UDC: Sasco, su liberalizzazione orari si doveva fare quadrato
(ACON) Trieste, 11 gen - COM/RC - È mancata la collegialità. È
questa l'accusa principale che Edoardo Sasco, capogruppo UDC in
Consiglio regionale, rivolge agli altri gruppi di maggioranza
quanto alle decisioni che la Regione ha preso in materia di
liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali, come
prevista dal decreto legge "salva Italia", il n. 214 del 2011.
All'articolo 3 si prevede che le Regioni devono adeguarsi alle
nuove norme di liberalizzazione degli orari entro 90 giorni, cioè
entro il 23 marzo 2012. C'era tutto il tempo quindi - sostiene
Sasco - per evitare fughe in avanti, come quella dell'assessore
Angela Brandi in materia di superamento immediato delle chiusure
festive, convocando prima di ogni determinazione una riunione di
maggioranza per valutare la situazione e le eventuali
contromisure. Quantomeno si poteva attendere l'imminente
pronunciamento della Corte costituzionale riguardo alla nostra
legge regionale vigente in materia.
Altre Regioni a Statuto ordinario hanno fatto o stanno facendo
ricorso alla Corte costituzionale contro tale liberalizzazione -
prosegue l'esponente dell'UDC - mentre da noi è stato deciso a
livello di vertice che non si farà ricorso, nonostante il
programma elettorale di maggioranza preveda "la riconsiderazione
della regolamentazione delle aperture domenicali, con l'obiettivo
di massimo 20 domeniche comprese quelle di dicembre".
Di fronte alla delicatezza del caso, che vede coinvolta anche
l'UDC in quanto assertrice di tale punto programmatico - continua
Sasco - valeva proprio la pena riunire attorno a un tavolo le
forze politiche di maggioranza con gli operatori del commercio e
le forze sociali, per stabilire il da farsi. Rinunciare a priori
alle prerogative che come Regione autonoma a statuto speciale con
competenza primaria in materia di commercio e di turismo sono in
capo a noi, senza un serio e definitivo approfondimento della
questione, per tentare ancora una possibile regolamentazione che
tuteli consumatori e piccoli commercianti, i lavoratori e le loro
famiglie, significa un ulteriore cedimento dannoso anche ai fini
della difesa della nostra specialità.
La collegialità della maggioranza, dunque, è la strada maestra
per affrontare ogni questione da qui alla fine della legislatura
- conclude il consigliere di maggioranza - mentre per quanto
riguarda il più complesso discorso delle riforme delle autonomie
locali e della sanità, nonché delle rivendicazioni nei confronti
del Governo in materia di trasferimento di risorse finanziarie, è
necessario anche il coinvolgimento delle opposizioni.