V Comm: audizione senatori su riduzione numero consiglieri regionali
(ACON) Trieste, 02 mar - RC - I parlamentari Carlo Pegorer,
Flavio Pertoldi, Tamara Blazina e Ferruccio Saro hanno
argomentato per più di un'ora le ragioni del loro sostegno al
testo che la Commissione Affari costituzionali del Senato sta per
licenziare quanto a riduzione del numero dei consiglieri
regionali (la votazione dovrebbe avvenire entro mercoledì della
prossima settimana), riduzione che dunque coinvolgerà anche il
Friuli Venezia Giulia, ma non è servito a evitare che la V
Commissione consiliare presieduta da Roberto Marin (Pdl)
esprimesse un parere pesantemente negativo, mitigato solo dal
favore del PD.
Sul tavolo dei consiglieri c'erano i due progetti di legge
costituzionale di iniziativa parlamentare di ottobre 2011 che
interessano direttamente la nostra Regione ai quali, il 12
dicembre scorso, era stato affiancato il disegno di legge
costituzionale di iniziativa del nostro Consiglio regionale. E',
però, già pronto un testo unificato che vede i senatori Sanna e
Saro suoi relatori. Ed è stato proprio quest'ultimo a illustrarne
i contenuti alla V Commissione consiliare e a spiegare che per il
momento interessa solo le Regioni Friuli Venezia Giulia (dove i
consiglieri scenderebbero da 59 a 48 per 1,23 milioni di
abitanti), Sicilia (da 90 a 70 per 5 milioni di abitanti) e
Sardegna (da 80 a 60 per 1,67 milioni di abitanti). Trentino-Alto
Adige e Valle d'Aosta, invece, hanno chiesto e ottenuto che la
Commissione soprassedesse nei loro confronti.
Il senatore Pegorer ha, quindi, parlato in termini di progetto di
legge semplice e conciso, ma di estrema importanza; di riassetto
dell'organo consiliare regionale come già si fa in altre realtà
ordinarie, si veda il Veneto dove, per 4,9 milioni di abitanti,
si parla di scendere da 60 a 50 consiglieri più il presidente; di
necessità di riduzione dei costi della politica ma salvaguardando
le prerogative proprie di un Consiglio di una Regione a Statuto
speciale e dunque garantendo risposte adeguate e di
rappresentanza al territorio. Si è preferito stabilire un numero
fisso di consiglieri, invece che legarlo a quello degli abitanti
(la proposta uscita dalla nostra Aula regionale cita un
consigliere ogni 25.000 abitanti, anche se il numero alla fine
risulta parimenti 48) per garantire certezza alla composizione
del Consiglio regionale stesso. Una volta - ha fatto presente
Pegorer - anche deputati e senatori variavano a seconda del
numero degli abitanti, poi si è passati al numero fisso di 630 e
315.
Il collega Pertoldi si è unito a lui nel far presente
l'accelerazione del tempi dell'iter parlamentare e di come anche
per le due Camere si sia in fase avanzata per ridurne la
rappresentanza: si dovrebbe scendere, rispettivamente, a 500 e a
250, ovvero applicare una riduzione del 20% circa. Il taglio,
dunque, degli onorevoli e dei consiglieri regionali è in linea in
quanto in entrambi i casi si parla del 20% in meno.
La Blazina ha affermato che sarebbe stata più contenta se anche
le altre due Regioni autonome fossero state incluse, ma - ha
detto - si sa che hanno delle specificità all'interno della loro
specialità, anche perché - è il caso del Trentino-Alto Adige - i
consiglieri regionali sono i consiglieri delle due Province
autonome di Trento e Bolzano.
Il meccanismo è avviato - ha ripreso Saro - e non può essere
fermato. Ci sono Regioni ordinarie che hanno fatto tagli pesanti,
le Regioni speciali non potevano esimersi dal fare altrettanto.
Già siamo malvisti e considerati dei privilegiati, inoltre si
doveva dare una risposta anche all'opinione pubblica, al
contenimento della spesa e allo snellimento del sistema. Martedì
scorso (28 febbraio) è scaduto il termine per la presentazione
degli emendamenti di modifica, entro mercoledì della prossima
settimana si va al voto della cosiddetta prima lettura; poi si
passerà al Senato per la seconda lettura. Decidere un numero
fisso di consiglieri significa assicurare maggiori garanzie di
giusta rappresentanza del territorio.
Dure le repliche dei consiglieri, a partire da Antonio Pedicini
(Pdl) che ha accusato la differenza riservata alle Regioni
ordinarie (poter decidere in autonomia) rispetto alle speciali
(imposizioni dal Parlamento). Posto che sappiamo tutti quale sia
il momento storico che la politica sta vivendo - ha sottolineato
-, questa è un'esagerazione e una forzatura nei confronti delle
istituzioni. Già la nostra Repubblica non nasce omogenea - ha poi
ricordato, facendo presente la specialità della Regione Sicilia
prima ancora che nascesse la Costituzione. Siamo inclusi
nell'elenco delle Regioni a Statuto speciale e per motivi, come
quelli linguistici, che avremo per sempre e che è costato fatica
farci riconoscere. Il numero fisso garantisce meno la
rappresentanza territoriale del fare riferimento al numero degli
abitanti.
Il tema della rappresentanza è separato dai costi della politica
- ha rimbrottato Alessandro Tesini (PD) che si è detto in accordo
con Pedicini. Noi non proponiamo una riduzione dei consiglieri
per risparmiare, ma perché riteniamo che la popolazione possa
essere adeguatamente rappresentata anche così; abbiamo iniziato
la discussione già la scorsa legislatura, quindi abbiamo lavorato
per tempo. Sarebbe stato meglio mettere ogni decisione nel nostro
Statuto e non essere in balia di una legge costituzionale. Però
una cosa deve essere chiara: il calice amaro deve essere o per
tutti o per nessuno, dunque anche per Trentino-Alto Adige e Valle
d'Aosta.
Con Pedicini anche Roberto Asquini (Misto). A chi ci accusa di
rivendicare una specialità ormai indifendibile andrebbe fatto
presente che, ad esempio, economicamente siamo svantaggiati: da
noi le imprese scappano in Slovenia o in Austria, alla Toscana
questo non accade. E poi è una specialità che non utilizziamo
neppure per decidere da soli il numero dei nostri consiglieri
regionali. Non dobbiamo inseguire la riduzione dei costi, ma un
necessario riassetto; al di sotto di un certo numero non ha senso
andare o la rappresentatività democratica non sarà garantita. Noi
abbiamo deciso anche di tagliare gli assessori esterni, che sono
i meno rappresentanti dei cittadini, cosa che altri non hanno
fatto.
Asquini si è, poi, detto favorevole alla norma transitoria già
ottenuta dalla Sicilia (se il rinnovo dell'Assemblea legislativa
avviene prima che siano approvate le modifiche allo Statuto, si
procede con delle modifiche temporali che comunque abbassano il
numero dei consiglieri eleggibili) e ha quindi avanzato una
proposta che ha trovato il consenso dei senatori: utilizzare la
norma transitoria anche per stabilire intanto il taglio da fare,
ma poi sia il Consiglio regionale ad avere la competenza a
decidere, per il futuro, da quanti consiglieri essere formato.
Daniele Galasso (Pdl) ha tuonato sui decimi di compartecipazione
statale che ha la Sicilia (9) con sanità e autonomie locali
pagati, rispetto al Friuli Venezia Giulia che con soli 6 decimi
si paga tutto da solo. Altro che volerci togliere la specialità -
ha rimarcato -. Noi dovremmo essere portati ad esempio perché non
costiamo niente. E per essere precisi, noi dovremmo essere in 62
stando alle regole di oggi (uno ogni 20.000 abitanti) perciò
dovremmo scendere a 50 e non a 48, se il taglio è del 20%. C'è
una volontà punitiva verso di noi; la Valle d'Aosta ha detto no
ed è stata lasciata fuori.
Per Mauro Travanut (PD), invece, si deve semplificare per
necessità. Abbiamo depositato i primi provvedimenti a settembre
2010, quello del PD era simile a quanto sta uscendo a livello
nazionale perciò lo sostengo. Lo spazio è talmente minimo entro
il quale muoversi che tutto diventa una nullità. E poi bisogna
trovare armonia tra Senato e Camera o non passa alcuna legge; la
posizione dei senatori è molto complicata. Comunque non può
essere il gettito economico a dettare le regole, ma la garanzia
della giusta rappresentanza politica.
Edoardo Sasco (UDC) ha affermato la mancanza di coraggio dei
senatori e li ha accusati di aver preso decisioni che rendono a
livello di immagine popolare perché parlano di tagli alla spesa,
ma in realtà sono tagli sconsiderati, che sarebbero una sciagura
in termini pratici. Si deve avere anche il coraggio di andare
controcorrente, se è la cosa giusta. Che speciali siamo, se non
possiamo neppure stabilire da soli il numero dei nostri
consiglieri. Inoltre avere una Giunta regionale fatta solo di
consiglieri eletti non è di poca rilevanza all'interno dei costi
della politica. Le altre Regioni non si stanno comportando
parimenti. Infine non è accettabile che la nostra sia trattata
come una specialità di serie B.
Il senatore Saro non ha escluso un ritorno in V Commissione, tra
la prima e la seconda lettura del disegno di legge
costituzionale, per lavorare con attenzione alla norma
transitoria.
Alla fine, il parere della V Commissione è stato negativo per
Pdl, UDC, Misto e Sinistra Arcobaleno, positivo per il PD, nessun
astenuto. Pedicini e Kocijancic (SA) saranno relatori di
maggioranza per l'Aula, Tesini di minoranza.
Non presenti in Commissione per impegni improrogabili, i
consiglieri di Idv Corazza e Agnola hanno fatto sapere con una
memoria scritta anche la loro contrarietà ai provvedimenti.
(foto; immagini tv)