Citt: Colussi, effettuare anche a Pordenone trapianti reni
(ACON) Trieste, 2 apr - COM/RC - Sostegno alla petizione
dell'APPED per dare anche a Pordenone la possibilità di
effettuare il trapianto renale. È ciò che sta promuovendo il
consigliere regionale Piero Colussi (Citt) dopo aver incontrato i
responsabili dell'associazione pordenonese di volontari impegnati
nella raccolta di migliaia di firme da consegnare, nelle prossime
settimane, al Consiglio regionale.
Il presidente Renzo Tondo, intervenuto nei giorni scorsi sul tema
della donazione d'organi, farebbe bene a non liquidare
sbrigativamente questa iniziativa - scrive Colussi - ma spendere
qualche minuto del suo tempo per approfondirla e coglierne tutti
gli aspetti virtuosi.
Così ancora il consigliere di opposizione: "Va subito chiarito
che l'iniziativa non intende promuovere la creazione di un
doppione del Centro trapianti di Udine, bensì vuole sollecitarne
la collaborazione per il raggiungimento di un unico obiettivo:
aumentare il numero delle persone che in regione potrebbero
usufruire, in tempo utile, del trapianto del rene e guarire da
una malattia cronica, mortale e gravemente invalidante.
"Cerchiamo di capire come questo potrebbe avvenire. Nonostante in
Friuli Venezia Giulia il numero delle donazioni sia molto elevato
(72 reni donati nel 2011), i trapianti eseguiti a Udine nel 2011
sono stati 55, con la conseguenza che ben 17 organi (il 24%) sono
stati "regalati" ad altri centri trapianti italiani. Nulla di
male se non fosse che, purtroppo, nel quinquennio 2007-2011, ben
13 malati di Pordenone in attesa di effettuare il trapianto (il
12% del totale) sono usciti dalla lista per decesso o per altri
motivi clinici. Tutto questo è accaduto nonostante ci fosse una
quantità di reni disponibili in esubero: una situazione a dir
poco paradossale.
"Poter effettuare questo tipo di trapianto anche a Pordenone con
la collaborazione dei medici udinesi consentirebbe, invece, di
ridurre sensibilmente questo rischio, senza contare le importanti
ricadute economiche collegate alla parallela riduzione del numero
di persone dializzate.
"In termini brutalmente economici, ciò significa risparmiare
circa 50.000 euro l'anno per ogni dializzato che viene
trapiantato. A ciò si deve aggiungere il risparmio collegato a
chi effettua il trapianto altrove, costo che la nostra Regione
deve poi rimborsare ad altri Servizi sanitari regionali. Questo
può accadere perché la normativa statale in vigore dal 2002
prevede che ogni paziente può iscriversi nelle liste di attesa di
un Centro trapianti della regione di residenza e di un altro
Centro trapianti del territorio nazionale, di sua libera scelta.
"Quindi, fino a quando in Friuli Venezia Giulia ci sarà una sola
sede di effettuazione di trapianti renali, un certo numero di
malati sarà obbligatoriamente trapiantato fuori regione.
Purtroppo l'iniziativa pordenonese ha subito messo in allarme i
responsabili del Centro trapianti di Udine, che non hanno perso
tempo a elencare tutti i record detenuti da quel Centro: quarto
posto per numero di trapianti e tempi di attesa più bassi in
Italia, più grosso reparto nefrologico della regione con 21 posti
letto.
"A questo proposito ci sembra, però, necessario riferire anche i
dati del registro regionale della dialisi che indicano come il
numero dei pazienti in trattamento dialitico veda in testa
Trieste, seguita da Pordenone e dall'Azienda sanitaria n.4
Udinese, e con l'Azienda ospedaliera udinese solo al quarto
posto. Allo stesso modo, se controlliamo i dati presenti nel sito
del ministero della Salute, scopriamo che il numero dei pazienti
trattati nei reparti di nefrologia del Friuli Venezia Giulia vede
in testa Pordenone con 402 casi, Udine 306 e Trieste con 274
(ultimi dati disponibili riferiti al 2007); idem per un indice di
efficienza come la degenza media, che assegna a Pordenone il dato
di 8,8 e a Udine 17,8 (sempre riferiti al 2007.
"Come si può ben vedere, si tratta di dati che evidenziano la
grande mole di lavoro che in campo nefrologico viene svolta
nell'Area vasta pordenonese. Per tutti questi motivi, crediamo si
tratti di una proposta che, oltre a qualificare ulteriormente il
nosocomio provinciale, conviene all'intero territorio: si tratta,
però, di abbandonare le vecchie logiche di campanile per
sostituirle con una sana collaborazione".