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Citt: intervento sulla questione del riordino delle Province

24.07.2012
16:39
(ACON) Trieste, 24 lug - COM/AB - Nel dibattito sulla questione del riordino delle Province si registra il seguente intervento del Gruppo consiliare regionale Cittadini-Libertà Civica.

Ormai la divisione passa tra chi le vuole abolire e chi le vuole conservare. Parliamo delle Province, ovviamente, e del dibattito che, trasversalmente, attraversa tutti i partiti, i media, le opinioni pubbliche.

Certo, in un contesto di gravissima crisi economica che diviene, giorno dopo giorno, anche crisi sociale, l'incapacità dei Palazzi del potere di dare risposte convincenti alla domanda, via via più pressante, di riduzione della spesa pubblica a partire da quella degli apparati politico-istituzionali, la cosiddetta casta, rende quasi impossibile un dibattito sereno e costruttivo facendo piazza pulita di ogni flessibilità per lasciarti un'alternativa secca: si o no, bianco o nero. Appunto, senza sfumature.

Ecco quindi la difficoltà di ragionare seriamente sul ruolo e sul senso, in questa tormentata stagione, dell'Istituzione Provincia vissuta anch'essa come un di più, un qualcosa di inutile da sopprimere. Senza se e senza ma.

Noi siamo tra quelli che in tempi non sospetti (e ne è prova il saggio pubblicato nel marzo 2008) si sono posti il problema di realizzare una seria, profonda riforma dell'ordinamento delle autonomie locali in Friuli Venezia Giulia partendo proprio dalla messa in discussione dell'Istituzione- Provincia. Eravamo allora una voce isolata, come per altre materie peraltro che, se affrontate allora, avrebbero dato quelle risposte che la gente oggi reclama a gran voce e che, in ogni caso, se anche giungessero oggi sarebbero tardive e non in grado di interrompere il corto circuito creatosi tra politica, istituzioni e società civile.

Sin dai giorni della discussione sul nuovo Statuto della Regione (nel lontanissimo 2004) si sono confrontate due posizioni estreme: da una parte le Province alla ricerca di una loro rilegittimazione; dall'altra coloro, e i Cittadini tra questi, che ne chiedevano l'abolizione per semplificare il quadro istituzionale e ricondurre il governo dell'autonomia alla sua sede storica: il Comune.

Come spesso è accaduto, a causa di una certa pavidità della classe politica non se ne è fatto nulla e oggi ne paghiamo le conseguenze.

Diciamo allora che quella nostra convinzione, quella cioè di incardinare il governo della comunità sul Comune, è tuttora punto di partenza del progetto di riforma cui guarda la Lista Civica. Oltre e dopo la Provincia si apre però, ineludibile, il tema del coordinamento e della programmazione degli interventi di area vasta. Lasciando da parte l'accademia e il facile gioco delle tre carte cui ci ha abituato la vecchia, inconcludente politica, quello che oggi va chiarito è sin dove può spingersi, sin dove arriva, cosa può e cosa non può fare l'autonomia speciale e, quindi, la competenza primaria sull'ordinamento degli Enti Locali riconosciuti al Friuli Venezia Giulia.

Va prima di tutto accertato se l'impostazione che il Governo Monti ha inteso dare al problema delle Province, ovvero il loro nuovo dimensionamento e, quindi, i successivi accorpamenti (nell'incapacità del Parlamento di affrontare il percorso di revisione costituzionale) rappresentino norme vincolanti anche per noi, e fino a che punto.

Ogni altro ragionamento non può che partire da qui.

Ci sarà tempo, poi, di capire chi vuole ed è capace di promuovere il cambiamento e chi, dietro il paravento degli interessi consolidati, vuole la conservazione dell'esistente. Non sappiamo se Tondo, che nel settembre 2011 si impegnava a indire un referendum regionale sulla sopravvivenza delle Province e oggi propone di cancellarle tutte e quattro, debba essere iscritto tra i primi o se, magari, abbia voluto ancora una volta sparare alto per strappare un titolo in prima pagina per poi, come per la riforma della sanità, sui costi della politica o sugli enti regionali, fare precipitosamente marcia indietro, cedendo a una maggioranza che, come dice bene il direttore di un quotidiano locale, "non vuole assumersi responsabilità e intende solo banchettare sino alla fine del mandato".

Ecco, il giochetto del vorrei ma non posso non regge più. Ne va dell'autorevolezza e della credibilità delle Istituzioni. Innovare in campo istituzionale, riducendo i livelli di governo, si può e si deve. Anzi, si può e si deve fare subito sulla base del principio di sussidiarietà.