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Citt: Colussi, effettuare anche a Pordenone trapianti reni

02.04.2012
13:04
(ACON) Trieste, 2 apr - COM/RC - Sostegno alla petizione dell'APPED per dare anche a Pordenone la possibilità di effettuare il trapianto renale. È ciò che sta promuovendo il consigliere regionale Piero Colussi (Citt) dopo aver incontrato i responsabili dell'associazione pordenonese di volontari impegnati nella raccolta di migliaia di firme da consegnare, nelle prossime settimane, al Consiglio regionale.

Il presidente Renzo Tondo, intervenuto nei giorni scorsi sul tema della donazione d'organi, farebbe bene a non liquidare sbrigativamente questa iniziativa - scrive Colussi - ma spendere qualche minuto del suo tempo per approfondirla e coglierne tutti gli aspetti virtuosi.

Così ancora il consigliere di opposizione: "Va subito chiarito che l'iniziativa non intende promuovere la creazione di un doppione del Centro trapianti di Udine, bensì vuole sollecitarne la collaborazione per il raggiungimento di un unico obiettivo: aumentare il numero delle persone che in regione potrebbero usufruire, in tempo utile, del trapianto del rene e guarire da una malattia cronica, mortale e gravemente invalidante.

"Cerchiamo di capire come questo potrebbe avvenire. Nonostante in Friuli Venezia Giulia il numero delle donazioni sia molto elevato (72 reni donati nel 2011), i trapianti eseguiti a Udine nel 2011 sono stati 55, con la conseguenza che ben 17 organi (il 24%) sono stati "regalati" ad altri centri trapianti italiani. Nulla di male se non fosse che, purtroppo, nel quinquennio 2007-2011, ben 13 malati di Pordenone in attesa di effettuare il trapianto (il 12% del totale) sono usciti dalla lista per decesso o per altri motivi clinici. Tutto questo è accaduto nonostante ci fosse una quantità di reni disponibili in esubero: una situazione a dir poco paradossale.

"Poter effettuare questo tipo di trapianto anche a Pordenone con la collaborazione dei medici udinesi consentirebbe, invece, di ridurre sensibilmente questo rischio, senza contare le importanti ricadute economiche collegate alla parallela riduzione del numero di persone dializzate.

"In termini brutalmente economici, ciò significa risparmiare circa 50.000 euro l'anno per ogni dializzato che viene trapiantato. A ciò si deve aggiungere il risparmio collegato a chi effettua il trapianto altrove, costo che la nostra Regione deve poi rimborsare ad altri Servizi sanitari regionali. Questo può accadere perché la normativa statale in vigore dal 2002 prevede che ogni paziente può iscriversi nelle liste di attesa di un Centro trapianti della regione di residenza e di un altro Centro trapianti del territorio nazionale, di sua libera scelta.

"Quindi, fino a quando in Friuli Venezia Giulia ci sarà una sola sede di effettuazione di trapianti renali, un certo numero di malati sarà obbligatoriamente trapiantato fuori regione. Purtroppo l'iniziativa pordenonese ha subito messo in allarme i responsabili del Centro trapianti di Udine, che non hanno perso tempo a elencare tutti i record detenuti da quel Centro: quarto posto per numero di trapianti e tempi di attesa più bassi in Italia, più grosso reparto nefrologico della regione con 21 posti letto.

"A questo proposito ci sembra, però, necessario riferire anche i dati del registro regionale della dialisi che indicano come il numero dei pazienti in trattamento dialitico veda in testa Trieste, seguita da Pordenone e dall'Azienda sanitaria n.4 Udinese, e con l'Azienda ospedaliera udinese solo al quarto posto. Allo stesso modo, se controlliamo i dati presenti nel sito del ministero della Salute, scopriamo che il numero dei pazienti trattati nei reparti di nefrologia del Friuli Venezia Giulia vede in testa Pordenone con 402 casi, Udine 306 e Trieste con 274 (ultimi dati disponibili riferiti al 2007); idem per un indice di efficienza come la degenza media, che assegna a Pordenone il dato di 8,8 e a Udine 17,8 (sempre riferiti al 2007.

"Come si può ben vedere, si tratta di dati che evidenziano la grande mole di lavoro che in campo nefrologico viene svolta nell'Area vasta pordenonese. Per tutti questi motivi, crediamo si tratti di una proposta che, oltre a qualificare ulteriormente il nosocomio provinciale, conviene all'intero territorio: si tratta, però, di abbandonare le vecchie logiche di campanile per sostituirle con una sana collaborazione".