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PD: Menis, futuro a rischio per le scuole del Friuli

23.07.2012
11:11
(ACON) Trieste, 23 lug - COM/AB - Si profila all'orizzonte una catastrofe scolastica per il Friuli. Infatti, la combinazione tra le norme della spending review e le decisioni assunte lo scorso inverno dall'assessore provinciale all'istruzione Elena Lizzi, con il sostegno della maggioranza regionale, produce conseguenze pesantissime che la scuola del Friuli dovrà pagare, sia sul piano tecnico che politico.

A dirlo è il consigliere regionale del PD Paolo Menis che spiega: "Se sul piano tecnico si cancellano ulteriori posti di lavoro per dirigenti e coordinatori amministrativi, dopo quello già avvenuto di numerosi docenti, (proprio per le scelte sulle dimensioni degli istituti), sul piano politico le responsabilità sono gravissime perché molti Comuni, centri di riferimento mandamentale, si trovano a perdere l'autonomia per le scuole superiori. In un colpo solo si fa fallire la politica scolastica di vent'anni, quella che prevedeva Udine città universitaria per lasciare più spazi ai territori per l'istruzione di secondo grado".

"Certo nessuno avrebbe potuto prevedere il recente intervento del Governo Monti che, declassando in maniera inqualificabile il ruolo della lingua friulana - operazione che si commenta da sé circa la considerazione per le minoranze - modifica ulteriormente d'ufficio l'assetto delle autonomie scolastiche - prosegue il democratico - ma di sicuro un po' di meno superficialità e più apertura all'ascolto delle parti sociali avrebbero suggerito maggior prudenza ed equilibrio nell'affrontare il problema".

"Il risultato è che ora ci ritroveremo con Codroipo, San Daniele e Gemona che avranno Istituti comprensivi (materne, elementari e medie) giganteschi, rispettivamente di 1874, 1348, 1184 alunni, mentre i loro Istituti superiori (Linussio, Manzini, D'Aronco, Marchetti, Magrini) resteranno privi dell'autonomia, ovvero senza dirigente scolastico e senza dirigente amministrativo. E probabilmente anche senza alcuna prospettiva di rimedi futuri".

"Se solo l'assessore Molinaro avesse a suo tempo dato seguito alle richieste provenienti dal gruppo del PD e dai sindacati, che lo invitavano a fare ricorso contro il comma 4 dell'art. 19 della legge 111/2011 (il decreto Tremonti-Gelmini che imponeva la generalizzazione degli Istituti comprensivi con almeno 1.000 alunni), oggi forse potrebbe giocare un'altra partita. Infatti, alle sette Regioni che si sono rivolte alla Corte costituzionale (Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia e Basilicata) essa ha dato recentemente ragione specificando, con la sentenza n. 147/2012, che il dimensionamento scolastico è una materia di competenza regionale e la sua rimodulazione può, al più, essere frutto di una concertazione, ma non di un atto unilaterale dello Stato".

"Si tratta dunque - conclude Menis - nel suo complesso, di una questione gestita davvero male, costellata di errori strategici gravissimi, che segneranno pesantemente il futuro delle scuole del Friuli".