Citt: intervento sulla questione del riordino delle Province
(ACON) Trieste, 24 lug - COM/AB - Nel dibattito sulla questione
del riordino delle Province si registra il seguente intervento
del Gruppo consiliare regionale Cittadini-Libertà Civica.
Ormai la divisione passa tra chi le vuole abolire e chi le vuole
conservare. Parliamo delle Province, ovviamente, e del dibattito
che, trasversalmente, attraversa tutti i partiti, i media, le
opinioni pubbliche.
Certo, in un contesto di gravissima crisi economica che diviene,
giorno dopo giorno, anche crisi sociale, l'incapacità dei Palazzi
del potere di dare risposte convincenti alla domanda, via via più
pressante, di riduzione della spesa pubblica a partire da quella
degli apparati politico-istituzionali, la cosiddetta casta, rende
quasi impossibile un dibattito sereno e costruttivo facendo
piazza pulita di ogni flessibilità per lasciarti un'alternativa
secca: si o no, bianco o nero. Appunto, senza sfumature.
Ecco quindi la difficoltà di ragionare seriamente sul ruolo e sul
senso, in questa tormentata stagione, dell'Istituzione Provincia
vissuta anch'essa come un di più, un qualcosa di inutile da
sopprimere. Senza se e senza ma.
Noi siamo tra quelli che in tempi non sospetti (e ne è prova il
saggio pubblicato nel marzo 2008) si sono posti il problema di
realizzare una seria, profonda riforma dell'ordinamento delle
autonomie locali in Friuli Venezia Giulia partendo proprio dalla
messa in discussione dell'Istituzione- Provincia. Eravamo allora
una voce isolata, come per altre materie peraltro che, se
affrontate allora, avrebbero dato quelle risposte che la gente
oggi reclama a gran voce e che, in ogni caso, se anche
giungessero oggi sarebbero tardive e non in grado di interrompere
il corto circuito creatosi tra politica, istituzioni e società
civile.
Sin dai giorni della discussione sul nuovo Statuto della Regione
(nel lontanissimo 2004) si sono confrontate due posizioni
estreme: da una parte le Province alla ricerca di una loro
rilegittimazione; dall'altra coloro, e i Cittadini tra questi,
che ne chiedevano l'abolizione per semplificare il quadro
istituzionale e ricondurre il governo dell'autonomia alla sua
sede storica: il Comune.
Come spesso è accaduto, a causa di una certa pavidità della
classe politica non se ne è fatto nulla e oggi ne paghiamo le
conseguenze.
Diciamo allora che quella nostra convinzione, quella cioè di
incardinare il governo della comunità sul Comune, è tuttora punto
di partenza del progetto di riforma cui guarda la Lista Civica.
Oltre e dopo la Provincia si apre però, ineludibile, il tema del
coordinamento e della programmazione degli interventi di area
vasta. Lasciando da parte l'accademia e il facile gioco delle tre
carte cui ci ha abituato la vecchia, inconcludente politica,
quello che oggi va chiarito è sin dove può spingersi, sin dove
arriva, cosa può e cosa non può fare l'autonomia speciale e,
quindi, la competenza primaria sull'ordinamento degli Enti Locali
riconosciuti al Friuli Venezia Giulia.
Va prima di tutto accertato se l'impostazione che il Governo
Monti ha inteso dare al problema delle Province, ovvero il loro
nuovo dimensionamento e, quindi, i successivi accorpamenti
(nell'incapacità del Parlamento di affrontare il percorso di
revisione costituzionale) rappresentino norme vincolanti anche
per noi, e fino a che punto.
Ogni altro ragionamento non può che partire da qui.
Ci sarà tempo, poi, di capire chi vuole ed è capace di promuovere
il cambiamento e chi, dietro il paravento degli interessi
consolidati, vuole la conservazione dell'esistente.
Non sappiamo se Tondo, che nel settembre 2011 si impegnava a
indire un referendum regionale sulla sopravvivenza delle Province
e oggi propone di cancellarle tutte e quattro, debba essere
iscritto tra i primi o se, magari, abbia voluto ancora una volta
sparare alto per strappare un titolo in prima pagina per poi,
come per la riforma della sanità, sui costi della politica o
sugli enti regionali, fare precipitosamente marcia indietro,
cedendo a una maggioranza che, come dice bene il direttore di un
quotidiano locale, "non vuole assumersi responsabilità e intende
solo banchettare sino alla fine del mandato".
Ecco, il giochetto del vorrei ma non posso non regge più. Ne va
dell'autorevolezza e della credibilità delle Istituzioni.
Innovare in campo istituzionale, riducendo i livelli di governo,
si può e si deve. Anzi, si può e si deve fare subito sulla base
del principio di sussidiarietà.