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PD: Brussa, legge partecipate, peggio di così non si poteva fare

18.04.2012
17:10
(ACON) Trieste, 18 apr - COM/AB - La legge approvata dal Consiglio regionale sul riordino e disciplina della partecipazione della Regione a società di capitali (le partecipate regionali) è, a giudizio del consigliere regionale del PD Franco Brussa, relatore di minoranza del provvedimento, una grande occasione perduta.

Occasione perduta per il presidente Tondo e la sua maggioranza di dimostrarsi coerenti con le tante promesse e i tanti annunci fatti in relazione al contenimento delle spese e ai costi della politica.

Nulla di ciò è stato fatto, i consigli di amministrazione sono stati confermati e sono stati bocciati i due emendamenti presentati dal PD che prevedevano un unico amministratore e un unico direttore rispettivamente in Agemont e in Promotur, diventate oggi Agenzia.

È stata un'occasione perduta, inoltre, a parere dello stesso Brussa, per offrire al Consiglio regionale ma anche al mondo economico, imprenditoriale e non, le condizioni per un ampio dibattito sul ruolo della Regione, attraverso le sue partecipate e nel merito degli indirizzi e degli obiettivi economici, sociali e istituzionali, necessari allo sviluppo della comunità regionale.

È stata anche, a giudizio dell'esponente PD, un'occasione perduta per dimostrare che la nostra classe politica è pronta a farsi carico delle diverse istanze che provengono dalla gente, e la cui mancata risposta, o risposta sbagliata, rischia di ingenerare ancora più sfiducia e distacco verso di essa.

In conclusione, questa è una legge che sicuramente sarà rinviata dal Governo per alcuni suoi contenuti che contrastano con la normativa nazionale in materia.

Una legge che ha finito per aumentare, anziché ridurre, le proprie partecipate regionali, per le quali è previsto si possano secretare gli atti di indirizzo, contrastando anche qua con le norme sulla trasparenza e l'accesso agli atti.

Infine, il Consiglio regionale viene espropriato di fatto dei suoi poteri, avendo delegato in toto al presidente della Regione il diritto di nomina degli amministratori nelle società.

Insomma, conclude Brussa, peggio di così non si poteva fare, e le tanto declamate ambizioni di Tondo di volere una Regione snella, dai costi sempre più ridotti, e dove la politica non la faccia da padrone, sono finite nel dimenticatoio.