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CR: portualità regionale, relatori minoranza Pustetto e Brandolin (3)

23.05.2012
12:47
(ACON) Trieste, 23 mag - MPB - Per il relatore di minoranza Stefano Pustetto (SA-SEL) l'interesse della Regione nel disciplinare e orientare lo sviluppo della portualità di Monfalcone e di Porto Nogaro è certo finalizzato al superamento delle numerose criticità emerse nel corso degli ultimi anni e accentuatesi con la recente crisi economica, ma solo un progetto più ampio e ambizioso, comprendente nella programmazione anche i porti di Trieste e di Capodistria unitamente a un potenziamento delle infrastrutture di trasporto quali ferrovie e autostrade, potrebbe dare quell'impulso allo sviluppo in grado di rendere davvero competitive le strutture portuali del Nord Adriatico rispetto quelle del Nord Europa. Pur consapevole che ciò esula dalle competenze regionali, Pustetto ritiene che un'azione più decisa dell'Esecutivo avrebbe potuto ottenere dal Governo maggiori impegni perlomeno in campo infrastrutturale.

Così, secondo Pustetto, una legge regionale che riesca a definire in modo organico il ruolo degli enti locali, che disciplini la formazione del piano regolatore portuale e le procedure per il rilascio delle concessioni delle aree demaniali, può costituire quella base minima di garanzie che l'imprenditoria privata richiede da tempo per iniziare a investire in questo campo.

Nell'articolato - evidenzia il relatore - non sempre si è trovato il giusto equilibrio tra la legittima aspirazione della Regione a governare un settore strategico come quello portuale e il rispetto delle altrettanto legittime aspettative degli operatori del settore e le rivendicazioni degli enti locali. Senza le opportune correzioni - ha concluso Pustetto - c'è il rischio che il desiderio di attrarre capitali per stimolare l'economia, avvenga come sempre a scapito delle garanzie e delle tutele dei lavoratori portuali e che quindi l'aspetto meramente speculativo prevalga su quello imprenditoriale.

Per il relatore di minoranza Giorgio Brandolin (PD),visto che la materia portuale rientra tra quelle definite di tipo concorrente tra lo Stato e la Regione, permangono tuttora margini di incertezza sul conferimento di competenze e funzioni al Friuli Venezia Giulia e sulla conseguente ricaduta operativa. Con il rischio che gli sforzi fatti da più parti per approvare questa norma vengano vanificati, lasciando nel limbo istituzioni, operatori e soprattutto i progetti in via di attuazione, primo fra tutti quello di escavo del canale di accesso al porto di Monfalcone.

Indilazionabile - per Brandolin - il varo di una norma regionale in materia di portualità che precisi definitivamente le competenze della Regione e degli Enti locali, stabilisca chiaramente il sistema complessivo di governo, definisca le procedure di formazione e approvazione degli atti di pianificazione e programmazione delle opere e quelle relative al rilascio delle concessioni demaniali. Ma se un riordino normativo condiviso è basilare per programmare lo sviluppo delle potenzialità dei porti di Monfalcone e San Giorgio di Nogaro con ricadute sull'intero sistema portuale regionale, la Giunta - secondo il relatore del PD - anziché procedere verso un vero decentramento delle funzioni amministrative con il reale coinvolgimento degli Enti locali, ha scelto di accentrare il rilascio delle concessioni e autorizzazioni, la programmazione, la pianificazione e l'esecuzione degli interventi, in capo alla direzione regionale, andando con ciò in contrasto con le dichiarazioni di principio di voler delegare ai territori e ai livelli locali, in tutti i campi, le funzioni operative ed applicative della legislazione regionale.

Il testo del ddl è stato aggiornato introducendo l'intesa nella predisposizione del piano regolatore del Porto e delle relative varianti. Ciò però non è avvenuto per quanto riguarda il piano operativo triennale dalla cui formazione il Comune rimane escluso - avverte Brandolin sottolineando che invece i Comuni interessati (Monfalcone e San Giorgio di Nogaro) non possono rimanere esclusi da queste decisioni e fornire solo un parere, peraltro tramite la Commissione consultiva. E, dunque, anche qui dunque va introdotta la procedura d'intesa tra la Regione e il Comune interessato.

Evidenziando l'accoglimento della modifica proposta dal PD relativa alla salvaguardia delle realtà oggi presenti e operanti nei due porti, prevedendo nell'ambito portuale spazi per lo svolgimento delle operazioni portuali da parte di imprese non concessionarie, Brandolin ha segnalato altri limiti della norma, come la questione non risolta del rapporto tra l'attività portuale e quella relativa ai servizi logistici e di trasporto presenti sul territorio. Perchè - ha sottolineato - se la finalità sottesa è il sostegno e l'incentivazione alla realizzazione delle infrastrutture e allo svolgimento dei servizi funzionali all'organizzazione di una piattaforma logistica regionale, bisogna trovare il modo per considerare i porti esistenti nel territorio della Regione, le aree retroportuali e intermodali, anche in relazione ai corridoi di traffico transnazionali promossi dall'Unione europea.

Inoltre, nella norma non compare alcuna idea del futuro dello sviluppo del sistema portuale regionale nel suo insieme e dei suoi rapporti con tutti gli altri porti dell'Alto Adriatico. La Regione - secondo il PD - non può limitarsi a regolare le attività dei porti di Monfalcone e Porto Nogaro, ma deve delineare una precisa volontà di condivisione e collaborazione con il sistema complessivo di governo del porto di Trieste, per una strategia di raccordo tra tutte le realtà portuali presenti in Friuli Venezia Giulia, condizione indispensabile per competere con i grandi porti del Nord Europa e attrarre traffici e merci provenienti soprattutto dal Centro Europa.

(segue)