non gode di buona salute
(ACON) Trieste, 9 gen - COM/AB - Le dichiarazioni dei vertici
dell'Azienda sanitaria Triestina sono perfettamente in linea con
quanto da anni siamo dichiarando come opposizione in Consiglio
regionale: infatti, il Servizio sanitario regionale non gode di
buona salute in Friuli Venezia Giulia e a Trieste in particolare.
Ad affermarlo è il consigliere regionale del PD Sergio Lupieri,
vicepresidente della III Commissione sanità, che mette in
evidenza come il sottofinanziamento e la riduzione del personale,
con il blocco del turn over a scapito dei servizi domiciliari e
dell'assistenza ospedaliera, costringano sempre più i direttori
generali a ridurre i servizi di assistenza ai cittadini, che per
avere risposta ai loro bisogni di salute si rivolgono sempre più
al privato.
La sanità in regione non è più in sicurezza e alcuni territori,
come l'area giuliana-isontina, sono in maggiore sofferenza.
L'elevato invecchiamento della popolazione, con pluripatologie,
accompagnato dall'alto numero di nuclei mono parentali, con
difficoltà abitative dovute ai condomini spesso senza ascensori,
redditi bassi, sono tutti fattori che determinano un forte
coinvolgimento sia dei servizi sanitari che sociali.
Ma la Giunta Tondo - sottolinea Lupieri - non considera questi
fattori, ritenendo quest'area sovradimensionata come servizi
socio-assistenziali e non riconoscendo le specifiche
caratteristiche epidemiologiche dei cittadini di questo
territorio. Mentre vengono ridistribuite risorse aggiuntive alle
Aziende di Udine e di Pordenone, si penalizzano volutamente i
cittadini di Trieste.
Ma i problemi di fondo colpiscono tutta la sanità regionale, che
in questi quattro anni non è mai stata all'attenzione della
Giunta Tondo se non per il pareggio di bilancio. La sanità non
viene vista come un'attività produttiva che dà salute, lavoro,
ricerca, ma come una pura voce di spesa che incide su metà del
bilancio regionale. Mentre il presidente Tondo, assessore alla
sanità, discute del numero delle Aziende sanitarie - conclude
Lupieri - i direttori generali sono lasciati soli a pareggiare i
conti, tagliando servizi ai cittadini senza linee di indirizzo
tali da ridurre i già gravosi sacrifici richiesti alla comunità.