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Citt: Colussi, 300.000 euro per salvare sale cinematografiche

15.05.2012
12:57
(ACON) Trieste, 15 mag - COM/MPB - "Il passaggio al digitale comporta un rischio chiusura per molte sale cinematografiche della regione e per scongiurarlo nella prossima variazione di bilancio occorrerà prevedere almeno 300.000 euro".

A sostenerlo è il consigliere regionale Piero Colussi (Cittadini-Libertà Civica) che fornisce una fotografia aggiornata - 30 sale, 46 schermi, 830.000 spettatori - dell'esercizio cinematografico nel Friuli Venezia Giulia.

"Questi dati - fa notare Colussi - si riferiscono in particolare al piccolo esercizio indipendente, rappresentato il più delle volte da sale monoschermo localizzate quasi sempre nei centri minori: si tratta di sale di proprietà di Comuni, società, parrocchie e gestite molto spesso da Associazioni culturali, piccoli esercenti, cooperative e Amministrazioni pubbliche. Di questi 46 schermi in attività solo 6 hanno già provveduto a dotarsi di un sistema di proiezione digitale: un ritardo che preoccupa non poco gli operatori di questo settore commerciale, tenuto conto che la scomparsa definitiva della pellicola è prevista dal 1 gennaio 2014. Dopo quella data le sale che vorranno proiettare un film in pellicola dovranno farsi carico delle spese di stampa della copia stessa: è fin troppo facile immaginare che chi non avrà potuto adeguarsi per tempo dovrà chiudere l'attività.

"In questo cambiamento epocale per l'esercizio cinematografico, come sempre accade - prosegue Colussi - i grandi gruppi multinazionali si sono mossi subito e, grazie alle loro disponibilità finanziarie, hanno già provveduto alla digitalizzazione dei complessi multiplex anche grazie all'arrivo del 3D che consente importanti guadagni.

"In Friuli Venezia Giulia questi multiplex sono solo quattro: due a Udine, uno a Fiume Veneto (Pn) e uno a Trieste. Le maggiori difficoltà si registrano fra le sale d'essai e le sale monoschermo indipendenti, che non sono in grado oggi di affrontare un investimento che si aggira mediamente sui 70.000 euro a proiettore digitale.

"Il 23 dicembre scorso è stato il giorno in cui in Europa si è raggiunto il 50% degli schermi attivi in digitale: "In Italia - ha dichiarato Lionello Cerri presidente dell'Anec - sono già attrezzate per le proiezioni digitali circa 1.100 sale, più o meno un terzo dei 3.200 schermi industriali presenti sul territorio. Un buon numero, ma decisamente inferiore a quello degli altri paesi d'Europa, dove la digitalizzazione avanza più spedita. Anche per merito di più favorevoli politiche d'aiuto".

"Per far fronte a questa situazione- sottolinea il consigliere - molte Regioni si sono già attivate per rendere disponibili risorse a sostegno dei soggetti pubblici e privati coinvolti nel problema. Ha iniziato per prima la Toscana giunta già al secondo bando (2,8 milioni di euro), seguita da Lombardia (3 milioni di euro), Sicilia (5,5 milioni di euro), Emilia Romagna, Piemonte (1,5 milioni di euro dai fondi europei POR FESR), Lazio, Puglia (1,3 milioni di euro) fino alla recente decisione della Regione Veneto di inserire nell'ultimo bilancio un primo finanziamento di 300.000 euro.

"E il Friuli Venezia Giulia? Purtroppo - avverte il consigliere - nonostante le sollecitazioni e i ripetuti ordini del giorno presentati in occasione dei bilanci regionali nulla è stato ancora fatto: eppure già nella legge sul cinema approvata ancora nel novembre del 2006 era stato inserito un apposito articolo finalizzato al sostegno dell'innovazione tecnologica dell'esercizio cinematografico.

"Solo recentemente l'assessore Elio De Anna ha incontrato i rappresentanti dell'ANEC del Triveneto che hanno illustrato con dovizia di dati l'urgenza di un intervento in questo settore. Il fabbisogno economico complessivo per riuscire a garantire adeguatamente il passaggio al digitale dei 40 schermi oggi in attività, prevedendo un intervento a sostegno del 50% sul costo dell'apparecchiatura, con il limite imposto dal de minimis in caso di fondi europei, assomma a circa 1,2-1,3 milioni di euro: cifra che potrebbe essere spalmata in più annualità.

"L'urgenza è dovuta anche al fatto che il credito d'imposta, che consente il recupero del 30% dell'investimento, introdotto da qualche anno dal ministero dei Beni e le Attività Culturali è stato prorogato fino al 31 dicembre 2012 e non vi è la certezza che possa essere ulteriormente esteso anche per il 2013.

"Non c'è un minuto da perdere - sollecita Colussi. - Nella prossima variazione di bilancio è indispensabile inserire una prima tranche di finanziamenti - almeno 300.000 euro - per mettere in sicurezza quelle realtà che operano a tempo pieno".