CR: portualità regionale, relatori minoranza Pustetto e Brandolin (3)
(ACON) Trieste, 23 mag - MPB - Per il relatore di minoranza
Stefano Pustetto (SA-SEL) l'interesse della Regione nel
disciplinare e orientare lo sviluppo della portualità di
Monfalcone e di Porto Nogaro è certo finalizzato al superamento
delle numerose criticità emerse nel corso degli ultimi anni e
accentuatesi con la recente crisi economica, ma solo un progetto
più ampio e ambizioso, comprendente nella programmazione anche i
porti di Trieste e di Capodistria unitamente a un potenziamento
delle infrastrutture di trasporto quali ferrovie e autostrade,
potrebbe dare quell'impulso allo sviluppo in grado di rendere
davvero competitive le strutture portuali del Nord Adriatico
rispetto quelle del Nord Europa. Pur consapevole che ciò esula
dalle competenze regionali, Pustetto ritiene che un'azione più
decisa dell'Esecutivo avrebbe potuto ottenere dal Governo
maggiori impegni perlomeno in campo infrastrutturale.
Così, secondo Pustetto, una legge regionale che riesca a definire
in modo organico il ruolo degli enti locali, che disciplini la
formazione del piano regolatore portuale e le procedure per il
rilascio delle concessioni delle aree demaniali, può costituire
quella base minima di garanzie che l'imprenditoria privata
richiede da tempo per iniziare a investire in questo campo.
Nell'articolato - evidenzia il relatore - non sempre si è trovato
il giusto equilibrio tra la legittima aspirazione della Regione a
governare un settore strategico come quello portuale e il
rispetto delle altrettanto legittime aspettative degli operatori
del settore e le rivendicazioni degli enti locali. Senza le
opportune correzioni - ha concluso Pustetto - c'è il rischio che
il desiderio di attrarre capitali per stimolare l'economia,
avvenga come sempre a scapito delle garanzie e delle tutele dei
lavoratori portuali e che quindi l'aspetto meramente speculativo
prevalga su quello imprenditoriale.
Per il relatore di minoranza Giorgio Brandolin (PD),visto che la
materia portuale rientra tra quelle definite di tipo concorrente
tra lo Stato e la Regione, permangono tuttora margini di
incertezza sul conferimento di competenze e funzioni al Friuli
Venezia Giulia e sulla conseguente ricaduta operativa. Con il
rischio che gli sforzi fatti da più parti per approvare questa
norma vengano vanificati, lasciando nel limbo istituzioni,
operatori e soprattutto i progetti in via di attuazione, primo
fra tutti quello di escavo del canale di accesso al porto di
Monfalcone.
Indilazionabile - per Brandolin - il varo di una norma regionale
in materia di portualità che precisi definitivamente le
competenze della Regione e degli Enti locali, stabilisca
chiaramente il sistema complessivo di governo, definisca le
procedure di formazione e approvazione degli atti di
pianificazione e programmazione delle opere e quelle relative al
rilascio delle concessioni demaniali. Ma se un riordino normativo
condiviso è basilare per programmare lo sviluppo delle
potenzialità dei porti di Monfalcone e San Giorgio di Nogaro con
ricadute sull'intero sistema portuale regionale, la Giunta -
secondo il relatore del PD - anziché procedere verso un vero
decentramento delle funzioni amministrative con il reale
coinvolgimento degli Enti locali, ha scelto di accentrare il
rilascio delle concessioni e autorizzazioni, la programmazione,
la pianificazione e l'esecuzione degli interventi, in capo alla
direzione regionale, andando con ciò in contrasto con le
dichiarazioni di principio di voler delegare ai territori e ai
livelli locali, in tutti i campi, le funzioni operative ed
applicative della legislazione regionale.
Il testo del ddl è stato aggiornato introducendo l'intesa nella
predisposizione del piano regolatore del Porto e delle relative
varianti. Ciò però non è avvenuto per quanto riguarda il piano
operativo triennale dalla cui formazione il Comune rimane escluso
- avverte Brandolin sottolineando che invece i Comuni
interessati (Monfalcone e San Giorgio di Nogaro) non possono
rimanere esclusi da queste decisioni e fornire solo un parere,
peraltro tramite la Commissione consultiva. E, dunque, anche qui
dunque va introdotta la procedura d'intesa tra la Regione e il
Comune interessato.
Evidenziando l'accoglimento della modifica proposta dal PD
relativa alla salvaguardia delle realtà oggi presenti e operanti
nei due porti, prevedendo nell'ambito portuale spazi per lo
svolgimento delle operazioni portuali da parte di imprese non
concessionarie, Brandolin ha segnalato altri limiti della norma,
come la questione non risolta del rapporto tra l'attività
portuale e quella relativa ai servizi logistici e di trasporto
presenti sul territorio. Perchè - ha sottolineato - se la
finalità sottesa è il sostegno e l'incentivazione alla
realizzazione delle infrastrutture e allo svolgimento dei servizi
funzionali all'organizzazione di una piattaforma logistica
regionale, bisogna trovare il modo per considerare i porti
esistenti nel territorio della Regione, le aree retroportuali e
intermodali, anche in relazione ai corridoi di traffico
transnazionali promossi dall'Unione europea.
Inoltre, nella norma non compare alcuna idea del futuro dello
sviluppo del sistema portuale regionale nel suo insieme e dei
suoi rapporti con tutti gli altri porti dell'Alto Adriatico. La
Regione - secondo il PD - non può limitarsi a regolare le
attività dei porti di Monfalcone e Porto Nogaro, ma deve
delineare una precisa volontà di condivisione e collaborazione
con il sistema complessivo di governo del porto di Trieste, per
una strategia di raccordo tra tutte le realtà portuali presenti
in Friuli Venezia Giulia, condizione indispensabile per competere
con i grandi porti del Nord Europa e attrarre traffici e merci
provenienti soprattutto dal Centro Europa.
(segue)