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V Comm: audizione senatori su riduzione numero consiglieri regionali

02.03.2012
20:09
(ACON) Trieste, 02 mar - RC - I parlamentari Carlo Pegorer, Flavio Pertoldi, Tamara Blazina e Ferruccio Saro hanno argomentato per più di un'ora le ragioni del loro sostegno al testo che la Commissione Affari costituzionali del Senato sta per licenziare quanto a riduzione del numero dei consiglieri regionali (la votazione dovrebbe avvenire entro mercoledì della prossima settimana), riduzione che dunque coinvolgerà anche il Friuli Venezia Giulia, ma non è servito a evitare che la V Commissione consiliare presieduta da Roberto Marin (Pdl) esprimesse un parere pesantemente negativo, mitigato solo dal favore del PD.

Sul tavolo dei consiglieri c'erano i due progetti di legge costituzionale di iniziativa parlamentare di ottobre 2011 che interessano direttamente la nostra Regione ai quali, il 12 dicembre scorso, era stato affiancato il disegno di legge costituzionale di iniziativa del nostro Consiglio regionale. E', però, già pronto un testo unificato che vede i senatori Sanna e Saro suoi relatori. Ed è stato proprio quest'ultimo a illustrarne i contenuti alla V Commissione consiliare e a spiegare che per il momento interessa solo le Regioni Friuli Venezia Giulia (dove i consiglieri scenderebbero da 59 a 48 per 1,23 milioni di abitanti), Sicilia (da 90 a 70 per 5 milioni di abitanti) e Sardegna (da 80 a 60 per 1,67 milioni di abitanti). Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta, invece, hanno chiesto e ottenuto che la Commissione soprassedesse nei loro confronti.

Il senatore Pegorer ha, quindi, parlato in termini di progetto di legge semplice e conciso, ma di estrema importanza; di riassetto dell'organo consiliare regionale come già si fa in altre realtà ordinarie, si veda il Veneto dove, per 4,9 milioni di abitanti, si parla di scendere da 60 a 50 consiglieri più il presidente; di necessità di riduzione dei costi della politica ma salvaguardando le prerogative proprie di un Consiglio di una Regione a Statuto speciale e dunque garantendo risposte adeguate e di rappresentanza al territorio. Si è preferito stabilire un numero fisso di consiglieri, invece che legarlo a quello degli abitanti (la proposta uscita dalla nostra Aula regionale cita un consigliere ogni 25.000 abitanti, anche se il numero alla fine risulta parimenti 48) per garantire certezza alla composizione del Consiglio regionale stesso. Una volta - ha fatto presente Pegorer - anche deputati e senatori variavano a seconda del numero degli abitanti, poi si è passati al numero fisso di 630 e 315.

Il collega Pertoldi si è unito a lui nel far presente l'accelerazione del tempi dell'iter parlamentare e di come anche per le due Camere si sia in fase avanzata per ridurne la rappresentanza: si dovrebbe scendere, rispettivamente, a 500 e a 250, ovvero applicare una riduzione del 20% circa. Il taglio, dunque, degli onorevoli e dei consiglieri regionali è in linea in quanto in entrambi i casi si parla del 20% in meno.

La Blazina ha affermato che sarebbe stata più contenta se anche le altre due Regioni autonome fossero state incluse, ma - ha detto - si sa che hanno delle specificità all'interno della loro specialità, anche perché - è il caso del Trentino-Alto Adige - i consiglieri regionali sono i consiglieri delle due Province autonome di Trento e Bolzano.

Il meccanismo è avviato - ha ripreso Saro - e non può essere fermato. Ci sono Regioni ordinarie che hanno fatto tagli pesanti, le Regioni speciali non potevano esimersi dal fare altrettanto. Già siamo malvisti e considerati dei privilegiati, inoltre si doveva dare una risposta anche all'opinione pubblica, al contenimento della spesa e allo snellimento del sistema. Martedì scorso (28 febbraio) è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti di modifica, entro mercoledì della prossima settimana si va al voto della cosiddetta prima lettura; poi si passerà al Senato per la seconda lettura. Decidere un numero fisso di consiglieri significa assicurare maggiori garanzie di giusta rappresentanza del territorio.

Dure le repliche dei consiglieri, a partire da Antonio Pedicini (Pdl) che ha accusato la differenza riservata alle Regioni ordinarie (poter decidere in autonomia) rispetto alle speciali (imposizioni dal Parlamento). Posto che sappiamo tutti quale sia il momento storico che la politica sta vivendo - ha sottolineato -, questa è un'esagerazione e una forzatura nei confronti delle istituzioni. Già la nostra Repubblica non nasce omogenea - ha poi ricordato, facendo presente la specialità della Regione Sicilia prima ancora che nascesse la Costituzione. Siamo inclusi nell'elenco delle Regioni a Statuto speciale e per motivi, come quelli linguistici, che avremo per sempre e che è costato fatica farci riconoscere. Il numero fisso garantisce meno la rappresentanza territoriale del fare riferimento al numero degli abitanti.

Il tema della rappresentanza è separato dai costi della politica - ha rimbrottato Alessandro Tesini (PD) che si è detto in accordo con Pedicini. Noi non proponiamo una riduzione dei consiglieri per risparmiare, ma perché riteniamo che la popolazione possa essere adeguatamente rappresentata anche così; abbiamo iniziato la discussione già la scorsa legislatura, quindi abbiamo lavorato per tempo. Sarebbe stato meglio mettere ogni decisione nel nostro Statuto e non essere in balia di una legge costituzionale. Però una cosa deve essere chiara: il calice amaro deve essere o per tutti o per nessuno, dunque anche per Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta.

Con Pedicini anche Roberto Asquini (Misto). A chi ci accusa di rivendicare una specialità ormai indifendibile andrebbe fatto presente che, ad esempio, economicamente siamo svantaggiati: da noi le imprese scappano in Slovenia o in Austria, alla Toscana questo non accade. E poi è una specialità che non utilizziamo neppure per decidere da soli il numero dei nostri consiglieri regionali. Non dobbiamo inseguire la riduzione dei costi, ma un necessario riassetto; al di sotto di un certo numero non ha senso andare o la rappresentatività democratica non sarà garantita. Noi abbiamo deciso anche di tagliare gli assessori esterni, che sono i meno rappresentanti dei cittadini, cosa che altri non hanno fatto.

Asquini si è, poi, detto favorevole alla norma transitoria già ottenuta dalla Sicilia (se il rinnovo dell'Assemblea legislativa avviene prima che siano approvate le modifiche allo Statuto, si procede con delle modifiche temporali che comunque abbassano il numero dei consiglieri eleggibili) e ha quindi avanzato una proposta che ha trovato il consenso dei senatori: utilizzare la norma transitoria anche per stabilire intanto il taglio da fare, ma poi sia il Consiglio regionale ad avere la competenza a decidere, per il futuro, da quanti consiglieri essere formato.

Daniele Galasso (Pdl) ha tuonato sui decimi di compartecipazione statale che ha la Sicilia (9) con sanità e autonomie locali pagati, rispetto al Friuli Venezia Giulia che con soli 6 decimi si paga tutto da solo. Altro che volerci togliere la specialità - ha rimarcato -. Noi dovremmo essere portati ad esempio perché non costiamo niente. E per essere precisi, noi dovremmo essere in 62 stando alle regole di oggi (uno ogni 20.000 abitanti) perciò dovremmo scendere a 50 e non a 48, se il taglio è del 20%. C'è una volontà punitiva verso di noi; la Valle d'Aosta ha detto no ed è stata lasciata fuori.

Per Mauro Travanut (PD), invece, si deve semplificare per necessità. Abbiamo depositato i primi provvedimenti a settembre 2010, quello del PD era simile a quanto sta uscendo a livello nazionale perciò lo sostengo. Lo spazio è talmente minimo entro il quale muoversi che tutto diventa una nullità. E poi bisogna trovare armonia tra Senato e Camera o non passa alcuna legge; la posizione dei senatori è molto complicata. Comunque non può essere il gettito economico a dettare le regole, ma la garanzia della giusta rappresentanza politica.

Edoardo Sasco (UDC) ha affermato la mancanza di coraggio dei senatori e li ha accusati di aver preso decisioni che rendono a livello di immagine popolare perché parlano di tagli alla spesa, ma in realtà sono tagli sconsiderati, che sarebbero una sciagura in termini pratici. Si deve avere anche il coraggio di andare controcorrente, se è la cosa giusta. Che speciali siamo, se non possiamo neppure stabilire da soli il numero dei nostri consiglieri. Inoltre avere una Giunta regionale fatta solo di consiglieri eletti non è di poca rilevanza all'interno dei costi della politica. Le altre Regioni non si stanno comportando parimenti. Infine non è accettabile che la nostra sia trattata come una specialità di serie B.

Il senatore Saro non ha escluso un ritorno in V Commissione, tra la prima e la seconda lettura del disegno di legge costituzionale, per lavorare con attenzione alla norma transitoria.

Alla fine, il parere della V Commissione è stato negativo per Pdl, UDC, Misto e Sinistra Arcobaleno, positivo per il PD, nessun astenuto. Pedicini e Kocijancic (SA) saranno relatori di maggioranza per l'Aula, Tesini di minoranza.

Non presenti in Commissione per impegni improrogabili, i consiglieri di Idv Corazza e Agnola hanno fatto sapere con una memoria scritta anche la loro contrarietà ai provvedimenti.

(foto; immagini tv)