Citt: Colussi, 300.000 euro per salvare sale cinematografiche
(ACON) Trieste, 15 mag - COM/MPB - "Il passaggio al digitale
comporta un rischio chiusura per molte sale cinematografiche
della regione e per scongiurarlo nella prossima variazione di
bilancio occorrerà prevedere almeno 300.000 euro".
A sostenerlo è il consigliere regionale Piero Colussi
(Cittadini-Libertà Civica) che fornisce una fotografia aggiornata
- 30 sale, 46 schermi, 830.000 spettatori - dell'esercizio
cinematografico nel Friuli Venezia Giulia.
"Questi dati - fa notare Colussi - si riferiscono in particolare
al piccolo esercizio indipendente, rappresentato il più delle
volte da sale monoschermo localizzate quasi sempre nei centri
minori: si tratta di sale di proprietà di Comuni, società,
parrocchie e gestite molto spesso da Associazioni culturali,
piccoli esercenti, cooperative e Amministrazioni pubbliche.
Di questi 46 schermi in attività solo 6 hanno già provveduto a
dotarsi di un sistema di proiezione digitale: un ritardo che
preoccupa non poco gli operatori di questo settore commerciale,
tenuto conto che la scomparsa definitiva della pellicola è
prevista dal 1 gennaio 2014. Dopo quella data le sale che
vorranno proiettare un film in pellicola dovranno farsi carico
delle spese di stampa della copia stessa: è fin troppo facile
immaginare che chi non avrà potuto adeguarsi per tempo dovrà
chiudere l'attività.
"In questo cambiamento epocale per l'esercizio cinematografico,
come sempre accade - prosegue Colussi - i grandi gruppi
multinazionali si sono mossi subito e, grazie alle loro
disponibilità finanziarie, hanno già provveduto alla
digitalizzazione dei complessi multiplex anche grazie all'arrivo
del 3D che consente importanti guadagni.
"In Friuli Venezia Giulia questi multiplex sono solo quattro: due
a Udine, uno a Fiume Veneto (Pn) e uno a Trieste. Le maggiori
difficoltà si registrano fra le sale d'essai e le sale
monoschermo indipendenti, che non sono in grado oggi di
affrontare un investimento che si aggira mediamente sui 70.000
euro a proiettore digitale.
"Il 23 dicembre scorso è stato il giorno in cui in Europa si è
raggiunto il 50% degli schermi attivi in digitale: "In Italia -
ha dichiarato Lionello Cerri presidente dell'Anec - sono già
attrezzate per le proiezioni digitali circa 1.100 sale, più o
meno un terzo dei 3.200 schermi industriali presenti sul
territorio. Un buon numero, ma decisamente inferiore a quello
degli altri paesi d'Europa, dove la digitalizzazione avanza più
spedita. Anche per merito di più favorevoli politiche d'aiuto".
"Per far fronte a questa situazione- sottolinea il consigliere -
molte Regioni si sono già attivate per rendere disponibili
risorse a sostegno dei soggetti pubblici e privati coinvolti nel
problema. Ha iniziato per prima la Toscana giunta già al secondo
bando (2,8 milioni di euro), seguita da Lombardia (3 milioni di
euro), Sicilia (5,5 milioni di euro), Emilia Romagna, Piemonte
(1,5 milioni di euro dai fondi europei POR FESR), Lazio, Puglia
(1,3 milioni di euro) fino alla recente decisione della Regione
Veneto di inserire nell'ultimo bilancio un primo finanziamento di
300.000 euro.
"E il Friuli Venezia Giulia? Purtroppo - avverte il consigliere -
nonostante le sollecitazioni e i ripetuti ordini del giorno
presentati in occasione dei bilanci regionali nulla è stato
ancora fatto: eppure già nella legge sul cinema approvata ancora
nel novembre del 2006 era stato inserito un apposito articolo
finalizzato al sostegno dell'innovazione tecnologica
dell'esercizio cinematografico.
"Solo recentemente l'assessore Elio De Anna ha incontrato i
rappresentanti dell'ANEC del Triveneto che hanno illustrato con
dovizia di dati l'urgenza di un intervento in questo settore. Il
fabbisogno economico complessivo per riuscire a garantire
adeguatamente il passaggio al digitale dei 40 schermi oggi in
attività, prevedendo un intervento a sostegno del 50% sul costo
dell'apparecchiatura, con il limite imposto dal de minimis in
caso di fondi europei, assomma a circa 1,2-1,3 milioni di euro:
cifra che potrebbe essere spalmata in più annualità.
"L'urgenza è dovuta anche al fatto che il credito d'imposta, che
consente il recupero del 30% dell'investimento, introdotto da
qualche anno dal ministero dei Beni e le Attività Culturali è
stato prorogato fino al 31 dicembre 2012 e non vi è la certezza
che possa essere ulteriormente esteso anche per il 2013.
"Non c'è un minuto da perdere - sollecita Colussi. - Nella
prossima variazione di bilancio è indispensabile inserire una
prima tranche di finanziamenti - almeno 300.000 euro - per
mettere in sicurezza quelle realtà che operano a tempo pieno".