Citt: Colussi, all'ospedale di Pordenone manca il logopedista
(ACON) Trieste, 19 mar - COM/RC - Il 56% dei pazienti del
Pordenonese che hanno bisogno di riabilitazione dopo la cura
della fase acuta di una malattia neurologica, è costretto a
rivolgersi a strutture fuori provincia: da questo dato, reso noto
dall'associazione Ictus di Pordenone, parte l'interrogazione di
Piero Colussi alla Giunta regionale.
Il consigliere di Cittadini-Libertà civica evidenzia le
difficoltà cui vanno incontro le persone e i familiari di chi è
colpito da ictus e ha bisogno del trattamento riabilitativo e fa
sapere che, per le cure intensive, sono indicati quali poli di
eccellenza cui bisogna fare riferimento l'Istituto di medicina
fisica e riabilitazione "Gervasutta" di Udine e l'ospedale civile
di Motta di Livenza, riconvertito dalla Regione Veneto quasi
completamente all'attività di riabilitazione.
L'associazione - così ancora Colussi - nel chiedere che sia
sostenuto con maggiore forza e adeguate risorse il progetto per
la riabilitazione intensiva presso l'ospedale di Sacile (ipotesi
sostenuta anche nel Piano attuativo ospedaliero 2012) evidenzia
come già oggi esista una grave carenza dovuta all'assenza di
alcune insostituibili figure professionali: logopedisti,
terapisti occupazionali e neuropsicologi per i disturbi cognitivi.
Ecco che il consigliere vuole sapere quale sia, nell'ambito della
riabilitazione psiconeurologica dell'Azienda pordenonese, la
situazione riguardante la figura professionale del logopedista e
cosa eventualmente intenda fare la Regione per porre rimedio a
questa grave carenza.
Colussi non manca di far presente che, secondo il Piano regionale
della riabilitazione approvato nel 2005, si prevedono tre poli
riabilitativi di area vasta: Trieste, Udine e appunto Pordenone,
dove però oggi questa figura è praticamente assente.