CR: ddl riordino enti, relatore minoranza Corazza (6)
(ACON) Trieste, 26 lug - MPB - Giudizio politico negativo da
parte del capogruppo di Italia dei valori, Alessandro Corazza,
sulla riforma di cui è per l'Aula uno dei relatori di minoranza.
Dell'idea originale del ddl, annunciato il 27 settembre 2011, che
si proponeva ambiziosamente di intervenire in diversi settori per
una razionalizzazione che permettesse economie di scala, migliore
utilizzo delle risorse umane e finanziarie, maggiore efficienza
ed efficacia della macchina burocratica, sono rimasti - rileva
Corazza - solo i buoni propositi perché l'unica cosa che si trova
nel provvedimento è l'istituzione di nuove figure di nominati,
come ad esempio i commissari che nella maggior parte dei casi si
sostituiscono a organi assembleari democraticamente eletti,
rimandando il merito delle decisioni di riforma ad altri momenti
o ad altre disposizioni normative e regolamentari.
Il risparmio sulle spese derivante dal taglio di qualche organo
assembleare, alla fine risulterà irrisorio nel quadro generale
del bilancio regionale, e non giustificherà quindi i maggiori
costi da sostenere in termini di personale e di ore di lavoro
impegnati per applicare questa riforma, finendo per bloccare per
mesi o anni la macchina regionale senza produrre risultati
qualitativamente migliori. In sostanza, i tanti annunci del
presidente Tondo danno l'idea più di uno spot elettorale che di
un disegno di riforma innovatore - afferma il relatore che poi si
sofferma criticamente in particolare su razionalizzazione
dell'edilizia abitativa e riassetto delle Ater e su riforma degli
Erdisu.
Per quanto riguarda la "non riforma" delle Ater, essa rappresenta
un salto nel buio: non c'è alcun disegno di ammodernamento o
riassetto istituzionale degli enti, c'è solo l'istituzione di un
Commissario straordinario con compiti generali, che si dovrà
attenere ad altrettanti principi generali senza avere un progetto
concreto da portare avanti.
Ciò evidenzia come nella stessa maggioranza che governa
non ci sia intesa, similmente a quanto già accaduto con il
commissariamento delle Comunità montane.
Quanto agli Erdisu, Corazza rammenta la fretta per approvarne la
riforma in Commissione e sottolinea che quella introdotta dal
Titolo V del disegno di legge è stata una forzatura della
procedura, se non addirittura una irregolarità. Non è più quindi
una mera questione di razionalizzazione, ma una vera e propria
riforma di settore. Quanto ai tagli effettivi alla spesa, si
rileva solo un risparmio quantificabile in circa 100.000 euro,
corrispondente al taglio dei due CdA degli Erdisu e di un
Collegio dei revisori dei conti, mentre l'eventuale personale
tagliato agli Erdisu continuerà comunque a gravare sul comparto
unico regionale, anche se trasferito. Il costo del direttore
unico sarà però maggiore rispetto a quello attuale, perché è
previsto che abbia un trattamento economico equiparato a quello
dei direttori della Regione e riassorbirà pertanto, parzialmente,
il risparmio indicato.
Circa la Conferenza regionale per gli studi superiori, integrata
con l'aggiunta di altri due studenti, Corazza evidenzia che la
componente studentesca adesso rappresenta un terzo del totale (9
studenti in tutto) ma, per i meccanismi previsti, essi avranno un
ruolo decisamente marginale rispetto alla centralità e
all'importanza degli studenti che formavano un terzo del CdA e
potevano entrare in maniera importante in tutti gli aspetti
amministrativi legati alla quotidianità dei problemi degli
universitari, che adesso potranno essere raccolti e risolti
esclusivamente da un Direttore generale che avrà sede a Trieste.
La marginalità del ruolo emerge anche dal fatto che le proposte
che formuleranno, a oggi, potranno rimanere totalmente
inascoltate.
Infine, la Giunta ha accentrato diversi e maggiori poteri: tutti
gli articoli dedicati agli interventi sul diritto allo studio
(borse, mensa, alloggi) sono stati tolti dalla legge per essere
successivamente disciplinati da un regolamento apposito che sarà
licenziato dalla Giunta regionale. Una scelta grave, che toglie
garanzie agli studenti consentendo alla maggioranza regionale di
cambiare anche i capisaldi di questi interventi, influenzati dal
colore politico che avrà, di legislatura in legislatura, chi
amministrerà la Regione.
(segue)