PD: Menis, futuro a rischio per le scuole del Friuli
(ACON) Trieste, 23 lug - COM/AB - Si profila all'orizzonte una
catastrofe scolastica per il Friuli. Infatti, la combinazione tra
le norme della spending review e le decisioni assunte lo scorso
inverno dall'assessore provinciale all'istruzione Elena Lizzi,
con il sostegno della maggioranza regionale, produce conseguenze
pesantissime che la scuola del Friuli dovrà pagare, sia sul piano
tecnico che politico.
A dirlo è il consigliere regionale del PD Paolo Menis che spiega:
"Se sul piano tecnico si cancellano ulteriori posti di lavoro per
dirigenti e coordinatori amministrativi, dopo quello già avvenuto
di numerosi docenti, (proprio per le scelte sulle dimensioni
degli istituti), sul piano politico le responsabilità sono
gravissime perché molti Comuni, centri di riferimento
mandamentale, si trovano a perdere l'autonomia per le scuole
superiori. In un colpo solo si fa fallire la politica scolastica
di vent'anni, quella che prevedeva Udine città universitaria per
lasciare più spazi ai territori per l'istruzione di secondo
grado".
"Certo nessuno avrebbe potuto prevedere il recente intervento del
Governo Monti che, declassando in maniera inqualificabile il
ruolo della lingua friulana - operazione che si commenta da sé
circa la considerazione per le minoranze - modifica ulteriormente
d'ufficio l'assetto delle autonomie scolastiche - prosegue il
democratico - ma di sicuro un po' di meno superficialità e più
apertura all'ascolto delle parti sociali avrebbero suggerito
maggior prudenza ed equilibrio nell'affrontare il problema".
"Il risultato è che ora ci ritroveremo con Codroipo, San Daniele
e Gemona che avranno Istituti comprensivi (materne, elementari e
medie) giganteschi, rispettivamente di 1874, 1348, 1184 alunni,
mentre i loro Istituti superiori (Linussio, Manzini, D'Aronco,
Marchetti, Magrini) resteranno privi dell'autonomia, ovvero senza
dirigente scolastico e senza dirigente amministrativo. E
probabilmente anche senza alcuna prospettiva di rimedi futuri".
"Se solo l'assessore Molinaro avesse a suo tempo dato seguito
alle richieste provenienti dal gruppo del PD e dai sindacati, che
lo invitavano a fare ricorso contro il comma 4 dell'art. 19 della
legge 111/2011 (il decreto Tremonti-Gelmini che imponeva la
generalizzazione degli Istituti comprensivi con almeno 1.000
alunni), oggi forse potrebbe giocare un'altra partita. Infatti,
alle sette Regioni che si sono rivolte alla Corte costituzionale
(Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia e
Basilicata) essa ha dato recentemente ragione specificando, con
la sentenza n. 147/2012, che il dimensionamento scolastico è una
materia di competenza regionale e la sua rimodulazione può, al
più, essere frutto di una concertazione, ma non di un atto
unilaterale dello Stato".
"Si tratta dunque - conclude Menis - nel suo complesso, di una
questione gestita davvero male, costellata di errori strategici
gravissimi, che segneranno pesantemente il futuro delle scuole
del Friuli".