PD: Menis, per l'Università servono fatti e non proclami
(ACON) Trieste, 8 mag - COM/AB - Fanno bene gli esponenti del
centrodestra a lanciare l'allarme sul sottofinanziamento
dell'Ateneo udinese, un problema serio e concreto, ma dovrebbero
anche spiegare perché non vi pongono rimedio, pur avendone la
possibilità.
A lanciare la provocazione è il consigliere regionale del PD
Paolo Menis, che si rifà alle dichiarazioni del collega Blasoni
con alcune precisazioni.
Purtroppo ancora oggi non c'è traccia del regolamento attuativo
della recente legge regionale per il finanziamento del sistema
universitario (la 2/2012) - ricorda Menis - ma ciò non ha
impedito ad alcune forze politiche di andare oltre la propaganda
e proporre soluzioni concrete. È il caso del Partito Democratico,
che in occasione dell'ultima legge finanziaria aveva presentato
un emendamento per la modifica del riparto delle risorse, che nel
testo presentato dalla Giunta regionale era previsto in parti
uguali tra Udine e Trieste.
La nostra proposta - prosegue il democratico - proponeva un
primo, anche se parziale, intervento di riequilibrio, di certo
non risolutivo sul piano sostanziale ma sicuramente
significativo, soprattutto a livello politico. Si sarebbe
trattato, infatti, di un segnale di attenzione importante, perché
indicativo della volontà di affrontare per la prima volta il
problema in maniera sostanziale andando al di là dei semplici
proclami. Invece è stato bocciato, proprio dai voti di quella
maggioranza che oggi ricorda il problema. Ancora una volta quindi
dobbiamo registrare come alle parole non siano seguiti fatti
conseguenti.
Il punto - prosegue ancora Menis - è che tutta l'Università
italiana è spesso vittima di un simile approccio, generato da un
clima di riforma permanente di cui essa è vittima da alcuni anni.
Un processo di cambiamento, in parte necessario, che tuttavia il
più delle volte si è tradotto solo in sterili annunci o, peggio,
in campagne di disinformazione volte a denigrare gli Atenei
pubblici. La realtà ci dice invece che, pur a fronte degli
scarsissimi finanziamenti pubblici e privati alla ricerca
scientifica, ancora oggi il numero (e la qualità) delle
pubblicazioni scientifiche dei ricercatori italiani è
significativamente alto, anche se è in ulteriore accelerazione il
fenomeno della fuga dei cervelli. Insomma siamo ancora in tempo
per intervenire, ma dobbiamo sbrigarci.