News


PD: Pupulin, azione di svaligiamento della sanità di Pordenone

28.02.2012
10:42
(ACON) Trieste, 28 feb - COM/AB - Tutto fa pensare che ci possa essere un programma per ridimensionare l'ospedale di S. Maria degli Angeli di Pordenone o, nel caso meno grave, che manchi un serio progetto di prospettiva.

Lo afferma Paolo Pupulin, consigliere regionale del PD, che aggiunge.

L'operazione Ospedali riuniti si è consumata con la semplice decisione di incorporare gli ospedali periferici di rete nell'ospedale di centrale di Pordenone, con la conseguenza che la riorganizzazione, in larga parte, si viene configurando come una concentrazione delle attività principali e specialistiche in tale nosocomio, a scapito delle esperienze significative degli ospedali di rete.

Si interpretano così le stesse esternazioni quotidiane sulla situazione di continua emergenza del Pronto soccorso principale e delle relative trascurate criticità dei vari Pronto soccorso, operanti spesso in condizioni a rischio.

La reazione delle forze politiche, in particolare quelle della maggioranza di centro destra, e pure delle rappresentanze economiche e sociali di fronte a questi mutamenti appare in generale inadeguata, o almeno poco reattiva. Si concentra l'attenzione sull'investimento straordinario sul nuovo ospedale in Comina, i cui tempi di realizzazione nel migliore dei casi saranno lontani nel tempo. Ci si occupa di problemi secondari e non si comprende il nocciolo del problema, che sta nella sostenibilità dei servizi erogati e tra questi soprattutto quelli che riguardano l'area della medicina interna, sia degenziale che specialistica. Le stesse strutture chirurgiche e di eccellenza non possono funzionare se le fondamenta non tengono.

C'è troppa disattenzione su come progressivamente viene impoverita la base portante dell'ospedale. Si dà per scontato che in generale funzioni, ed è proprio questo fatto che facilita il lavoro di chi lavora per declassare Pordenone. I settori in fase di chiusura o soggetti a un serio ridimensionamento stanno aumentando. La specializzazione più considerata, anche fuori regione, quella della chirurgia della mano, vede una prospettiva nebulosa, vista l'annunciata uscita del primario, professionista di valore, che è riuscito a darle una qualificazione apprezzata e una capacità di attrazione che può facilmente andare dispersa.

Non ci si dica che tutto dipende da autonome decisioni, e non dalle condizioni difficili in cui nell'ultimo periodo tale specializzazione è stata messa nelle condizioni di operare. Il reparto di otorinolaringoiatria, non sta meglio. Il suo primario un serio e attivissimo professionista, andrà in pensione entro un periodo non lungo, mentre collaboratori di valore sono stati lasciati andare in un altro ospedale, nell'udinese.

La chirurgia vascolare potrebbe perdere per pensionamento nell'arco di non molto tempo il primario, nel frattempo si è lasciato fuggire in Veneto (dove gli si è subito offerta la possibilità di valorizzarne la professionalità), quello che veniva considerato il suo migliore collaboratore. Per neurologia e la Stroke Unit, ha chiesto il pensionamento il primario, e non sembra vi sia intenzione di sostituire la sua funzione in tempi brevi. Per le specialità mediche la situazione dei vari servizi risulta molto precaria. Servizi come epatologia o ematologia appaiono in fase di progressivo ridimensionamento. Dei sei specialisti in ematologia presenti due anni fa, ne sono rimasti due, uno dei quali sembra intenzionato ad andarsene. Per il servizio di reumatologia nessuno sembra porsi il problema della sostituzione del primario precedente, che ha assunto compiti di direzione (come viene invece normalmente previsto per l'attività nei confronti dei ricoverati).

Le medicine, che vedevano in organico di otto medici più uno per ognuno dei due reparti, sono scese a sei medici in un reparto e a sette più uno nell'altro, con un unico primario che gestisce entrambi i reparti (provvisorio o no, per ora c'è l'abolizione di un primariato). Nelle attività specialistiche, si pretende l'orario straordinario obbligatorio per tutti i rimasti, senza adeguamento della retribuzione, sotto il pesante rischio di dequalificazione. Il risultato è che chi può se ne va, rendendo sempre più critici e ingestibili i carichi di lavoro per chi rimane e portando a un inevitabile impoverimento delle attività specialistiche mediche, soprattutto quelle più impegnative e di maggior prestigio.

Se questo scenario corrisponde, anche solo in parte, a verità - evidenzia Pupulin - ritengo sia difficile smentire un programma di ridimensionamento della struttura ospedaliera della provincia di Pordenone, nell'ambito del servizio regionale della sanità. Ha poco da vantarsi il presidente della Regione Tondo dei risultati della sua attività di riforma del sistema sanitario regionale. La percezione sempre più diffusa è purtroppo contraria, quella d'una progressiva ma inarrestabile regressione di un sistema che veniva fino a poco tempo fa giudicato tra i migliori e più avanzati del paese. Nel caso di Pordenone, la superficialità e il pressappochismo con i quali si è avviata l'operazione di concentrazione ospedaliera sul nosocomio di Pordenone, con l'aggiunta dei sostanziali tagli lineari della spesa sanitaria e del turn over dei dipendenti, non poteva che riflettersi sulla qualità e sulla tempestività dei servizi.

Mentre tutti guardano e attendono la Comina - conclude Pupulin - si consuma un'azione di svaligiamento della sanità di Pordenone.